“La fabbrica socialmente integrata, il più grande esperimento sociale che forse qua non avverrà mai”. Lunedi’ 16 dicembre (h. 20.30) al Circolo Arci Rinascita Campi Bisenzio, Piazza Matteucci, incontro promosso dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn. Sono invitate a partecipare tutte le forze solidali, dall’associazionismo alla cittadinanza progressista e solidale[accì]

 

Parlateci ora di decreti sicurezza, mentre ci attanaglia l’insicurezza globale. Qua a pochi metri l’esplosione del deposito Eni ha ucciso due lavoratori, ne ha feriti 9 e 3 risultano ancora dispersi. Alle famiglie, alla nostra comunità, un abbraccio commosso di rabbia e dolore. Il boato ha rotto vetri, ha fatto tremare tutto: l’esplosione è avvenuta in un deposito  ENI a Calenzano, nella piana pratese[ndr].

Solo una, una singola esplosione. A ricordarci che noi, di cosa sia una guerra, una serie infinita di esplosioni, noi non ne abbiamo nemmeno idea. Quanto sarà tossica la nube che ne è sprigionata, lo scopriremo tardi. Quanta vita ci sta togliendo l’aria che respiriamo ora, il cibo che mangeremo poi, lo scopriremo tardi o forse mai.

No, non abbiamo bisogno della tragedia per dire che avevamo ragione, per ribadire quanto è tossica l’economia fossile. Basta dare un’occhiata agli articoli che si trovano velocemente online per rendersi conto che tutto era scritto: “Deposito petrolifero ad alto rischio nel cuore della Toscana”. Noi non vogliamo nuove cicatrici per avere la ragione. Vogliamo avere la forza di riprenderci la vita.

Qua il 1° dicembre, a Campi Bisenzio, nel magazzino dell’e-commerce un lavoratore si è tolto la vita. Un anno fa, una lavoratrice della Leonardo moriva mentre aspettava l’autobus investita dalla manovra di un tir della logistica. Qua un anno fa, avevamo da poco finito di contare le vittime dell’alluvione, finito da poco di spalare, contavamo i danni e tentavamo disperatamente di salvarci dall’umidità che era ovunque. Qua si aprono e si chiudono capannoni per sfuggire a contratti e leggi;  ti manganellano se chiedi di lavorare 8 ore per 5 giorni. Qua c’è un movimento che rivendica le 40 ore settimanali, come nel 1800. I soldi scorrono a fiumi e tra appalti, subappalti, capannoni, si riciclano e nascono addirittura forme di mafia autoctone. Qua la media di malattie respiratorie e tumori è più alta di quella nazionale, perché qua, l’aria è tra le più inquinate d’Europa (ci batte solo la pianura padana).

C’è stata la crisi della Gkn, della moda, dei vivai, del tessile, dei distretti. Qua ogni tanto qualche capannone brucia. E qua ogni tanto brucia con dentro qualche lavoratore che dorme dentro i capannoni.

Qua arrivano fondi finanziari a chiudere fabbriche e dopo magari la speculazione immobiliare a farci la cresta. Qua provano a dividerci tra chi è sorvolato dagli aerei oggi e chi sarà sorvolato dagli aerei domani, quando gli aerei in un catino di inquinamento come questa piana, non dovrebbero proprio arrivare. Qua si consuma suolo, addirittura più della media nazionale di un paese che consuma e impermeabilizza metro quadro su metro quadro. Qua ci stiamo ancora leccando le ferite dei morti per l’inceneritore di San Donnino e abbiamo dovuto lottare per fermarne uno nuovo. E beati voi che vi assolvete.

Beati voi che non sentite il fastidio di non essere all’altezza di fermare tutto questo. Noi no. Noi qua schiumiamo rabbia. Noi qua, lasciati a marcire tra alluvioni ed esplosioni, senza stipendio da 12 mesi, rimbalzati lentamente da un tavolo all’altro, noi sentiamo il dovere di andare avanti.

A maggior ragione e con maggiore forza! Che venga il consorzio pubblico, la fabbrica socialmente integrata e qua a pochi metri da tutto questo, che nasca un polo delle energie rinnovabili della mobilità sostenibile. Giusto ieri, avevamo invitato tutta la cittadinanza e l’associazionismo solidale della piana a un’assemblea lunedì prossimo. A maggior ragione e con maggiore forza.

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news – Esplosione  a Calenzano: 5 morti, 26 feriti 
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