Potrebbe essere il titolo di un film, o di un’opera teatrale di Beckett, ma è reale, non solo: è quotidiano

Il documento pubblicato in calce all’articolo è il verbale di convalida di una detenzione.

Se fosse un film, alla fine del pronunciamento ci sarebbe un silenzio assordante e dei flash, una sequenza di fermi immagine. Il detenuto entra in una dimensione di non-tempo, da quel momento in poi non sarà in grado sapere né cosa gli succederà né quando, da quel momento perderà tutto, verosimilmente, in quel non-tempo che scorrerà, anche la salute.

Ci sono 3 cose che colpiscono in quel provvedimento:
– “La P.A. (Polizia) insiste”
– “L’avvocato si rimette”
– L’ora di inizio e di fine dell’udienza.

In quei 4 minuti si è determinata la perdita totale di libertà personale “per non aver commesso il fatto”, o meglio: per non aver commesso nessun fatto per cui 58, o più ampiamente, 738 milioni di persone finirebbero in stato di detenzione, ovvero per non aver commesso nessun reato. Quei 4 minuti sono la normalità – non certo l’eccezione – della durata di quei procedimenti.

A ben pensarci c’è un’inquietante contiguità con i processi della Santa Inquisizione, anche in quei procedimenti si veniva condannati a prescindere: per cosa? La causa della condanna erano la discriminazione e la conseguente esclusione sociale, sempre che non vogliamo pensare che le streghe esistano davvero.

Questo procedimento si riferisce alla convalida della detenzione di una persona immigrata, la detenzione avverrà in un famigerato CPR (centro di permanenza per il rimpatrio), in questo caso nel CPR di Torino (nel 2022 era attivo e funzionante). Uno studio rivela che le convalide delle detenzioni ai migranti nei CPR (tutte detenzioni in assenza di reato, in caso di reato l’immigrato va in carcere), vengono convalidate nel 97% dei casi dal giudice onorario di turno, che non appartiene alla magistratura togata, che nel caso di un italiano o un europeo non può comminare pene detentive.

Come è possibile tutto ciò? I CPR, aspetto brutale e orrifico delle politiche sull’immigrazione, nascono e prosperano per volontà politica: bipartisan e diffusa. E’ difficile trovare un’unica parola che possa descrivere il CPR, ma la parola degrado e una tra quelle che ben descrive, ma non solo, determina i CPR. Degrado politico quindi, il degrado politico al quale da anni stiamo assistendo. Un degrado pervasivo, basti pensare a come sia cambiata la qualità della nostra vita, della vita di quasi tutti noi, da 20/25 anni a questa parte.

C’è da chiedersi se non sia un esercizio salvifico visualizzare quel degrado politico per ciò che effettivamente il degrado rappresenta: ovvero un processo di decomposizione, e come tale, repellente alla vista, al tatto, all’olfatto. Forse questo ci salverà dall’assuefazione.