Nell’antica Grecia la Xenia, ξενία (l’ospitalità) era un vincolo sacro, e, poiché protetta da Zeus Xenios, quando uno straniero si presentava alla porta, il padrone di casa non poteva negargli l’accoglienza, pena l’incorrere nell’ira del dio. Questa legge non scritta imponeva che l’ospite fosse considerato sacro e, proprio in quanto ospite, la sua identità di straniero bisognoso di assistenza era prioritaria rispetto a quella anagrafica del nome, della condizione e dell’ascendenza familiare.

Siena, Porta Camollia (immagine di Tumblr.com)

Sulla Porta Camollia di Siena viene accolto il precetto e infatti svetta orgoglioso e coraggioso il motto “Cor magis tibi Sena pandit“, (più della sua porta Siena apre il suo cuore). E veramente costruisce uno dei primi Pellegrinai d’Europa, nel 1320 – 1330 per chi viaggiava da e per Roma a piedi per cercare miglior grazia. Per religione anche, ma peregrinus è anche viandante, persona che va errando fuori dalla propria patria. Il 1330 è lontano, nessuno studia più il latino e Porta Camollia si sporca di polveri sottili. Sarà per questo che il governo di Siena dal 2022 lascia per mesi in strada alcune decine di richiedenti asilo che arrivano dalla Balkan Route feriti nei corpi, nello spirito e nella fiducia.

Questo è il terzo inverno che evitiamo il morto per freddo grazie all’inedita coppia Arcivescovo Cardinale Lojudice con la Caritas Diocesana e Rifondazione Comunista di Siena per i pernotti. Molto meno impregnati di pregiudizi di alcuni liberali; il primo ospita a spese del volontariato cattolico circa 30 giovani nell’ex refettorio delle monache Clarisse più altri 15 in altri dormitori di fortuna, con 3 gabinetti Sebach.

La seconda ospita nella sua sede, con un solo bagno, a spese del volontariato laico, circa 45 giovani , dopo essere stati sgombrati e multati (ahahah) per bivacco da un parcheggio. Unico luogo riparato dove ancora potevano attendere di essere chiamati in Questura, dopo aver tutti manifestato la volontà di chiedere asilo: ad una nazione ad alta democraticità.

Doveva essere un riparo di emergenza. Ma è tornato comodo lasciarli lì. Dai primi di novembre. E ci passeranno Capodanno. Le istituzioni non hanno posto. Tra una colazione comunista con una generosa attivista Lgbt e un pranzo da Suor Nevia alla Caritas, fiera di essere chiamata “madre” da tanti figlioli così tranquilli, spoggetteranno l’anno. Tra la foto del Che e la Messa in Duomo. Tra Il Capitale e il Vangelo. Tra chi, che Dio e il Che l* benedica, non ha ancora scordato cosa sia una comunione, un sorreggersi nelle difficoltà, tra chi non si è ritirato dall’umanità.

Nel mezzo lo Stato c’è solo se obbligato senza appiglio alcuno, quando proprio non può sottrarsi. Solo allora cede un pezzo di pane. E questa non è una cosa buona. Succede in tutta Italia. Dopo la distruzione del sistema di accoglienza e la costosa costruzione della macchina del rifiuto. Non sono aumentati i numeri dell’immigrazione, come certifica l’ultimo Rapporto della Fondazione Migrantes, è diminuita la capacità di “sentire” e collaborare. Qualcuno ha titolo per sgranare il rosario, simbolo di maternità divina, accoglienza, affetto, nutrimento e rassicurazione. Qualcun altro no.

 

di Monica Tosoni

 

Nella fortunata eventualità che qualcuno voglia aiutare, questo è l’IBAN di Federazione PRC Siena: IT43Q0103014202000000743619 – Causale: sostegno richiedenti asilo