In Italia non manca la fantasia. Anche per indicare i regimi fiscali: delle nuove attività produttive, dei contribuenti minimi, di vantaggio, contabile agevolato, forfetario agevolato. A questi regimi tributari si applica un’imposta proporzionale, la famosa “flat tax”. Un sistema di tassazione che costituisce un’eccezione rispetto all’imposta progressiva sui redditi (IRPEF e che si può applicare entro un limite di fatturato. In origine il tetto era di 30 mila euro, poi è salito a 65 mila e attualmente è a 85 mila.
Ovviamente, più alto è il limite del sistema forfetario, maggiore è la differenza tra le imposte pagate da chi è nel regime fiscale progressivo (quasi tutti dipendenti e pensionati). Basti dire che con un reddito di 85 mila euro un imprenditore versa 12.750 euro di imposta (il 15%), mentre un dipendente paga mediamente 31.600 euro (oltre il 37%) tra IRPEF nazionale, regionale e comunale. Questa differenza di trattamento è palesemente ingiusta.
In questi casi siamo comunque nell’ambito della legalità, seppure iniqua. Invece, la “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” pubblicata nel 2024, segnala che la media degli ultimi anni alla propensione al gap nell’imposta sui redditi da lavoro autonomo e impresa è del 68,2%. Detto più chiaramente: le partite IVA non dichiarano oltre 2/3 dei ricavi e di conseguenza versano meno di 1/3 delle imposte IRPEF dovute.
In un Paese normale dovrebbe scattare un piano straordinario per recuperare il maltolto. In Italia il Governo che cosa fa? Propone un concordato preventivo biennale agli imprenditori e ai lavoratori autonomi, che si impegnano per questi due anni a dichiarare gli importi concordati con il fisco.
Per chi decide di aderire alla proposta le eventuali differenze tra il reddito effettivo e quello concordato non influenzeranno il calcolo delle imposte dovute. Non solo: i concordatari saranno esclusi dagli accertamenti fiscali per i due periodi d’imposta e avranno la possibilità di accedere a un regime di ravvedimento speciale che, previo versamento di un’imposta sostitutiva, consente di sanare le annualità ancora accertabili, cioè quelle degli ultimi 5 anni d’imposta. In sintesi, si tratta di un condono, per il passato, per il presente e per il prossimo futuro.
Il concordato preventivo biennale per le casse del fisco ha almeno un aspetto positivo: comporta un aumento delle entrate. Che cosa fare di questi introiti straordinari? La Lega ha proposto di utilizzare queste risorse per alzare il tetto della flat tax a 100 mila euro.
Quindi, i soldi che verranno versati dagli imprenditori e dai lavoratori autonomi per il concordato e per il condono – secondo Matteo Salvini – dovrebbero servire per diminuire le imposte proprio a chi li ha versati. Un capolavoro fiscale, che tecnicamente potremmo definire una partita di giro, ma che nella sostanza è una vera presa in giro.
Per quale ragione chi è più propenso all’evasione fiscale viene condonato e persino premiato? Seguendo la logica dell’equità e della giustizia, tutti i contribuenti soggetti ad IRPEF dovrebbero insorgere, ma al momento non si vedono rivoluzioni (fiscali) all’orizzonte. Forse aveva ragione Erodoto: “È più facile trarre in inganno una moltitudine che un uomo solo”.