La Città 30 è una misura che favorisce tutte le persone, anche ciascuno di noi quando usa l’auto o la moto.
Abbassare il limite di velocità in città non aumenta il traffico, come sostengono erroneamente alcuni, ma lo rende più fluido poiché scorre meglio se procede a velocità più costante e uniforme.
Una velocità più costante garantisce non solo una circolazione più fluida ma anche una rilevante combinazione di benefici: meno inquinamento, meno stress e più attenzione sulla strada.
Di recente è stato presentato lo studio “Zone 30: il ruolo delle aree a bassa velocità nel migliorare la qualità dell’aria urbana”, una ricerca realizzata da Ramboll Group, socio della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (https://www.fondazionesvilupposostenibile.org/chi-siamo/#soci), che analizza l’impatto complessivo delle Zone 30 su qualità dell’aria, traffico, inquinamento acustico e sicurezza stradale.
La ricerca si basa sull’analisi di 47 studi condotti su oltre 40 città europee e internazionali sugli effetti delle Zone 30 in contesti urbani diversi, dalle scuole ai centri cittadini, fino alle grandi metropoli, evidenziando sia aspetti positivi che alcune sfide legate alla loro introduzione.
La ricerca infatti, mette in luce come le aree a bassa velocità possano contribuire a ridurre emissioni nocive e inquinamento acustico, migliorare la sicurezza stradale e favorire una maggiore vivibilità urbana, considerando che con l’avvio di zone 30 i tempi di percorrenza medi non si riducono o si riducono di pochissimo.
Sul fronte della sicurezza le zone 30 hanno dimostrato una drastica riduzione degli incidenti stradali: fino al 37% di diminuzione della mortalità e un calo del 38% dei feriti.
Questo risultato è particolarmente significativo in prossimità di scuole e centri urbani densamente popolati.
Le aree a bassa velocità contribuiscono anche ad una riduzione del rumore stradale tra i 2 e i 4 decibel, migliorando sensibilmente la qualità della vita nelle zone residenziali.
Questo effetto si traduce in un maggiore benessere per i residenti e una diminuzione dello stress urbano.
Per quanto riguarda invece le emissioni, la ricerca ha evidenziato che, nelle aree con velocità limitata a 30 km/h, si registrano emissioni più basse per alcuni inquinanti nocivi, come il particolato fine (PM10 e PM2.5) e gli ossidi di azoto (NOx), grazie alla guida più fluida e all’assenza di accelerazioni improvvise, o brusche frenate.
Tuttavia, è stato riscontrato che la riduzione della velocità potrebbe aumentare lievemente le emissioni di CO2 (fino al 2,7% in alcuni contesti), soprattutto per i veicoli con motori a combustione interna, progettati per operare al meglio a velocità superiori.
Come evidenziato dallo studio, le Zone 30 rappresentano quindi un tassello importante per la transizione verso città più vivibili, sostenibili e sicure.
Tuttavia, per massimizzare i benefici e superare le sfide, è necessario un approccio integrato che unisca politiche di mobilità, sensibilizzazione pubblica e infrastrutture adeguate.
Esperienze in città come Barcellona, Londra e Bologna dimostrano che, se accompagnate da politiche per la mobilità sostenibile, queste misure possono ridurre le emissioni fino al 19%, migliorando sia la qualità dell’aria che il tessuto urbano.
Sebbene questi dati siano incoraggianti, la ricerca sottolinea che diverse analisi si basano su simulazioni e modelli, e possono contenere dei limiti metodologici.
Ad esempio, la valutazione delle emissioni di CO2 non sempre considera gli effetti secondari come la riduzione complessiva del numero di veicoli o l’adozione di una guida più dolce.
Gli autori invitano quindi a ulteriori approfondimenti per definire con precisione gli “effetti netti”, considerando anche le differenze tra motorizzazioni tradizionali ed elettriche, e soprattutto alla necessità di calibrare la progettazione delle Zone 30 con le caratteristiche specifiche della città e delle singole strade incluse.
La ricerca si sofferma anche sulla necessità di avere una progettazione adeguata, indispensabile per migliorare l’efficacia delle zone 30.
“Le modifiche ai limiti di velocità, si sottolinea, richiedono una pianificazione accurata e un’analisi approfondita per garantire benefici a lungo termine.”
È fondamentale quindi valutare le caratteristiche specifiche della rete stradale.
L’effetto sui flussi di traffico varia in base alla topologia della rete stradale.
La pianificazione deve favorire il flusso continuo dei veicoli senza frequenti fermate e ripartenze, che aumentano le emissioni di ossidi di azoto e particolato, soprattutto in aree con alti volumi di traffico.
Ed occorre integrare sistemi di gestione del traffico, come la sincronizzazione dei semafori e percorsi alternativi, per evitare congestionamenti locali.