Sui principali quotidiani e telegiornali italiani diminuisce ulteriormente l’attenzione per la crisi climatica, mentre aumenta la dipendenza economica della stampa dalle pubblicità delle aziende inquinanti. Circa il 14% degli articoli e delle notizie trasmesse diffonde inoltre argomentazioni critiche o contrarie alle azioni per il clima, basate sul presunto carattere “ideologico” e sui costi eccessivi della transizione energetica, nonostante la comunità scientifica sia invece unanime nel chiedere di agire con urgenza. È il quadro che emerge dal nuovo rapporto che Greenpeace Italia ha commissionato all’Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca specializzato nell’analisi della comunicazione. Lo studio, presentato in questi giorni, ha esaminato, nel periodo fra maggio e agosto 2024, come la crisi climatica è stata raccontata dai cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa) e dai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7.
I risultati mostrano che nel secondo quadrimestre del 2024 sui telegiornali si è parlato del clima e della transizione energetica in media una volta ogni due giorni, ma le notizie realmente dedicate alla crisi climatica sono state in media appena una ogni dieci giorni. Ancora meno si è parlato di combustibili fossili come causa della crisi climatica: considerando tutti i TG esaminati, è accaduto appena quattro volte in quattro mesi. Il TG5 si conferma il telegiornale che ha dato più spazio al riscaldamento del pianeta, mentre all’estremo opposto il TG La7 di Enrico Mentana ha parlato della crisi climatica appena una volta al mese.
Nello stesso periodo, i principali quotidiani italiani hanno pubblicato in media 4,5 articoli al giorno in cui si fa almeno un accenno al clima e alla transizione energetica, ma gli articoli realmente dedicati alla crisi climatica sono stati in media appena uno ogni due giorni. Si accentua inoltre la dipendenza della stampa dalle pubblicità delle aziende più inquinanti (compagnie del gas e del petrolio, dell’automotive, aeree e crocieristiche): con l’eccezione di Avvenire, sugli altri quotidiani si arriva a una media di oltre cinque inserzioni pubblicitarie a settimana, più degli articoli dedicati alla crisi climatica, addirittura più di una al giorno su la Repubblica. Un’ulteriore conferma arriva dal fatto che aziende e rappresentanti del mondo economico e finanziario costituiscono circa il 40% dei soggetti che trovano più spazio nel racconto giornalistico del riscaldamento globale (e di questi, oltre un terzo sono aziende inquinanti), staccando di gran lunga politici, esperti, scienziati e ambientalisti.
In base ai risultati dello studio, Greenpeace ha aggiornato la classifica dei principali quotidiani italiani: ancora una volta si avvicina alla sufficienza solo Avvenire (con 5,4 punti su 10), seguito con punteggi molto bassi da la Repubblica (3,0), Corriere della Sera (2,8) La Stampa (2,8) e Il Sole 24 Ore (2,6). I giornali sono stati valutati mediante cinque parametri: 1) quanto parlano della crisi climatica; 2) se citano i combustibili fossili tra le cause; 3) quanta voce hanno le aziende inquinanti e 4) quanto spazio è concesso alle loro pubblicità; 5) se le redazioni sono trasparenti rispetto ai finanziamenti ricevuti dalle aziende inquinanti. Lo studia esamina anche le dichiarazioni sul clima e sulla transizione energetica rilasciate dai principali leader politici italiani su Facebook, sui quotidiani e sui telegiornali. I risultati del secondo quadrimestre confermano che la crisi climatica resta marginale nel dibattito politico nazionale, nonostante il periodo esaminato coincidesse con le elezioni europee.
Per quanto riguarda la comunicazione politica, dal 1° maggio al 31 agosto sono 76 le dichiarazioni pertinenti la crisi climatica e la transizione ecologica/energetica dei 13 leader politici campione. Il leader con il maggior numero di dichiarazioni è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Frattin. 71 dichiarazioni esprimono posizioni nei confronti di azioni per il clima o la transizione ecologica: 62% a favore, 38% contenenti resistenze. Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e leader della Lega Matteo Salvini è la voce più critica. Critici, sebbene condividano obiettivi di transizione ecologica, sono anche gli altri membri del governo, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Francesco Lollobrigida, e i leader dell’opposizione di centro, Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Qui per approfondire il report sui media, il report sui politici e il report sulle pubblicità:
https://www.greenpeace.org/static/planet4-italy-stateless/2024/11/9bfa8fa4-report-media-q2-2024.pdf;