Il 23 dicembre il presidente statunitense Joe Biden ha commutato 37 delle 40 condanne a morte federali la cui esecuzione sarebbe stata probabilmente ai primi posti dell’agenda del prossimo presidente Trump, passato alle lugubri cronache per la scia di sangue di 13 esecuzioni federali lasciata negli ultimi mesi del suo primo mandato.

Queste le parole con cui il presidente Biden, la cui amministrazione nel 2021 aveva introdotto una moratoria sulle esecuzioni federali, ha motivato la sua decisione: “Voglio essere chiaro: io condanno questi assassini, soffro per le vittime delle loro spregevoli azioni e provo dolore per tutte le famiglie che hanno subito perdite inimmaginabili e irreparabili. Ma, guidato dalla mia coscienza e dalla mia esperienza, sono più che mai convinto che dobbiamo porre fine all’uso della pena di morte a livello federale. Non posso accettare che una nuova amministrazione riprenda le esecuzioni di condanne a morte che io avevo fermato”.

Tre dei 40 condannati a morte sono stati esclusi dall’elenco delle commutazioni e dalla “coscienza ed esperienza” di Biden in quanto giudicati colpevoli di terrorismo e di stragi motivate dall’odio.