Voglio bene al territorio in cui sono nato, penso che sia uno dei territori più belli del mondo.
Voglio bene anche a tutti coloro che ci vivono, che sento come la comunità a cui appartengo.
In realtà provo tali sentimenti verso tutto il pianeta, e verso tutti gli esseri senzienti che ne sono parte, perché è ricchezza di vita, è possibilità di osservare diversità, di provare splendide emozioni, di vedere capacità, intelligenza, multiforme ricchezza.
Certamente non sono cieco e vedo anche la difficoltà, la crudeltà, la violenza, che si esprime contemporaneamente allo splendore della vita, che ne è parte indissolubile.
Ora puntando e centrando l’obiettivo dell’attenzione sulla specie umana, soprattutto in questo presente, c’è poco da essere gioiosi, da essere appagati dai sentimenti amorevoli.
Stiamo attraversando un momento nella storia della civiltà umana orribile, per via delle guerre, della crudele violenza, e delle tragedie che ogni giorno si verificano in tante parti del mondo, e anche in questa meravigliosa terra chiamata Italia.
La storia, ne sono convinto, non ha un andamento lineare, secondo me ha un andamento spiraliforme; questo rende possibile che nello stesso momento si verifichino condizioni anche opposte, magari vicine se non addirittura interne ai teatri dove orrore, cataclismi, guerre sono in atto.
Penso ai momenti di umanità solidale, di cura, di interventi a salvezza, che si attuano mentre avviene la tragedia, o a luoghi lontani da guerre e violenza, dove la vita ancora si svolge nella Pace, con ritmi naturali che non cambiano da secoli.
Sto esprimendo tutto questo solo per dire che non si può guardare alla realtà vedendone o considerandone solo una parte, è importante, ragionandoci, non tralasciare che la vita si esprime portando l’abisso e insieme il sublime.
Ma ora sto andando fuori strada.
In realtà sto scrivendo perché in questi primi giorni del nuovo anno, nonostante l’augurarsi il meglio, la felicità, la serenità, assistiamo invece, soprattutto nella parte di mondo dove siamo collocati, al prosieguo di violenze, di atrocità, genocidi, che hanno segnato tutto il 2024; senza scordare nessuna delle 56 guerre che in totale affliggono il pianeta da anni.
Oggi poi la mia attenzione si è rivolta ad una sorta di sottolineatura, operata soprattutto dalle testate giornalistiche di destra, ma non solo, di momenti sgradevoli, di comportamenti riprovevoli messi in atto a Milano in piazza Duomo, durante i festeggiamenti di capodanno, da parte di ragazzi di religione musulmana, che sento miei concittadini, ma che in questa circostanza non mi sono affatto piaciuti e di cui anzi non condivido e condanno assolutamente la condotta.
Espressioni come “Italia di m…” ed altre di tal segno le ritengo non giuste, non accettabili.
Anche se comprendo come il clima sociale italiano da qualche decennio a questa parte, grazie a una politica miope, sia stato artefice di condizioni favorevoli a sentimenti di contestazione, credo che questi ragazzi dovrebbero comunque ragionare e valutare che vivono in ogni caso in un posto, dove è ancora possibile una certa libertà che va valorizzata e difesa.
È vero che le leggi degli ultimi 10 anni hanno acutizzato le difficoltà per migranti e richiedenti asilo; questo ovviamente non può certo produrre sentimenti amichevoli tra chi le subisce, così come il costante dibattito con toni discriminatori, di odio razziale, e i tentativi di divisione sociale sempre più incalzante.
Credo fermamente che si debba avere uno sguardo diverso per mettere a fuoco la realtà umana mondiale e nazionale, da quello solito della chiusura blindata dei confini nazionali, della cultura di appartenenza.
Dobbiamo riconoscere che i fenomeni migratori sono un fatto incontrovertibile, che nascono da cause e condizioni ineluttabili, almeno al momento: crisi climatica, guerre, territori governati da dittature; insomma ammettere che le società saranno sempre più multietniche, ma in fondo a ben guardare le società umane sono sempre state così.
È la realtà, questa è la realtà.
È necessario imparare a vivere insieme, a superare con confronto, dialogo, relazioni, le differenze culturali. Cercare con vero spirito democratico (non ipocrita), di realizzare un clima sociale di collaborazione, solidarietà, per costruire una nuova visione e una comunità unita, abbandonando gli aspetti culturali dividenti, gli integralismi, gli obsoleti sensi patriottici che tutte le componenti etniche si portano dentro, e che continuano a essere fondamento di indottrinamento e di propaganda.
Ci vuole coraggio per cambiare passo, un coraggio che dovrebbe manifestarsi in una politica lungimirante, capace di vedere gli aspetti vantaggiosi di una società in Pace, visionaria di una civiltà nuova, oltre le barriere, dove l’amicizia sia il collante, nella considerazione che tutti vogliamo le stesse cose: stare bene, avere di che vivere e un tetto sulla testa.
Nelle nostre città, nei nostri quartieri è necessario attuare l’incontro tra comunità etniche già presenti, dialogare senza timidezze, evidenziando le criticità, ma anche i punti di incontro.
Insomma, educarci insieme tutti alla convivenza, ovviamente non tollerando chi vuole forzare violentemente questi ragionevoli tentativi di condivisione, stigmatizzando cioè chi vorrebbe, con atteggiamento di sopraffazione e potere dispotico, indottrinare e plagiare il sentire sociale.
Credo sia questo che si debba portare all’attenzione delle comunità etniche presenti nelle città di questo fantastico territorio chiamato Italia, che ha anche espresso nella sua realtà sociale, da sempre nei secoli multietnica, bellezza, altezza spirituale, umanità intensa insita nel suo patrimonio genetico, forgiato da millenni di integrazione umana.