Martedì 17 dicembre 2024 alle ore 18.45 il Laboratorio permanente di riconversione economica, parte del progetto “Economia Disarmata”, organizza un nuovo incontro online incentrato su un dialogo aperto con Sergio Bellono, segretario generale della Cgil di Torino.
L’incontro sarà trasmesso in streaming nel canale YouTube del progetto Economia Disarmata https://www.youtube.com/economiadisarmata
Torino, come esposto nella ratio del Laboratorio permanente di riconversione economica, rappresenta il caso emblematico della crisi dell’industria italiana, e in particolare del comparto automotive, crisi profonda che ha aperto la strada ai progetti di riarmo guidati da Leonardo che in città ha annunciato di voler impiantare un polo d’avanguardia nel campo dell’aerospazio.
Lo stesso termine, affascinante, dell’aerospazio mira a distogliere l’attenzione dallo stretto legame esistente con la ricerca finalizzata alla produzione destinata al settore della Difesa secondo i piani di partnership internazionale che fanno ad esempio del sito di Cameri, Piemonte, in provincia di Novara, un nodo nevralgico della filiera dei cacciabombardieri F35 della Lockheed Martin.
Il compito esplicito del nostro Laboratorio permanente è quello di promuovere una riflessione finalizzata ad individuare aree produttive concretamente alternative alla pressante volontà sostenuta dai maggiori centri di pensiero di trasformare l’economia europea in assetto di guerra, così come apertamente dichiarato dai vertici della Ue.
Si tratta di un compito difficilissimo ma necessario se non si vuole restare sul piano dei valori astratti mentre sta mutando radicalmente il concetto stesso di Europa sul piano delle relazioni internazionali che dettano le linee di politica economica e industriale.
Come ha detto il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo D’Urso, presentando in senato il libro verde della politica industriale 2030, ormai in Germania gli ingegneri e i tecnici escono dalla Volkswagen in crisi per essere assunti dalle imprese di armi. Tra queste un posto centrale è ricoperto dalla Rheinmetall Defense che promuove una stretta collaborazione con Leonardo e controlla in Sardegna, a Domusnovas nell’iglesiente, il sito produttivo di bombe e missili diretti ad alimentare il ricco cliente saudita – dopo uno stop temporaneo all’export realizzato in passato grazie all’impegno congiunto del comitato riconversione Rwm con associazioni e movimenti nazionali e internazionali.
È chiaro che occorre conoscere le tesi dei maggiori centri studi impegnati a legittimare e sostenere il riarmo, in particolare le due fondazioni Leonardo e Med-Or, puntando a valorizzare il patrimonio pubblico delle aziende controllate dallo stato da orientare in senso opposto a quello che ha portato una progressiva conversione verso il settore bellico di Finmeccanica e società connesse.
Per affrontare il nodo Torino è necessario conoscere la questione ex Fiat ora Stellantis, le ragioni della crisi strutturale di quello che è stato il maggior gruppo privato italiano che ha determinato il volto stesso del Paese con un modello d’impresa opposto, ad esempio, a quello di Olivetti.
Per questo proponiamo il dialogo con il segretario Bellono che ha dichiarato di volersi sporcare le mani affrontando la questione della politica industriale delle armi. La sfida che vogliamo raccogliere è quella di una democrazia economica dove siano i lavoratori e i cittadini consapevoli ad incidere sulle scelte strategiche. L’assemblea generale della Cgil ha votato contro l’aumento delle spese militari ma è ovvio che per poter passare dalla protesta alla proposta si devono fare i conti con la concorrenza di altre sigle più “pragmatiche” che puntano alla salvaguardia dell’occupazione di settore senza avere quella visione globale emersa ai tempi della Flm di Alberto Tridente e altri – come il valsusino Achille Croce – che sostenevano una politica industriale di pace e sono stati gli artefici della legge 185/90 sul controllo all’esportazione di armi. La legge 185/90 è ora sotto attacco da una maggioranza politica trasversale, considerata provvidenziale dai vertici dell’Associazione delle imprese della Difesa e delle Spazio che vedono vicino l’obiettivo di rimuovere un ostacolo alla competitività del sistema Italia di cui si ritengono i migliori ambasciatori nel mondo.