Alla vigilia delle elezioni presidenziali in Bielorussia, in programma domenica 26 gennaio, Amnesty International ha sollecitato le autorità del paese a porre immediatamente fine alla loro crudele campagna di repressione di ogni forma di dissenso, che priva la popolazione del diritto alla libertà di espressione.
“Sin dalle elezioni presidenziali del 2020, la già profonda crisi dei diritti umani è ulteriormente peggiorata. Attraverso una brutale campagna di soppressione di ogni forma di dissenso, le autorità bielorusse hanno creato un soffocante clima di paura, riducendo al silenzio chiunque osasse sfidarle”, ha dichiarato Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale.
“Il sistematico uso di misure repressive, tra le quali gli arresti arbitrari, i maltrattamenti, le torture e la criminalizzazione delle espressioni critiche, ha prodotto un quadro nero della situazione odierna dei diritti umani in Bielorussia”, ha aggiunto Struthers.
“È vergognoso che la comunità internazionale abbia ampiamente permesso che questa crisi dei diritti umani si sviluppasse e poi finisse nel dimenticatoio. Mentre l’attenzione del mondo è rivolta altrove, migliaia di bielorusse e di bielorussi restano in carcere, vengono torturati o ridotti al silenzio solo per aver espresso le loro opinioni. I governi e le organizzazioni internazionali devono agire con decisione per chieder l’immediata fine di questa crisi e pretendere che le autorità rendano conto del loro operato”, ha sottolineato Struthers.
Dalle proteste di massa seguite al contestato esito delle elezioni presidenziali del 2020, le autorità bielorusse hanno scatenato una repressione senza freni contro il dissenso. Le proteste pacifiche sono state affrontare con l’uso illegale della forza.
Secondo le organizzazioni bielorusse per i diritti umani, dal 2020 oltre 50.000 persone sono state arrestate arbitrariamente per aver preso parte a proteste pacifiche o per averle appoggiate: di queste 6500 sono state processate e condannate e 3697 hanno ricevuto pene detentive. Molte sono state sottoposte a maltrattamenti e torture. Almeno sette prigionieri politici sono morti in carcere a partire dal 2021, cinque di loro solo nel 2024. Questi decessi, del tutto inevitabili, sono stati causati dalle condizioni detentive e dall’inadeguatezza delle cure mediche.
Questa campagna repressiva si è intensificata in vista delle elezioni presidenziali del 2025: le autorità hanno preso di mira singole persone o gruppi di persone di ogni settore della società, direttamente o colpendo i loro familiari.
L’abuso delle norme anti-estremismo è diventato la pietra angolare della strategia governativa per sopprimere il dissenso. Alla fine del 2024 l’etichetta di “estremisti” era stata affibbiata in 6565 casi, tra profili online individuali e portali indipendenti nazionali o internazionali d’informazione, con la conseguente emissione di sanzioni pecuniarie o detentive.
Le difensore e i difensori dei diritti umani sono stati presi particolarmente di mira: 93 di loro, compreso il noto attivista e premio Nobel per la pace Ales Bialiatski, sono finiti arbitrariamente in carcere. Centinaia di attiviste e attivisti, leader della società civile e almeno 45 operatori dell’informazione sono attualmente dietro le sbarre e innumerevoli altri sono stati indagati per false accuse che hanno costretto in molti casi le persone direttamente interessate a lasciare la Bielorussia.