Estate 2024: al termine di un intenso viaggio in Armenia, proprio l’ultimo giorno, mi reco a Yerablur, il cimitero militare di Erevan, capitale dell’Armenia. Nei giorni precedenti parecchie persone mi avevano parlato delle difficili guerre con l’Azerbaigian, che alla fine ha conquistato il Nagorno Karabakh con un esercito molto meglio armato. A seguito di quella conquista oltre centomila armenti sono stati espulsi da quella regione verso Erevan e dintorni.

Camminando per quei vialetti assolati salta subito all’occhio la gran quantità di giovani che lì sono stati seppelliti: sono tantissimi, ventenni, a volte anche più giovani. Le loro foto fanno piangere: vite spezzate, famiglie distrutte. Mi perdo in quel labirinto di dolore.

Mi viene in mente una canzone che conosco da più di 40 anni: “The green fields of France”. Parla di un giovane morto a 19 anni, nel 1916, durante la prima guerra mondiale. Il compositore si trova davanti alla sua tomba e comincia a cercare un dialogo con lui, chiedendosi come sia andata.

Decido di sistemare la videocamera e di cantare quella canzone, che conosco a memoria, davanti a una di quelle tombe. Dopo poco arriva un soldato, mi dice che non si possono fare video nel cimitero, così mi scuso e spengo tutto. Ma l’idea rimane, e una volta tornato a casa propongo alla mia amica cantante Silvia Zaru di reinterpretare quella canzone per poterla pubblicare. Ci lavora sodo e la registra. L’amico Dario Lo Scalzo fa il montaggio.

Con questo video parliamo di Armenia, certo, ma il discorso si allarga a TUTTE le guerre, dove chi combatte sono spesso giovanissimi soldati.

Sappiamo che rispetto alla prima guerra mondiale ora i civili che muoiono a causa delle guerre sono molti di più, ma i volti di quei soldati, chiamati alle armi per uccidere o esser ammazzati, fanno impressione.

Per rientrare in città faccio autostop. Mi carica un uomo di una certa età, non abbiamo una lingua da usare per parlare, ma lui intuisce che vengo da quel cimitero. Quando confermo, mentre guida, apre il cassetto del cruscotto ed estrae un passaporto: è quello di suo figlio, morto in guerra.

Sono senza parole.

Ma dopo viene da gridare ancora più forte, ovunque: “Disertate!”