Invitato ad Atreju, la festa politica della destra italiana, il presidente argentino Javier Milei ha condotto una sorta di lezione circa carattere e futuro della destra. Un manifesto ideologico condensato, nel suo orizzonte, in alcune affermazioni tanto lapidarie quanto discutibili. Per capire l’orientamento ideologico di questa destra e decodificare l’idea di società che vi è dietro, è opportuno addentrarsi in alcune delle più significative di queste espressioni, così come la stampa ce le ha restituite: la premessa consiste nel fatto che “la destra deve lottare unita come una falange di opliti o come una legione romana, dove nessuno rompe la formazione”, e quindi la visione della destra come visione di battaglia, di scontro, come visione militarista, cameratesca, da caserma.

I contenuti programmatici, i cosiddetti “principi innegoziabili” sarebbero invece quelli per cui “il mercato libero produce prosperità per tutti”; “il governo deve essere limitato, le persone sanno meglio di un burocrate come produrre, chi impiegare e con chi commerciare”; “chi le fa, le paga”. In sintesi, “riassumendo, difendiamo la vita, la libertà e la proprietà privata”. Una chiara visione di libertà “proprietaria”.

Questo manifesto non è piuttosto una macchinazione ideologica, non nasconde una gigantesca mistificazione? Scriveva Gramsci, riprendendo Lenin, che “la verità è rivoluzionaria”, anzi, più precisamente: “È opinione molto diffusa in alcuni ambienti (e questa diffusione è un segno della statura politica e culturale di questi ambienti) che sia essenziale dell’arte politica il mentire, il sapere astutamente nascondere le proprie vere opinioni e i veri fini a cui si tende, il saper far credere il contrario di ciò che realmente si vuole etc. etc. L’opinione è tanto radicata e diffusa che a dire la verità non si è creduti. Gli italiani in genere sono all’estero ritenuti maestri nell’arte della simulazione e dissimulazione, etc. […] In politica si potrà parlare di riservatezza, non di menzogna nel senso meschino che molti pensano: nella politica di massa dire la verità è, precisamente, una necessità politica”. Che la verità sia carattere della trasformazione lo indica, del resto, anche la definizione stessa di nonviolenza attiva: in Gandhi, Satyāgraha significa letteralmente “fermezza nella verità”.

Nel discorso della destra (in particolare della destra radicale) sono costanti l’appello al popolo e la denigrazione delle forze di progresso (la sinistra) come ormai lontane, quando non nemiche, del popolo. Al di là dei limiti delle forze di progresso, la narrazione della destra è, nella sua “realtà”, sfrondata la propaganda, esattamente il contrario di ciò che pretende essere nella sua “narrazione”.

La verità del primo anno di presidenza Milei in Argentina è una chiara smentita della retorica: riduzione dell’inflazione ottenuta con svalutazione della moneta, eliminazione dei sussidi sociali e cancellazione dello stato sociale, una politica fiscale di austerità. La verità, non la propaganda, dice di una stabilizzazione fiscale a vantaggio dei ricchi (strati sociali benestanti e grande impresa privata) e per mezzo di una vera e propria aggressione contro lavoratori e masse popolari.

Nell’Argentina reale di Milei, la povertà dilaga (53% della popolazione), la disoccupazione cresce (7.7%) e gli stipendi pubblici diminuiscono (6.8%); i pensionati al minimo hanno subito una perdita del 6.6% del potere d’acquisto, mentre quelli con redditi più elevati hanno registrato un aumento reale del potere d’acquisto stesso.

Nel primo mandato di Trump, negli Stati Uniti, fu approvata una controriforma fiscale che riduceva la tassazione sui redditi delle imprese dal 35% al 21% e riformulava scaglioni e aliquote sui redditi delle persone in modo da colpire proprio i più poveri (un aumento delle tasse di oltre 200 dollari per il 20% della popolazione più povera) e avvantaggiare i più ricchi (una riduzione delle tasse di oltre 9.000 dollari per l’1% della popolazione più ricca). Dunque, a parole, dalla parte del popolo; nei fatti, radicalmente contro il popolo, contro i lavoratori e contro i più poveri e marginali. La verità diventa così un antidoto per smascherare la propaganda della destra; la politica, nella dinamica di massa, può dotarsi di strumenti adeguati a contrastare tali derive così aggressive e populiste.

Milei propone di creare una Internazionale di destra. Il movimento di massa ha già risposto lanciando la proposta politica, sociale e culturale dell’Internazionale antifascista, avviata in occasione del Congresso internazionale antifascista di Caracas del 10-12 settembre 2024. Questa “Internazionale Antifascista si ispira ai principi dell’internazionalismo rivoluzionario per articolare la lotta di tutti i popoli del Sud globale per preservare la vita, salvare la specie umana e il pianeta da fascismo, neofascismo, sionismo ed espressioni simili.

Consideriamo la rinascita di queste aberrazioni storiche come la più grande minaccia che il mondo deve affrontare oggi. Dobbiamo concordare azioni solidali e vincolanti per criminalizzare le pratiche di incitamento all’odio, al fanatismo estremista, alla xenofobia, alla misoginia, all’aporofobia, al revanscismo, alla violenza, alla morte e a tutte le forme di annientamento delle differenze perseguite dal fascismo”. Come primo obiettivo “il nostro impegno per la democrazia popolare, partecipativa e protagonistica dei popoli, come asse per la promozione della pace nel mondo, la risoluzione pacifica dei conflitti e la difesa della sovranità dei popoli”.

L’Internazionale antifascista fa propri i contenuti della legge quadro contro il fascismo già approvata nel Venezuela bolivariano, che definisce il fascismo come una “postura o espressione basata sull’idea della superiorità razziale o di origine etnica, nazionale o sociale, che assume la violenza come metodo di azione politica, denigra la democrazia, le sue istituzioni e i suoi valori, e promuove la soppressione dei diritti e delle tutele riconosciuti nella Costituzione a favore di determinati settori della società, su base discriminatoria”; e il neofascismo come “qualsiasi postura ideologica o espressione pubblica, indipendentemente dalla sua denominazione, che riproduca, in tutto o in parte, i fondamenti, i principi, i propositi, i metodi e i tratti propri del fascismo”.

Appena lo scorso 17 dicembre, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato l’adozione della risoluzione, su iniziativa della Federazione russa, intitolata “Combattere la glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza”; il documento è stato sostenuto da 119 paesi, 53 contrari, dieci astenuti. Tra coloro che hanno votato contro, cioè che non sostengono le misure previste nella risoluzione per contrastare la glorificazione del nazismo, del neonazismo e altre pratiche similari, Germania, Italia, Canada, Stati Uniti, Ucraina; a favore, tra gli altri, Algeria, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Bolivia, Brasile, Cina, Cuba e Serbia.
Contro la retorica, la propaganda e la menzogna, è la verità, sempre rivoluzionaria, ad ergersi come baluardo.