Da oggi e fino al 6 gennaio si gioca la Supercoppa italiana di calcio.
A differenza dell’assegnazione al regno saudita dei mondiali del 2034, l’inizio del torneo italiano non suscita particolare indignazione.
“Eppure l’obiettivo dell’Arabia Saudita, così come di altri stati della regione come gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar e il Bahrein, resta sempre lo stesso: usare lo sport, in particolare il calcio, come strumento di politica estera per promuovere la parte buona di sé e far dimenticare il resto, ovvero la pessima situazione dei diritti umani”, ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Non si tratta solo di problemi del futuro, in vista dei mondiali del 2034, come denunciato dalla stessa Amnesty International e da altre dieci organizzazioni per i diritti umani, strettamente legati alla costruzione degli stadi e delle strutture a essi collegate (campi di allenamento, ospitalità per le delegazioni sportive, alberghi, viabilità ecc.): ad esempio, l’ampiamente previsto sfruttamento del lavoro migrante e l’impossibilità di presentare reclami.
È il quadro attuale delle violazioni dei diritti umani, che colpisce oggi e quotidianamente chi vive in Arabia Saudita, a fare spavento.
Alla fine del 2024 il numero delle condanne a morte eseguite ha fatto registrare un nuovo terribile record, superando le 300 impiccagioni.
Il movimento per i diritti umani è ridotto da anni al silenzio: tutti i difensori dei diritti umani sono in carcere. La discriminazione contro le donne, sebbene non così feroce come nei decenni passati, resta sistematica a causa della vigenza del sistema del tutore maschile.
Chi prova semplicemente a esprimere sulle piattaforme social una critica o a sostenere una causa legata ai diritti umani – come nei casi di Manahel al-Otaibi e di Salma al-Shehab – subisce condanne a decenni di carcere.
“Tutto questo, purtroppo, non suscita più sdegno. Sono molto lontani i tempi in cui si metteva in discussione la decisione di giocare la Supercoppa italiana nel paese il cui leader è stato accusato di aver ordinato l’assassinio all’estero del giornalista dissidente Jamal Khashoggi”, ha concluso Noury.