“Anche nei tempi più oscuri abbiamo il diritto di attenderci qualche illuminazione. Ed è molto probabile che essa ci giungerà non tanto da teorie e da concetti, quanto dalla luce incerta, vacillante e spesso fioca che alcuni uomini e donne, nel corso della loro vita e del loro lavoro, avranno acceso in ogni genere di circostanze…”
Elizabeth Young Bruhel -Hanna Arendt. Per amore del mondo, Bollati Boringhieri, 1990.
Questa citazione, riportata alla fine dell’introduzione di Sergio Sinigaglia, mi sembra rispecchi con un’immagine il senso del libro Combattenti per la pace, a cura di Daniela Bezzi – Ed. Multimage 2024.
Assistiamo ancora con angoscia e sgomento, purtroppo, alle quotidiane orribili notizie e immagini delle stragi di cui è vittima il popolo palestinese ad opera dell’esercito e dei coloni violenti sostenuti dal governo israeliano.
Emergono però, come fari che illuminano un possibile futuro, sempre nuove testimonianze di chi non si arrende alla guerra, di chi, con le parole della cantante Noa, “con il cuore spezzato, rifiuta di battersi per Israele senza battersi anche per la Palestina e sceglie di stare con i milioni che stanno soffrendo, non si riconoscono nelle loro leadership e pregano per la fine di questo incubo.” (dalla prefazione di Achinoam Nini, in arte Noa, del libro Gli irriducibili della pace)
La giornalista e ricercatrice Daniela Bezzi ha raccolto in questo volume i contributi di diversi autori.
Luisa Morgantini attivista e politica italiana, tra le fondatrici delle Donne in Nero italiane, di Assopace Palestina e della rete internazionale di Donne contro la guerra, racconta come fin dall’inizio della prima Intifada fosse impegnata con i pacifisti israeliani e palestinesi. Negli anni Duemila partecipò alle prime riunioni clandestine dei Combattenti per la pace, organizzazione di ex militari e miliziani dei due schieramenti che cominciarono a dialogare rifiutando la logica della violenza. Ad essi si unirono le testimonianze di Breaking the silence, dove soldati israeliani denunciano le violazioni dei diritti umani cui assistono, o che sono costretti a compiere e le voci del Parents circle family forum, in cui i familiari delle vittime palestinesi e israeliane condividono il loro dolore.
Oggi più che mai è necessario conoscere queste storie di co-resistenza e sostenere gli attivisti, accusati spesso di tradimento dalle rispettive comunità, nella loro coraggiosa lotta nonviolenta.
Sergio Sinigaglia giornalista e scrittore, nel capitolo “Costruttori di ponti” riprende il tema della conflittualità etnica citando Alex Langer e le sue proposte per una convivenza che superi l’odio e i muri identitari, promuovendo legami e ponti tra persone di appartenenze diverse. Ripercorre le fasi storiche attraverso le quali si è giunti alla formazione, a Gaza, prima di un vero e proprio ghetto e ora di un cumulo di macerie.
Vengono ripercorsi l’origine e i successivi sviluppi del conflitto e le componenti di questa complessa vicenda che hanno determinato una situazione drammatica da cui appare difficile uscire. La speranza è il radicale cambiamento di intenti che i coraggiosi attivisti del dialogo portano avanti .
Ilaria Olimpico ha lavorato in programmi di educazione alla pace e all’intercultura. Racconta nel suo diario le concitate giornate seguite alla strage del 7 ottobre 2023: la tristezza, la paura, la preoccupazione per gli amici da entrambe le parti, le difficoltà a trovare un volo che da Tel Aviv l’ha riportata in Italia con le sue bambine. Esprime la consapevolezza di essere una privilegiata e il pensiero angosciato rivolto a quanti non hanno la possibilità di mettersi in salvo e proteggere le loro famiglie. Ha realizzato le interviste agli attivisti riportate nel libro.
