Il 23 gennaio l’ufficio del procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) ha chiesto l’emissione di mandati d’arresto nei confronti della guida suprema dei talebani Haibatullah Akhundzada e del loro capo della giustizia, Abdul Hakim Haqqani, entrambi sospettati di crimini contro l’umanità e di persecuzione di genere in Afghanistan.
“L’annuncio del procuratore della Cpi è uno sviluppo importante che dà speranza, all’interno e all’esterno del paese, alle donne e alle ragazze afgane così come a tutte le persone perseguitate a causa della loro identità o espressione di genere, come quelle appartenenti alla comunità Lgbtqia+. È un momento importante per chiamare a rispondere tutti i presunti responsabili della privazione, per motivi di genere, dei diritti all’istruzione, alla libertà di movimento e di espressione, alla vita privata e familiare, all’integrità e all’autonomia dei corpi e alla libertà di associazione”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“Chiediamo alla comunità internazionale di riconoscere il crimine di apartheid di genere per rafforzare i tentativi di contrastare i regimi istituzionalizzati di oppressione e dominazione sistematiche imposte per motivi di genere”, ha aggiunto Callamard.
“Chiediamo inoltre alla procura della Cpi di ampliare la sua indagine per comprendervi tutte le gravi violazioni dei diritti umani verificatesi dal maggio 2003 e che costituiscono crimini di diritto internazionale: uccisioni extragiudiziali, maltrattamenti e torture, arresti e detenzioni di natura arbitraria, nonché gli attacchi massicci e sistematici nei confronti della minoranza etnica hazara e di gruppi religiosi minoritari da parte dello Stato islamico della provincia del Khorasan”, ha sottolineato Callamard.
“Il procuratore, infine, dovrebbe tornare indietro sulla sua decisione del 2021 di togliere priorità all’indagine sui sospetti crimini di guerra commessi dalle forze armate Usa, da funzionari della Cia e da altre forze internazionali presenti nel paese così come nei confronti di funzionari dell’apparato di sicurezza del precedente governo. Quella decisione rischia di contribuire alla percezione che la giustizia internazionale abbia un approccio selettivo che favorisce gli interessi delle grandi potenze e dei loro alleati piuttosto che il diritto alla giustizia delle vittime di crimini di diritto internazionale”, ha concluso Callamard.