Un approfondimento tratto dal blog di Giancarla Codrignani
CONTRO ELON MASK
Un’analisi condotta in nove Paesi, tra cui l’Italia, rivela che le dinamiche politiche su X (già Twitter) sono strutturalmente polarizzate.
Walter Quattrociocchi, coautore dello studio, spiega come la tossicità nelle interazioni tra opposti e la struttura comune delle reti politiche riflettano modelli universali.
Strategia e consapevolezza possono mitigare questi effetti
In termini di interazione sui social “non ci sono differenze sostanziali” tra diversi Paesi: “la polarizzazione è il motore del dibattito in un ambiente che punta all’intrattenimento”.
A parlare a Formiche.net è Walter Quattrociocchi, professore di informatica all’Università Sapienza di Roma, dove dirige il Center for Data Science and Complexity for Society.
È coautore di un recente studio pubblicato su Nature Communications, intitolato “Patterns of partisan toxicity and engagement reveal the common structure of online political communication across countries”.
L’analisi si sofferma sulle dinamiche di polarizzazione politica su Twitter (ora X) in nove Paesi: Canada, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti.
Quattro i risultati principali.
Il primo riguarda la polarizzazione strutturale dei network: le interazioni politiche, infatti, sono strutturalmente polarizzate, con una chiara divisione tra i gruppi politici di sinistra e destra.
La seconda è rappresentata dalla maggiore tossicità nelle interazioni fuori gruppo: le interazioni tra utenti di ideologie opposte risultano essere significativamente più tossiche rispetto a quelle tra utenti dello stesso schieramento, un segno di “polarizzazione affettiva” che si manifesta in tutti i Paesi esaminati.
La terza riguarda un fenomeno particolare, ovvero il minor engagement per le interazioni tossiche e fuori gruppo: le interazioni tossiche o con utenti “fuori gruppo” ricevono meno interazioni rispetto a quelle più moderate o “in gruppo”, suggerendo che, nonostante il focus mediatico sui conflitti, le conversazioni civili tendono ad avere un impatto maggiore.
La quarta e ultima vede uno schema comune di alleanze e opposizioni: gli autori hanno identificato, infatti, una struttura comune tra gli utenti politicamente impegnati, che si ripete nei diversi Paesi; una sorta di schema alleato-nemico che evidenzia come le dinamiche della polarizzazione politica abbiano tratti universali.
“La nostra ricerca sottolinea l’importanza di affrontare la polarizzazione con strategie basate sui dati, che possano supportare un dialogo più costruttivo e inclusivo”, spiega Quattrociocchi indicando nel “prebunking” una possibile soluzione, senza la pretesa di disporre di una bacchetta magica.
“Serve creare consapevolezza sugli utenti sul nuovo sistema informativo che viviamo”, dice.
In un ambiente “talmente tanto entropico” Quattrociocchi non crede possibile l’esistenza di un deus ex machina in grado di ingegnerizzare la disinformazione.
Attori come la Russia possono provarci, ma “l’outreach rimane limitato alla loro bolla” e anche le minoranze rumorose hanno un “impatto limitato”, spiega.