Sabato 11 gennaio 2025, collegato alle due mostre di testimonianza per la Palestina “Gaza FUORI FUOCO”:  “Qui resteremo” con scatti fotografici inediti che documentano la devastazione del territorio palestinese e “Kufia, matite italiane per la Palestina” che raccoglie i fumetti e le vignette degli anni ’80 realizzate da artisti italiani, si è svolto presso il Palazzo Ducale di Massa un ricco e interessante incontro con Palestine Children’s Relief Fund (PCRF), ONG impegnata a fornire assistenza medica gratuita alle bambine e ai bambini palestinesi. All’ incontro finalizzato a fare un punto sulla crisi umanitaria di Gaza, coordinato da Eliana Riva (Capo redattrice Pagine Esteri), hanno partecipato dirigenti provenienti da Palestina (Gaza e Cisgiordania) e Stati Uniti fornendoci un importante e approfondito aggiornamento diretto sull’emergenza e sui programmi di supporto umanitario a Gaza.

Alla proiezione del documentario “9 Humans from Gaza” di Luca Galassi, con Le storie di nove persone a cui guerre, povertà, disoccupazione, il regime di Hamas e l’assedio israeliano non sono riusciti a togliere il sorriso e il sogno di una vita migliore, è seguito l’intervento della vice presidente di Amnesty International per il Medio Oriente e per il Nord Africa, Grazia Careccia, che ha permesso di approfondire il report di Amnesty dal titolo “Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza

Nell’intervento è stato spiegato come Amnesty ha condotto le indagini: “Nel nostro procedimento di indagine legale, che si basa molto spesso sul diritto internazionale umanitario abbiamo rilevato che gli strumenti a disposizione del diritto umanitario si sono rivelati insufficienti a fornire una spiegazione esaustiva e chiara della condotta delle operazioni militari israeliane a Gaza“. Per quanto concerne il dibattito riguardo la definizione o meno di genocidio per quanto sta accadendo a Gaza la riflessione è stata: “Come dimostrare che l’intento è distruggere un intero gruppo e che non si tratta ’solo’ di un atto di guerra? L’entità, la rapidità, l’impatto devastante sulla popolazione civile e la ripetuta violazione del diritto umanitario non sono compatibili con il solo perseguimento di obiettivi militari. Si aggiungano a questo le dichiarazioni rilasciate da esponenti del governo e altri ufficiali dell’esercito israeliano. Ne abbiamo analizzate 102 fatte nei primi 9 mesi del conflitto, in almeno 22 casi abbiamo trovato un linguaggio disumanizzante, denigratorio, violento, nei confronti della popolazione palestinese, trattata e definita come ’animali umani’. Queste dichiarazioni hanno avuto un riscontro pratico: in 62 video pubblicati da soldati dell’esercito israeliano di stanza a Gaza si celebra la distruzione e l’uccisione di palestinesi. Ci sono scritte sui muri lasciate dai soldati che dicono ’morte agli arabi’. La nostra conclusione è forte ma è basata su centinaia di interviste e testimonianze di sopravvissuti, testimoni ed esperti“.

Il giorno dopo domenica 12 dicembre, a Firenze, presso il Teatro InStabile si è replicato con “Una goccia per Gaza” nel quale abbiamo potuto riascoltare il punto della situazione a Gaza e la storia degli interventi di PCRF, prima e dopo il 7 ottobre, da parte di Vivian Khalaf, Chairwoman del Consiglio Direttivo, Lubna Musa, CEO e Suhail Flaifl, Direttore delle Missioni Mediche.

Mentre per le vie di Firenze, in contemporanea, si svolgeva il corteo per la Palestina, da piazza Santa Maria Novella a piazza San Marco, in solidarietà con il popolo palestinese, il presidente di PCRF-Italia Vincenzo Stefano Luisi, apriva il lavori presentando Lubna Musa la quale ha rimarcato il dato terrificante che “ogni 36 minuti viene ucciso un bambino palestinese” e che, “altrettanto spaventoso che se non è morto ha perso tutto, scuola, insegnati, genitori, fratelli, casa, moschea, i loro arti: la violenza e la distruzione non è una novità per chi vive a Gaza, la differenza è che ora stiamo assistendo a un genocidio in diretta ed è il primo genocidio della storia a cui possiamo assistere in tempo reale e nessuno può dire che non lo sapeva o che non ha visto niente. Quello di cui abbiamo bisogno adesso” – ha proseguito Musa – “non è la carità, è la solidarietà e quindi quello che vi chiediamo è di parlare di quello che sta succedendo, usare le vostre piattaforme, i vostri spazi, per fare informazione e testimoniare questa situazione e la drammatica situazione”.

Obiettivo del PCRF è dare sostegno medico e chirurgico ai bambini ed è importante che ogni contributo economico venga usato massimamente per aiutare i bambini ed è per questo che l’efficienza operativa del 8% nel 2023 è per noi un risultato importante (su un dollaro raccolto, 92 centesimi sono andati nei progetti per aiutare i bambini e solo 8 centesimi per i costi di gestione) e ancor più essere passati nel 2024 al 6%. Nel mondo delle ONG questa percentuale normalmente è al 20-25%. Tutte le persone del consiglio direttivo, tecnici e di consulenti, non sono pagati, hanno un altro lavoro e offrono gratuitamente il loro contributo a PCRF per questa causa, lo fanno a titolo volontario”.

