Domenica 5 gennaio a mezzogiorno un gruppo di attivisti per Assange ha invaso Piazza San Pietro, portando uno striscione e dei cartelli, per domandare al Papa di chiedere a Joe Biden, durante la sua visita in Vaticano venerdì prossimo, la grazia presidenziale per Julian Assange.  Tra gli attivisti spiccava Vincenzo Vita, già Senatore della Repubblica e garante dell’Articolo21 (video).

Il giornalista e editore di WikiLeaks è stato rimesso in libertà lo scorso giugno, ma ha dovuto firmare un patteggiamento che ha macchiato la sua fedina penale, sottoponendolo a restrizioni lavorative e di viaggio.  Peggio ancora, dicono gli attivisti, il patteggiamento crea un pericolo reale per la libertà di stampa, perché qualsiasi futuro presidente degli Stati Uniti di indole autoritaria potrà ora incriminare editori o giornalisti “scomodi” – sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo – usando come arma il troppo generico Espionage Act e citando il caso Assange come precedente.

Due membri del Congresso degli Stati Uniti – il democratico Jim McGovern e il repubblicano Thomas Massie  – hanno inviato una lettera a Biden in tal senso e stanno valutando la possibilità di emendare l’Espionage Act per “disarmarlo” e così proteggere i giornalisti nell’esercizio delle loro funzioni.  Ma per questo serve un forte segnale che nel caso del giornalista australiano  sia stata commessa un’ingiustizia.  Secondo gli attivisti, la concessione a Julian Assange di una grazia presidenziale totale sarebbe quel segnale e riaffermerebbe il principio che il giornalismo investigativo non deve essere equiparato allo spionaggio.

Il Papa ha mostrato in passato un notevole interesse per il caso Assange.  Il 28 marzo 2021 (Domenica delle Palme), il Pontefice ha scritto una lettera di incoraggiamento al giornalista australiano mentre si trovava nel carcere londinese di Belmarsh e il 30 giugno 2023, Francesco ha ricevuto la moglie di Assange, Stella, e i loro due figli nel suo ufficio in Vaticano, esprimendo il suo sostegno alla sofferenza della famiglia.

Gli attivisti fanno notare che il 23 dicembre scorso il Presidente Biden ha commutato le condanne a morte di 37 prigionieri federali, segnalando così al Congresso e ai singoli Stati degli USA la necessità di eliminare questo flagello. “Ha difeso la vita con coraggio e sarà ricordato per questo”, afferma Patrick Boylan, portavoce degli attivisti. “E se grazierà Julian Assange, sarà ricordato anche come chi ha difeso con coraggio la libertà di parola e la libertà di stampa. Per questo chiediamo al Papa di dire al Presidente Biden che questa dovrebbe essere la sua eredità”.