Il 26 gennaio rappresenta una data importante per il Rojava, il territorio a nordest della Siria: 10 anni fa uomini e donne delle forze curde liberarono Kobanê da un assedio dello Stato Islamico durato più di cinque mesi.

A partire da settembre 2014 l’ISIS occupò con la forza le colline e più di 300 villaggi attorno a Kobanê, causando la fuga di 400 mila profughi e riuscendo a entrare in pochi giorni nella città. La resistenza curda, sostenuta da una coalizione composta da combattenti curdi delle SDF (Rojava) PKK (Turchia), Peshmerga (Kurdistan iracheno), parte del FSA (Free Syrian Army, truppe siriane opposte al regime di Assad) e numerosi internazionali, con il supporto aereo di USA, Giordania, Emirati e Arabia Saudita, riconquistò la città tra ottobre e gennaio a costo di 3 mila uomini e donne combattenti e centinaia di civili uccisi.

Il 26 gennaio 2015 i curdi annunciarono di aver riconquistato completamente Kobanê e di aver liberato dall’ISIS circa due terzi del distretto. Il 30 gennaio 2015 anche il portavoce dell’ISIS ammise la sconfitta.

A giugno 2015 il distretto di Kobanê era completamente libero ma l’ISIS lanciò una nuova offensiva facendo partire i propri miliziani dalla Turchia: l’attacco fallì ma più di duecento civili morirono.

Nato nel 2011 con l’annuncio dell’autodeterminazione e della separazione dal regime di Assad, il Rojava, ora AANES (Amministrazione Autonoma del Nord Est della Siria), è governato mediante il “confederalismo democratico”, un’idea di “democrazia radicale” ove tutte le persone sono parte attiva e determinante dei processi politici e decisionali. Si tratta di un progetto attivato dal basso in cui i poteri politico, economico e giudiziario sono decentrati e ogni carica istituzionale, dal livello locale a quello provinciale, è presieduta sia da un uomo che da una donna.

L’elemento attorno al quale si sviluppa l’AANES è il “contratto sociale” che, a differenza di una Costituzione, prevede l’adesione volontaria. Il contratto sociale, al quale hanno aderito anche numerosi territori a prevalenza araba liberati dall’ISIS, ha permesso di superare la prevalenza etnica curda creando un sistema di governo compartecipato: l’AANES garantisce infatti la piena coesistenza fra tutte le etnie presenti nella regione: curdi, arabi, assiri, yazidi, turkmeni, armeni e cristiani.

Fin dalla sua nascita l’AANES ha dovuto fronteggiare il regime di Assad, le milizie filoiraniane, del fronte Al-Nusra e di parte del FSA, le continue aggressioni dell’esercito della Turchia e la guerra contro l’ISIS.

La sconfitta dell’ISIS è stata ottenuta con il contributo fondamentale — e le numerose perdite — delle SDF (Forze Democratiche Siriane), costituite per metà dai curdi delle YPG (unità di difesa del popolo) e dalle curde delle YPJ (unità di difesa delle donne), e per l’altra metà dalle altre etnie e da una brigata internazionale.

Subito dopo la sconfitta dell’ISIS la Turchia ha aumentato gli attacchi al territorio dell’AANES, spingendo l’offensiva fino all’autostrada M4 e conquistandone ampie porzioni.

Oggi l’AANES costituisce circa un terzo del territorio siriano ed è abitato da oltre 6 milioni di persone.