La reteInsieme per la Pace in Congo” condanna con forza l’occupazione, ancora in corso, della città di Goma, capoluogo della Provincia del Nord Kivu, cominciata nella notte di domenica 26 gennaio 2025, da parte delle milizie terroristiche M23 (Mouvement du 23 Mars), AFC (Alliance du Fleuve Congo) e delle forze armate ruandesi (Rwanda Defence Force, RDF).

Questa aggressione e occupazione di Goma e di tutta la Provincia del Nord-Kivu, territorio oltre 2 volte la superficie del Ruanda, rappresenta una gravissima violazione del diritto internazionale e un attacco diretto all’integrità territoriale della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Nonostante i vari appelli della popolazione e delle autorità congolesi presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nessuna decisione o azione forte e concreta è stata presa.

A destare ancora più stupore il fatto che alcuni Paesi – Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia – abbiano preferito chiedere ai loro cittadini di lasciare Goma, mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è limitato a una timidissima denuncia.

Situazioni che possono indurre a pensare che l’ingresso e l’occupazione di Goma siano stati premeditati e decisi ai piani alti sacrificando, ancora una volta, per via degli interessi economici, la popolazione congolese che dal 1996 piange oltre 10 milioni di vittime.

Non sfugge a nessuno il fatto che l’80% del coltan mondiale arrivi proprio dalla provincia del Nord Kivu.

La reteInsieme per la Pace in Congo” denuncia, inoltre, la politica dei due pesi e due misure di questa comunità internazionale e, in particolar modo, dell’Unione Europea, che non ha mai nascosto il proprio sostegno al regime di Kigali, arrivando a firmare il 19 febbraio 2024 un accordo economico, a dir poco criminale, per l’approvvigionamento di minerali critici – coltan, oro, tungsteno, etc. – che il Ruanda non possiede e che, secondo alcuni rapporti del gruppo di esperti delle Nazioni Unite, vengono saccheggiati proprio nell’Est della Repubblica Democratica del Congo.

Denunciamo anche il ripetuto finanziamento dell’Unione Europa all’esercito ruandese per svariate decine di milioni di euro in questi ultimi anni.

Lanciamo, infine, un accorato appello alla stampa nazionale ed internazionale affinché rompano il silenzio e raccontino la tragedia che si sta consumando in queste ore in particolare, ma ormai da troppi anni, ricordando che è la Repubblica Democratica del Congo ad essere deliberatamente aggredita ed occupata e che per individuare l’aggressore si scrive M23, ma si legge Ruanda.

E nonostante ci sia chi voglia far passare questa occupazione per una liberazione del popolo congolese, ieri a Bukavu, capoluogo della provincia del Sud del Kivu, si sono tenute un’oceanica manifestazione e una marcia pacifica per denunciare l’aggressione ruandese e sostenere l’esercito congolese, con la partecipazione di cittadini, studenti, lavoratori, commercianti, rappresentanti politici e anche delle chiese –  rappresentanti di realtà diverse uniti per la medesima causa.

Capita purtroppo fin dal lontano 1996 che la diffusione di false notizie venga utilizzata come una vera e propria arma di guerra e di propaganda, per giustificare l’aggressione e i tentativi di occupazione di questi territori che si sono succeduti nel tempo, complice anche una presenza stranamente debole e incostante dei governi di Kinshasa.

Pertanto chiediamo:

  • alla comunità internazionale, con in testa l’ONU, di attivarsi immediatamente per raggiungere un cessate il fuoco, ridare centralità al dialogo e alla diplomazia e ripristinare, gradualmente, l’integrità territoriale di tutta la provincia del Nord Kivu, a partire dalla città di Goma. Il mancato intervento in tal senso avrebbe ancora una volta come conseguenza violenze e distruzioni in danno della popolazione congolese, con vittime predestinate, come sempre, soprattutto le donne e i bambini;
  • all’Unione Europea di agire in coerenza con i pronunciamenti a favore di un commercio regolare e trasparente dei minerali rari, di cui è ricca la Repubblica Democratica del Congo, cancellando lo scandaloso memorandum stipulato con il Ruanda per l’approvvigionamento di materie prime critiche
  • alla Comunità internazionale di sanzionare fortemente e concretamente il regime di Kigali e la coalizione AFC/M23 e di mettere fine ad ogni forma di collaborazione e finanziamento alle forze armate ruandesi
  • all’opinione pubblica italiana ed internazionale, la società civile e a tutti coloro che sono impegnati per la pace, di agire concretamente per mantenere alto il livello di attenzione su questa guerra che, molto ipocritamente e per evidenti interessi economici, viene derubricata a scontro tribale, in modo da poter continuare i loschi commerci e la rapina di risorse di cui è ricchissima tutta la RD del Congo.

Non lasciamo Goma da sola! Non lasciamo il popolo congolese da solo in questi momenti bui della sua esistenza. Non possiamo restare indifferenti. Rompiamo il silenzio!

Per la rete “Insieme per la Pace in Congo” (www.insiemeperlapaceincongo.org)

John Mpaliza, portavoce. Mail insiemeperlapaceincongo@gmail.com)