Dopo una descrizione delle diverse sedi nel mondo è stato rimarcato che PCRF non può fare tutto e nella situazione attuale il problema principale è logistico: “è più di una crisi logistica, è una crisi politica, di leggi e diritto internazionale e noi non possiamo chiedere cambiamenti politici ma voi potete farlo”.

Successivamente negli interventi è stato rimarcato che c’è stato un prima e dopo il 7 ottobre e non ci sono parole per descrivere quello che è successo in Palestina, nulla poteva preparare ad affrontare tutto questo. Gaza era già una prigione a cielo aperto, con oltre 2 milioni di persone in un’area molto piccola: ora tutto è distrutto, le infrastrutture ed i sistemi sanitari sono distrutti. Non c’è nessuno a Gaza che non abbia bisogno di aiuto. Anche il primo ospedale oncologico di eccellenza è stato distrutto dai missili: è importante che tutti sappiano questo. Dal 7 ottobre si è dovuto cambiare il modo di aiutare le persone ed anche se PCRF non era solito lavorare nelle emergenze ora si deve ricoprire questo ruolo e benché il personale non sia cambiato si è dovuto aumentare il lavoro del 450%: gli ambiti sono nutrizione, igiene, aiuti umanitari, infrastrutture e cliniche di emergenza. “Ora gran parte delle risorse sono rivolte a fornire cibo: il popolo palestinese ha sembra dato molta importanza al cibo, un vicino di casa che non lo avesse avuto veniva aiutato ed oggi i bambini muoiono di fame. Questo non perché le organizzazioni nel mondo non vogliano aiutare i palestinesi, ma perché è molto difficile farlo entrare a Gaza”.

In questo periodo si è cercato di fornire acqua, cibo fresco, cibo in scatola e costruiti 2 ospedali da campo a Rafah, distrutto poco dopo la sua costruzione, mentre un altro fortunatamente è ancora attivo. In altri 5 punti ambulatoriali in tende, vengono visti più di 200 pazienti al giorno e qui vengono fatte anche le vaccinazioni contro la polio.

Quando non è possibile curare i bambini nel territorio, si cerca di farli mandare in un altro paese e fra questi c’è il caso di Fady di cuoi sono state mostrate le angoscianti foto di un anno fa quando è stato trovato nel nord di Gaza in situazione di grave malnutrizione, lui che era già malato per una brutta fibrosi cistica per la quale non riceveva più le cure, come tanti altri bambini e gazawi. Con un grande lavoro di coordinamento con tutti gli interlocutori è stato portato a Rafah, poi negli Stati Uniti e poi in Egitto dove ora vive con la famiglia e sta bene. In questo modo si è scoperto che Fady era già seguito e curato da PCRF per la fibrosi cistica ed ora lo sarà per sempre. Ugualmente 4 bambini sono stati mandati per cure in Belgio, 1 in Germania, 2 in Giordania, 3 in Libano, 47 in Qatar, 4 in Sud Africa, 16 in Spagna, 11 negli Stati Uniti e 18 in Italia. Fra i programmi di supporto esiste anche quello per gli orfani, 5.000 in questo momento, una vera e propria epidemia, così come la fornitura di occhiali e apparecchi per l’udito. A chi assisteva a questo racconto veniva da gioire per Fady e per gli altri bambini, ma anche da pensare a tutte le migliaia di bambini a cui questa possibilità non è stata data, non l’hanno potuta avere: in questo momento ci sono almeno 35.000 bambini di cui non si conosce la famiglia o il loro nome.

PCRF rimarca che, per aumentare il risultato e l’impatto a livello globale, per ricostruire tutto quanto è stato distrutto, ci sarà bisogno del maggiore supporto possibile di tutta la comunità globale: “non si può applaudire con una mano sola, ci vogliono 2 mani” (proverbio arabo).

Stefano Luisi ha rimarcato come la medicina è una di quelle cose, come la cultura, la scuola, che formano un pezzo importante di paese: uno stato non può essere a tutti gli effetti uno stato se non ha una scuola, se non forma i bambini che poi diventano ragazzi e poi adulti. Lo stesso è per la sanità. Così 300 persone si sono unite al PCRF per garantire questo impegno per un evento fortemente negativo e tragico come un genocidio con tantissimi morti, che non sono 48.000 ma almeno il doppio (non vengono contati i morti per fame, per cancro, sotto dialisi, cardiopatici ischemici, diabetici…) in quanto questi non vengono contati fra i morti ma dei dispersi. Così PCRF, non potendo più fare le missioni con interventi specialistici, dovendo rispondere alle richieste dei medici e infermieri locali rimasti sul campo, ha risposto alla richiesta di cibo ed in particolare latte in polvere per i neonati e così è stato fatto, inviando 132.000 euro di latte in polvere, con altri 140.000 euro in via di partenza. In questa corsa per il supporto alla Palestina si può dire che la Toscana è quella che gli è più vicina e più impegnata.

