E’ noto che quello compiuto in America dagli europei è il più grave genocidio della storia con lo sterminio di 100 milioni di nativi.

Limitatamente all’America del Nord sono stati spazzati via gran parte dei 15 milioni di indiani che abitavano i territori degli attuali USA e Canada da almeno 15.000 anni. E naturalmente anche l’ambiente naturale ne ha fatto le spese con riferimento a fauna, flora e ecosistemi.

C’è un personaggio simbolo di tutto ciò ed è il nativo americano Leonard Peltier, vittima di discriminazione razzista e in carcere da ben 48 anni per un reato mai commesso. La vicenda è tornata d’attualità ora che il presidente Biden è in scadenza e avrebbe facoltà di concedere entro il 22 gennaio, data di insediamento di Trump, la grazia a un innocente ormai anziano ingiustamente privato della libertà da quasi mezzo secolo.

Se ne è parlato a Biella a novembre in un incontro pubblico organizzato dal circolo “Tavo Burat” di Pro Natura biellese. E sicuramente Gustavo, difensore di minoranze e ambiente, sarebbe stato in prima linea per la liberazione di Peltier per il quale si sono mobilitati nel tempo Nelson Mandela, il Papa, il Dalai Lama, Fidel Castro, Bruce Springsteen, Robert De Niro, padre Alex Zanotelli e tanti altri personaggi di primo piano.

La storia di Leonard Peltier nato nel 1944 in Dakota negli USA e con ascendenti dai Lakota e dai Chippewa, quindi dai nativi nordamericani, è emblematica di una certa giustizia americana e anche dei connotati razzisti che spesso l’hanno rivestita. Peltier è in carcere da quasi 50 anni accusato di avere ucciso un agente nel 1975. Leonard era un attivista dell’American Indian Movement (AIM). La storia inizia a Pine Ridge il 26 giugno 1975. Quel giorno irrompono nella comunità indigena due agenti FBI su un’auto senza targa per cercare un indiano che aveva rubato un paio di stivali. E lo fanno in modo violento iniziando a sparare. Al loro seguito arrivano centinaia di poliziotti e ne nasce un conflitto a fuoco nel quale rimangono uccisi i due agenti, probabilmente vittime della loro stessa provocazione, e un nativo. Naturalmente sulla uccisione del nativo nessuno indaga: ben 64 residenti di Pine Ridge erano stati uccisi del resto nei due anni precedenti in occasione di dimostrazioni per i loro diritti e contro i soprusi della polizia e il razzismo. Per i due agenti qualcuno doveva pagare e Leonard Peltier fu il perfetto capro espiatorio.

Il processo nel 1976 fu una farsa. La giuria era composta solo da bianchi e il processo si tenne in una città razzista come Fargo e con un giudice anch’egli razzista. Nonostante le perizia balistiche che escludevano che potesse essere stato Peltier a sparare e nonostante diversi testimoni avessero ritrattato le testimonianze dichiarando di averle fatte sotto minaccia dell’FBI, Leonard fu condannato a due ergastoli. La speranza è che il presidente Biden, dopo aver graziato suo figlio, conceda la grazia anche a Leonard e più saranno le lettere inviate al presidente USA più pressione si farà. E’ possibile scrivere a Biden collegandosi al sito della Casa Bianca: https://www.whitehouse.gov/contact/ e scrivendo anche solo “Free Leonard Peltier!”. Inoltre dal 9 al 12 gennaio Biden sarà a Roma e potrà essere una ulteriore occasione per farsi sentire.