Nel mondo, a metà del 2024, c’erano 122,6 milioni di persone colpite da “sradicamento forzato globale” (rifugiati, richiedenti asilo, sfollati interni). E la previsione è che saranno 130 milioni entro la fine dell’anno. Al 1° gennaio 2024 vivevano, invece, in Italia poco meno di 414 mila cittadini non comunitari con permesso di soggiorno per motivi di protezione e asilo, lo 0,7% di tutta la popolazione. Sono questi alcuni dei dati presenti nel Report “Diritto d’Asilo 2024” della Fondazione Migrantes (con Tau Editrice), curato da Cristina Molfetta e Chiara Marchetti e giunto all’ottava edizione, che quest’anno porta il titolo “Popoli in cammino… senza diritto d’asilo”. Il Report, come ogni anno, legge e interpreta dati, norme e politiche e raccoglie anche storie che raccontano come nell’Unione europea e nel nostro Paese sia sempre più a rischio il diritto d’asilo (è stato approvato il “nuovo” Patto europeo sulla migrazione e l’asilo: un compromesso al ribasso che prelude a un ulteriore impoverimento dei diritti di richiedenti asilo e rifugiati), proprio mentre guerre e conflitti si allargano e anche situazioni estreme legate al cambiamento climatico contribuiscono a far crescere il numero delle persone costrette ad abbandonare la propria terra. Proprio in questi giorni, ad esempio, è purtroppo tornata di attualità la situazione siriana e il Report ci ricorda che già da anni la Siria (circa 183 mila richiedenti nel 2023) è il principale Paese d’origine delle persone che cercano rifugio nell’Unione europea. In Italia, sono la seconda nazionalità di provenienza di chi arriva, in particolare, dalla rotta Mediterranea.

Per quanto riguarda l’Italia, il Report, che ha analizzato i decreti approvati nel 2023, definisce come “frammentato, grossolano e iniquo” l’attuale sistema di accoglienza. Dopo l’entrata in vigore della legge n. 50/2023, la rete di società civile del Forum per cambiare l’ordine delle cose  ha condotto un monitoraggio in diversi territori su quattro macro‐tematiche: le procedure accelerate in zone di frontiera o transito; i tempi e le prassi di convocazione per le audizioni e i tempi di decisione delle Commissioni territoriali; i criteri di riconoscimento della protezione speciale fondata sul rispetto dell’articolo 8 CEDU; i tempi e le prassi nei casi di rinnovo e conversione della protezione speciale. Il monitoraggio ha rilevato in varie Questure una serie di pratiche di esclusione e di cattiva informazione, con circolari che hanno indotto in errore migliaia di persone già in possesso del permesso di soggiorno per protezione speciale che avrebbero voluto rinnovarlo o convertirlo, oppure con ritardi nella concessione degli appuntamenti, con gravi ripercussioni sulla possibilità di svolgere un’attività lavorativa regolare e con conseguenze che si sono estese ai familiari degli interessati. “Le norme adottate dal legislatore italiano nel 2023 (quattro decreti legge con altrettante leggi di conversione) in materia di protezione internazionale hanno suscitato, si legge nel Report, molti dubbi di costituzionalità negli operatori legali e negli studiosi della materia.”

 E a proposito del protocollo Italia‐Albania, nel Rapporto si legge: “Il protocollo migratorio firmato il 6 novembre 2023 tra Italia e Albania mira a combattere l’immigrazione illegale attraverso la costruzione di centri di accoglienza e identificazione in Albania finanziati dall’Italia. Questi centri hanno il compito di ospitare migranti soccorsi nel Mediterraneo per determinare la loro idoneità alla protezione internazionale o, in caso contrario, per il rimpatrio. Presentato come una “soluzione innovativa”, l’accordo, che ha una chiara funzione deterrente, ha tuttavia sollevato dubbi tra i giuristi e le organizzazioni per i diritti umani: malgrado i significativi costi economici, il protocollo potrebbe risultare inefficace rispetto ai suoi stessi obiettivi e dannoso per i diritti fondamentali dei migranti, creando di fatto un sistema di “esternalizzazione” che isola i migranti dal territorio e dalla società italiana.” 

Per quanto riguarda invece i Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA), il Report nette in luce il fatto che, nonostante il divieto di  trattenimento per i MSNA previsto dalla legge italiana, molti minori sono trattenuti in centri inadeguati, quali hotspot e centri governativi di accoglienza, spesso in condizioni critiche e promiscue con adulti. Questi centri non garantiscono un’adeguata tutela legale, né la possibilità di chiedere asilo o permessi di soggiorno, lasciando i minori in uno stato di isolamento e incertezza. La recente legge 176/2023 ha legalizzato il collocamento dei MSNA sopra i 16 anni in strutture per adulti, una misura che contrasta con il superiore interesse del minore sancito dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Le ripetute violazioni dei diritti fondamentali sono state confermate da sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che ha condannato l’Italia per trattamenti inumani e degradanti nei confronti di minori collocati proprio in strutture per adulti. Nonostante le condanne, tuttavia, le prassi non sono state modificate e la gestione emergenziale continua a prevalere.

Qui la sintesi del Diritto d’Asilo – Report 2024 della Fondazione Migrantes: https://www.migrantes.it/wp-content/uploads/sites/50/2024/12/DdA24_Migrantes_Sintesi.pdf