A fare pressione Usa, Russia e Israele. La denuncia del presidente Arci, Walter Massa, di ritorno dall’Aia: “Trump prepara la risoluzione al Congresso”.

“Intimidazione ai giudici che alla Corte dell’Aia indagano sui crimini commessi a Gaza: un fatto inquietante, pericoloso e contraddittorio”. Queste le parole che il presidente di Arci, Walter Massa, sceglie per descrivere quanto appreso dai funzionari della Corte penale internazionale (Cpi) con sede all’Aia: “Giudici, procuratori, vice procuratori, ma anche collaboratori che lavorano ai mandati d’arresto su Netanyahu e Gallant- dichiara Massa all’agenzia Dire- sono vittima di enormi pressioni dagli Stati Uniti e dal Mossad. Oltre ad essere inquietante, è assurdo che a cercare di smantellare la Corte dell’Aia siano Paesi che non ne fanno parte, ma ciò che è peggio è che se la Cpi viene meno, verrà giù l’impalcatura dell’Unione europea: se perde il pilastro della giustizia, cosa ne resterà?” si chiede Massa. L’incontro coi giudici della Corte è stato al centro di una missione nella città olandese promosso dall’Intergruppo parlamentare Pace in Palestina e Israele, a cui hanno preso parte giovedì scorso una ventina di deputati ed eurodeputati italiani all’opposizione (tra cui Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo), insieme a esponenti dell’Associazione delle ong italiane (Aoi), Arci e Assopace Palestina.

L’intento era avere aggiornamenti sull’inchiesta, ancora in corso, che ha portato i giudici a emettere mandati d’arresto internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e il comandante di Hamas, Mohammed Deif. “L’operatività della Corte è appesa a un filo” premette Massa, “perché si attende la votazione, a gennaio, di una risoluzione al Congresso degli Stati Uniti”, dopo l’insediamento dell’amministrazione Trump bis. “Se approvata, arriveranno sanzioni pesantissime”, che di fatto secondo il responsabile “seguono il modello applicato per colpire le organizzazioni terroristiche”.

“Tutti i funzionari e i collaboratori che lavorano sul dossier Palestina saranno dichiarati ‘persone indesiderate’ negli Stati Uniti e, a cascata, anche in tanti altri Paesi” dice il presidente di Arci. Inoltre, “sarà colpito chiunque collabori, direttamente o indirettamente, con quell’organismo”. Da ciò consegue, ad esempio, che “diventerà impossibile per la Corte acquistare computer, laptop e quant’altro, perché le aziende fornitrici chiuderanno i rapporti per evitare di essere colpite a loro volta da sanzioni”. A questo, prosegue Massa, va aggiunto da un lato il fatto che “diversi funzionari sono ricercati dai russi per il dossier Ucraina”, che ha portato a un mandato d’arresto internazionale contro il presidente Vladimir Putin e “già rischiano di essere intercettati fisicamente dai servizi segreti russi”. Dall’altro, le pressioni del Mossad. A maggio, il quotidiano britannico Guardian, in collaborazione con le testate israeliane +972 e Local Call, ha riferito di una “guerra segreta” che Israele starebbe conducendo contro la Corte dell’Aia “da quasi un decennio”, ossia da quando, nel 2014, è stata aperta l’inchiesta sulle violazioni subite dalla popolazione palestinese, sia su esponenti del governo israeliano che su esponenti di gruppi armati palestinesi: Israele, si legge nell’articolo, “ha schierato le sue agenzie di intelligence per sorvegliare, hackerare, fare pressioni, diffamare e presumibilmente minacciare alti funzionari della Cpi nel tentativo di far deragliare le indagini”.

Stando a quanto hanno riferito i giudici alla delegazione italiana, dalla notizia dei mandati d’arresto sarebbe “partito l’ennesimo attacco, ma stavolta molto organizzato, contro l’istituzione giuridica che garantisce la tenuta dell’Ue. Inoltre è l’unico organismo internazionale che lavora ininterrottamente anche quando il Consiglio di sicurezza dell’Onu viene bloccato dai veti”. Da qui la “forte preoccupazione” dei delegati. Che ora dichiarano battaglia: “Faremo tutto quanto in nostro potere, nelle sedi opportune, per difendere la Cpi” assicura Massa, che conlude: “È l’organo della giustizia internazionale creato dai Paesi occidentali col Trattato redatto a Roma nel 1998 e siglato da 124 Paesi. Non permetteremo che chi non lo riconosce, ora lo smantelli”.