Sumail Flaifl ha cercato di evidenziare le azioni e l‘approccio prima e dopo il 7 ottobre ed ha ricordato tutto l’impegno nelle varie tipologie di chirurgia come quella ortopedica pediatrica, maxillo facciale, pediatrica, etc… e quanto sia stato importante il ruolo della squadra italiana in questo programma, così come nella cura odontoiatrica sia a Gaza che nel West Bank. Un impegno particolare è stato rivolto alla formazione ed alle cure palliative come quelle per il cancro.

Un momento toccante è stato quando sono state mostrate le foto di Gaza prima e dopo il 7 ottobre, con la distruzione di case, strade, abitazioni, ospedali (fra i quali l’unico ospedale pediatrico oncologico) e delle stesse sedi di PCFR. Si è potuto toccare con mano attraverso le immagini e le testimonianze come le persone sono costrette a mangiare e le difficoltà ad avere acqua potabile (tramite l’unico impianto di desalinizzazione) ed anche per lavarsi. Abbiamo poi potuto vedere le foto del primo ospedale da campo che è stato poi distrutto dagli israeliani. La situazione operativa è resa più difficile anche negli spostamenti in cui è frequentissimo bucare le gomme a causa dei residui dei bombardamenti. Nonostante tutto questo dal febbraio 2024 sono state attivate 9 squadre di emergenza medica che sono riuscite a fornire 2.000 consulti ambulatoriali e 1.000 interventi chirurgici. A causa della difficoltà di entrare a Gaza, i medici restano più tempo rispetto a prima e per la distruzione degli ospedali molte tipologie di intervento sono state sospese (ad esempio la cardio chirurgia pediatrica) anche se il ministero della salute sta spingendo PCRF per riattivare tutto quello che è possibile.

Non va dimenticata anche la situazione in Libano e West Bank dove sono state inviate 17 missioni mediche dal 7 ottobre ed in particolare è molto critica la situazione in West Bank dove le città sono tutte isolate.

Nel 2025 PCRF si è posta l’obiettivo di fare 12 missioni a Gaza, 30 nella West Bank, 10 in Giordania e 10 in Libano ma anche supportare i medici palestinesi con formazione permettendogli di farlo anche in altri paesi.

Ali Rushid ha voluto ringraziare tutti i presenti e tutti coloro che danno supporto e solidarietà al popolo palestinese, a partire da tutto ciò che fa PCRF così come molte altre organizzazioni non governative. Quanto sta succedendo non può essere fatto partire da quanto successo il 7 ottobre, in quanto sono anni che il popolo palestinese sta subendo violazioni del diritto e occupazione dei territori. La tragedia attuale dovrebbe essere analizzata a compresa a partire da quello che sta accadendo da 76 anni: quando i palestinesi sono stati espulsi dalla loro terra, via via colonizzata, non era ancora nata Hamas. Negli anni 20 la popolazione ebraica non superava il 5% e con gli anni c’è stata una espansione degli abitanti di religione ebraica e l’espulsione dei palestinesi dalle loro terre e lo stesso dramma in atto a Gaza non è che un episodio di quanto sta accadendo dagli ultimi 100 anni: viene violato il diritto internazionale, incluso quanto stabilito con la creazione dello stato di Israele, confini compresi. Ma siamo davanti alla violazione di una legge ancora più importante, quella Etica, dove non ci sono tribunali o codici, ma i valori delle persone. Come se esistesse una colpa derivante dal peccato originale dei palestinesi, quella di essere nati in questi territori; mentre accade tutto questo il mondo tace, la legalità e il diritto internazionale non sono più in grado di ergersi a difesa di chi sta in difficoltà, fino al rischio di scomparire.

Nel suo breve intervento, il Dott. Lorenzo Mirabile, Direttore U.O. Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Meyer, unitosi alle missioni PCRF dal 2012 ricordava come, grazie a queste, ha potuto cambiare la visione di quanto succede in Palestina: dopo aver curato quasi 500 bambini per malattie congenite in Palestina, ha sottolineato come in questo momento si stia scrivendo una pessima pagina della storia, scritta con l’inchiostro dell’occidente: quanti morti dovete vedere perché le vostre coscienze vengano coinvolte? 10.000, 20.000, 100.000? Questo è un genocidio ed i responsabili girano tranquillamente in occidente che a sua volta gli forniscono denaro ed armi: per questo siamo complici di questo disastro e di questo come occidentale mi vergogno! L’evento del 7 ottobre, per quanto esecrabile, pone delle domande sul perché il sistema di sicurezza più evoluto e capillare del mondo che tutto conosce di ogni angolo di quel territorio, non ha saputo anticipare e fermare quell’attacco. Forse quella scintilla era funzionale a una volontà per dare il via a una deflagrazione che portasse allo sterminio programmato e preventivato di un intero popolo”!