Sabato scorso si è svolto a Viverone un importante incontro sulla didattica laboratoriale e su come -e se- sia utile proporla ai giovani e ai bambini di oggi.
Viverone è un paese che si affaccia sull’omonimo lago, alle pendici della Serra morenica che divide Ivrea e Biella, piccole città di provincia piemontesi.
Proprio lì si sono ritirati i miei genitori una volta in pensione.
Si tratta di Maria Modaffari, classe 1935, originaria di un piccolo paese dell’Aspromonte calabro e Domenico Macchieraldo, nato poco lontano dal luogo dell’incontro sulla didattica, esattamente a Cavaglià, allora in Provincia di Vercelli, anche lui del 1935.
Si conobbero poco più che ventenni nei primi anni ‘60 del 900 alla Società Umanitaria di Milano, entrambi come formatori e docenti nella scuola per i ragazzi di allora.
La Società Umanitaria fu istituita nel 1893 a Milano con “la finalità di mettere i diseredati, senza distinzione, in condizione di rilevarsi da sé medesimi” ha ricordato Samuele Menasce nel suo intervento di sabato ” La didattica aveva tempi lunghi e si svolgeva sia in classe che nei laboratori. Questi erano molto vari: ferro, incisione, falegnameria, fotografia e molti altri.”
“Io stamattina mi sono molto ritrovata in quelle che sono state le esperienze raccontate.” ha spiegato Chiara Cinquino, conduttrice dell’incontro nel pomeriggio “Talmente tanto che, quando, una volta uscita di qui, le mie nipotine mi hanno chiesto Nonna, com’è andata? -Visto che uscivo dalla loro scuola pensavono che io avessi avuto un compito in classe- Di riflesso ho risposto: Spero bene. Per voi! Perché vorrei che, le mie nipoti di quattro e sei anni, potessero vivere un contesto come quello che ho vissuto io da bambina nelle scuole di paese e che è molto simile a quello che state raccontando qui voi nei vostri interventi.”
Non mi dilungo nella cronaca della giornata, potete trovarla su Il Biellese , QUI in digitale e anche, con un lungo articolo, nella versione cartacea.
Quello che mi preme sottolineare è che il successo della giornata di sabato a Viverone ha dimostrato che l’innovazione in campo didattico la si può attuare nelle periferie, nei luoghi dell’abbandono, nelle aree interne, un po’ come fu per Don Milani a Barbiana.
Lo racconteremo e lo approfondiremo ancora tenendo il filo dell’incontro di sabato scorso. Stiamo costituendo un gruppo che si assumerà questo compito. Vi aggiorneremo anche su Pressenza e su Varieventuali , che ci hanno sostenuto fino ad ora e ci promuoveranno certamente in futuro.
Chiudo ancora con le parole di Chiara, pronunciate indicando le due sedie Enzo Mari al centro della scena :
“ Mi piace pensare che queste sedie non siano vuote per caso. Maria e Domenico sono stati ispiratori di questo evento e sono qui con noi. Allora li ringrazio a nome di tutti per ciò che fecero, per ciò che ci aiuteranno a fare e per le tante volte che vorranno ispirarci e sostenerci nelle battaglie. Grazie per continuare ad amare questa Terra in cui tutti siamo ospiti.
Ecco, a Maria e Domenico, chiediamo di aiutarci ad essere graditi ospiti, capaci di preservare, curare e valorizzare i suoi meravigliosi doni, in un clima di inclusività che ci permetta un domani di essere orgogliosi nel cedere il testimone alle nuove generazioni. Un testimone che porta il peso della fatica, delle mani ruvide e del sudore, ma che profuma di bellezza e di pace.”