Anno nuovo, legge di bilancio nuova. Ma davvero c’è qualcosa di nuovo nella legge di bilancio appena approvata dal Parlamento?
Anzitutto la nuova legge è stata approvata in seconda lettura dal Senato in un giorno, con voto di fiducia imposto dal governo. Una situazione già vista fin troppe volte. La legge più importante dell’anno, con la quale si decidono le modifiche alle entrate e alle spese, alla fine è stata approvata senza discussione e senza confronto nel merito. Un metodo pessimo, che va contro la logica di una democrazia parlamentare.
La legge di bilancio 2025 prevede spese per 28,4 miliardi di euro. Si tratta di una piccola manovra, se confrontata con il Prodotto interno lordo (oltre 2.000 miliardi) e con il debito delle pubbliche amministrazioni (quasi 3.000 miliardi). Persino ridicola rispetto alle promesse fatte dalla maggioranza che sostiene il governo: pensioni minime a 1.000 euro, riduzione della seconda aliquota IRPEF, flat tax fino a 100mila euro, pensione piena con 41 anni di contributi, ecc.
La principale voce di spesa (17,4 miliardi di euro, cioè 2/3 dell’intera manovra) riguarda la riduzione del cuneo fiscale, già approvata lo scorso anno e confermata anche per il 2025. Insomma, nulla di nuovo.
Per le pensioni vengono stanziati 0,5 miliardi di euro, che è quasi nulla se rapportato alla spesa pensionistica annua (quasi 270 miliardi di euro). Infatti, con queste risorse le pensioni minime aumenteranno di 1,80 euro al mese. Una presa in giro e anche questa non è una novità.
Anche il più consistente contributo in entrata previsto nella legge di bilancio è un classico della finanza italiana: 9 miliardi in deficit! Quindi 1/3 della manovra è a carico di chi verrà dopo, che dovrà ripagare il debito con gli interessi.
Non è tutto: 3,5 miliardi verranno versati da banche e assicurazioni, ma si tratta soltanto di un anticipo di imposte. Il che significa che nei prossimi anni lo Stato incasserà 3,5 miliardi in meno, avendoli ricevuti già in anticipo. Di fatto si tratta di un prestito forzoso delle banche, che per lo Stato alla fine è un ulteriore debito. In questo caso la modalità di riscossione è una novità, ma la sostanza non cambia, poiché il peso ricade sempre su chi verrà dopo.
Tra le entrate in particolare occorre segnalare il concorso alla finanza pubblica di 0,8 miliardi di euro da parte degli enti locali. Il colmo è che nell’accordo quadro di programma per un governo di centrodestra presentato nella campagna elettorale a settembre del 2022 si proclamava la “valorizzazione del ruolo degli enti locali”. Ovviamente, tutto dipende da cosa si intende per “valorizzazione”. Forse questa è la vera novità: le risorse economiche andranno dalla periferia al centro. Si parla di autonomie locali, ma si attua la dipendenza statale.
La legge di bilancio 2025 è nata vecchia, senza vere novità, ricalcando quanto già c’era. Insomma, una legge noiosa. E come scriveva Guy Debord: “La noia è sempre controrivoluzionaria”.