Vi siete mai chiesti se Tiziano Terzani avesse un maestro? E se si quale? A questa domanda risponde, in un libro uscito a luglio 2024 intitolato “IL MAESTRO DI TIZIANO TERZANI: Victor Zorza, morte e rinascita”, Guido Giacomo Gattai. Guido, Firenze 1981, è fondatore e direttore del FilosoFestival (il Festival della filosofia) di Firenze dal 2006, scrittore, conferenziere, e consulente di numerosi politici, aziende e singoli dal 2013 dopo gli studi presso l’Istituto di Pratica Filosofica di Parigi. Abbiamo raggiunto l’autore del libro per fargli alcune domande.

Da dove nasce l’idea e lo spunto di scrivere questo libro?

Mi è capitato di rivedere una sua intervista video per l’ennesima volta. L’intervista, trasmessa nel 1987 a Carta Bianca e condotta da Leo Manfrini per la TSI, contiene un passaggio che questa volta mi ha colpito in modo particolare. Tiziano racconta con stima di un collega, Victor Zorza, che non aveva mai incontrato di persona ma che considerava un vero “maestro”. Zorza, secondo Terzani, aveva fatto una scelta di vita insolita: andato in pensione a 65 anni, non si era ritirato in una vita comoda e privata, ma si era trasferito in un piccolo villaggio indiano. Da lì scriveva storie locali adattandole al contesto occidentale, raccontando di figure dimenticate o invisibili: quelle persone che non sono protagoniste di eventi eclatanti, ma che vivono la realtà quotidiana e spesso ignorata della “vera storia”. Questo dettaglio mi ha colpito perché Zorza, esperto di cultura slava per il Guardian e il Washington Post e descritto da Terzani come un modello, sembrava aver intrapreso un cammino che anticipava quello dello stesso Terzani. Poco dopo quell’intervista, infatti, Terzani pubblicò Buonanotte Signor Lenin (1992), dedicato alla Russia, per poi dedicare gran parte della sua vita successiva all’India. Zorza, a quanto pare, fu un’importante fonte di ispirazione per Terzani o, quanto meno, una figura che gli somigliava molto. Questo mi ha spinto a saperne di più: chi era Victor Zorza? Come mai non avevo mai sentito parlare di lui? In italiano, non si trova quasi nulla su di lui. Passando alla ricerca in inglese, russo e ucraino, emergono invece diverse informazioni. Victor Zorza (il cui vero nome era Israel Wermuth, nato il 19 ottobre 1925 e morto il 20 marzo 1996) fu un giornalista polacco. Fu cruciale nel migliorare la comprensione occidentale dell’Unione Sovietica e, successivamente, si dedicò a promuovere le cure palliative in Russia. E poi… beh, in resto nel libro.

Perché da quasi venti anni, si occupa della pagina facebook, instagram e youtube dedicati a Tiziano Terzani, e che tipo di rapporto ha con alcuni membri della sua famiglia?

Iniziai da studente, facevo il pubblicitario on line, poi mi è rimasto il vizio. Folco è sicuramente una persona che considero un amico e un grande maestro, è venuto anche a parlare alla cliniche del FilosoFestival, festival  di filosofia che organizzo da ormai più di 15 anni a Firenze, ma il promo contatto con la famiglia lo ebbi nel 2005 con Angela Staude che fu davvero molto gentile con me e fu presente ad un evento molto importante, quello della fondazione della nostra associazione culturale. 

Può raccontarci brevemente quale fosse la filosofia di Victor Zorza, tanto che Tiziano Terzani è arrivato a definirlo suo maestro?

Mi pare che i due siano molto accomunati dall’idea che le grandi cose, i macrofenomeni, sono derivazioni dei microfenomeni, insomma che la piccola gente col suo modo di vivere e vedere il mondo finisce per plasmarlo. Una seconda idea che mi avvicina molto fino quasi ad unirli in una stessa sorta di “corrente giornalistica”, potremmo dire, è quella che il sentito dire non conta: bisogna andare a veder da sé, di prima mano. In base a queste due convinzioni, sia Victor che Tiziano sono andati a toccare con mano le vite dei piccoli, dopo una vita spesa a sentirsi presi in giro dai grandi che gli raccontavano quel che volevano rendendo se non invisibili almeno indefiniti i veri corsi e ricorsi della storia mondiale.

Cosa l’ha colpita di più di Victor Zorza, mentre scriveva il libro?

Il dolore e la resilienza, come spesso accadde quando si studia la vita di un intellettuale ebreo. Gli intellettuali ebrei, specie quelli che hanno vissuto con mano la persecuzione nei periodi peggiori di essa, hanno mostrato quanto la vita possa avere senso ancora ancora e ancora: ogni volta che tu costruisci e ti distruggono quello che hai costruito, puoi sempre ritrovare un senso, ricostruire una cosa, andare avanti su un binario completamente nuovo. E questa è una lezione contro la depressione, una lezione pratica, seria, decisiva, che avrei voglia di aggiungere al mio libro “Trovare la calma nella tempesta”.

Quanto crede sarebbe importante in Italia, grazie al suo libro, scoprire la figura di Victor Zorza, e perché?

Scoprire la figura di Victor Zorza potrebbe essere estremamente significativo in Italia per diversi motivi, innanzitutto credo si tratti di una fonte di ispirazione per il giornalismo e il pensiero critico: Victor Zorza rappresenta un esempio di giornalismo impegnato, capace di andare oltre la superficie per raccontare storie invisibili o trascurate. Questo approccio potrebbe essere un modello per i giornalisti e i pensatori italiani, incoraggiando una maggiore attenzione ai temi umani e sociali. Inoltre, per i lettori italiani, Zorza assume una particolare rilevanza come figura che ha influenzato o anticipato le scelte di Terzani. Questo parallelismo potrebbe stimolare una rilettura delle opere di Terzani alla luce dell’impronta lasciata da Zorza, arricchendo il significato della sua produzione letteraria e delle sue scelte di vita. Non trascurerei nemmeno il fatto che potrebbe essere stimolante per una riflessione sulla globalità dei temi umani: Zorza ha unito il racconto delle piccole realtà locali (i villaggi indiani) con il mondo occidentale, dimostrando come i temi umani siano universali. Questa prospettiva può essere preziosa in un mondo sempre più globalizzato, ma spesso frammentato. Anche in altri campi, Zorza non si è limitato al giornalismo, ma ha dato un contributo significativo anche alla promozione delle cure palliative in Russia. Il suo esempio può arricchire il dibattito italiano su temi simili, favorendo una riflessione sui valori di cura e umanità. Per dirla in breve, mi pare che approfondire Victor Zorza in Italia potrebbe ispirare sia un rinnovato interesse per un giornalismo di qualità sia un dialogo culturale e umano capace di mettere al centro le persone, le loro storie e le loro necessità.