Chen Alon e Sulaiman Khatib dialogano con Ilaria Olimpico in un’intervista realizzata nel novembre del 2023. Entrambi sono stati nominati per il Premio Nobel per la Pace nel 2017 e 2018 a nome dell’organizzazione da loro fondata Combattenti per la pace.
Ex militare israeliano il primo, disgustato da questo ruolo nei territori occupati, palestinese incarcerato da adolescente per più di dieci anni il secondo, in cerca entrambi di un’altra via che passa dalla disumanizzazione del nemico alla conoscenza reciproca, individuale prima che collettiva.
Il riconoscimento e il superamento della violenza commessa nascono e si sviluppano sul modello della Commissione per la Verità e la Riconciliazione in Sudafrica.
I loro riferimenti ideali sono le esperienze di lotta nonviolenta condotte da Ghandi e Martin Luther King e la tradizionale cultura mediterranea della tolleranza.
Malgrado il crescendo della violenza, entrambi affermano di sentire la grande responsabilità, soprattutto nei confronti dei bambini che stanno terribilmente soffrendo, di continuare a operare per costruire una narrazione che entri nelle coscienze come dimensione morale. Solo così si può sperare di realizzare il sogno di un futuro diverso.
Eszter Koranyi e Rana Salman sono le due giovani co-direttrici dei Combattenti per la pace. Nell’ultimo periodo hanno partecipato a moltissimi incontri, in diversi Paesi e online, per far conoscere le loro attività. Nell’intervista con Ilaria Olimpico, del febbraio 2024, raccontano le differenti origini delle loro famiglie e la comune volontà di superare l’odio, che genera violenza, attraverso gli incontri, la conoscenza della storia dei rispettivi popoli e dei punti di vista unilaterali in cui sono state educate. Esprimono la necessità di far sentire le voci delle donne, in quanto prime vittime, con i bambini, dei conflitti agiti prevalentemente in contesti maschili.
L’ottimismo e la speranza attiva di Eszter e Rana tendono alla liberazione dal dolore e dai traumi, che deve essere perseguita da entrambi le parti.
Gli ultimi capitoli del libro, corredati da numerose foto, raccontano la storia del movimento, nato nel 2006 in modo clandestino e cresciuto negli anni fino a formare numerosi gruppi in diverse località.
Gli obiettivi per la formazione di una comunità bi-nazionale di mutuo rispetto dei diritti di tutti sono stati promossi con numerose manifestazioni, iniziative ed eventi, che hanno ottenuto premi e riconoscimenti internazionali : protezione dalle aggressioni di comunità palestinesi e tutela di terreni agricoli; supporto legale, gruppi di sostegno alle donne, ricostruzione di edifici danneggiati, visite, seminari e attività educative…fino alla Commemorazione congiunta in cui si onorano insieme i caduti di entrambi i popoli. Vengono poi presentati i volti, le storie personali e le scelte di numerosi attivisti le cui esperienze hanno dato luogo in ciascuno a una “crisi di coscienza” che li ha portati ad opporsi alla spirale della violenza. C‘è da augurarsi che questo cambiamento di mentalità si diffonda e prevalga alla fine sul culto dell’odio e della guerra.
Vorrei segnalare altri interessanti contenuti sul tema, consultabili online:
Il podcast della trasmissione condotta da Martina Stefanoni su Radio Popolare il 6/1/2025 Voci contro la guerra, che contiene interviste a giovani obiettori e attivisti intervallati dai brani musicali A word – Noa e Mira Awad, There must be another way – Noa e Mira Awad, Salam Shalom – Raffi Cavoukian e Let’s talk straight – Uriya e Sameh.
https://www.radiopopolare.it/puntata/?ep=popolare-speciali/speciali_06_01_2025_09_30
Il video dell’incontro Mai indifferenti – Voci ebraiche per la pace che si è tenuto presso la Fondazione Feltrinelli a Milano il 19/1/2025: https://www.youtube.com/watch?v=Bz35-X2LSGo