Beppe Carovani è sorto alla ribalta del grande pubblico per la sciagura che si è svolta a Calenzano, Comune di cui è sindaco. Ma Beppe Carovani è, per me, in primo luogo un vecchio amico con cui abbiamo fondato, insieme a Don Marco, il Comitato per la Pace di Calenzano, molti anni fa e, soprattutto, una persona che ha sempre seguito le sue idee e cercato di agire di conseguenza.
Beppe, come sindaco tu hai denunciato, ben prima della disgrazia, la pericolosità dell’impianto ENI. Ci vuoi raccontare gli antecedenti?
Quando ormai 25 anni fa vi fu l’avvio del confronto sulla terza corsia autostradale, nei tavoli di confronto con la Regione avevamo rappresentato il quadro dei molti pesi che il nostro territorio aveva dovuto sopportare nel secondo dopoguerra a servizio dello sviluppo dell’area metropolitana: dal deposito ENI, alle cave, al terminale TERNA di alta tensione, alla A1, alla diffusa e incontrollata industrializzazione indotta dalla dichiarazione di Calenzano area depressa.
Gravami che hanno creato in tutti questo anni problemi non indifferenti in termini di traffico, di inquinamento atmosferico, di rischi per la salute e l’incolumità pubblica. La classificazione del deposito ENI come sito a rischio di incidente rilevante ai sensi della Direttiva Seveso aveva portato alla predisposizione di un piano di emergenza esterna in cui venivano evidenziate le possibili ricadute di danno sul territorio, in un areale di circa 200 metri, in gran parte ricadenti nel perimetro dell’area ENI. Previsioni rivelatesi del tutto inadeguate visto che l’onda d’urto dell’esplosione è arrivata ad oltre un chilometro di distanza.
Finché non è successo niente la percezione del pericolo da parte della comunità era un’ipotesi del tutto remota. Ora la gente ha paura perché percepisce di vivere vicino ad una bomba.
Per coloro che non vivono nell’area fiorentina vuoi spiegare cosa è successo nella Piana a Nord, quali sono le criticità presenti, come quest’area si sia trasformata da campi in una zona densamente popolata e industrializzata?
Come rammentato Calenzano fu dichiarata zona depressa e questo portò ad uno sviluppo incontrollato delle attività produttive soprattutto nella parte pianeggiante del nostro Comune. Solo nel 1965 fu adottato un piano regolatore che cercò di contenere lo sviluppo industriale, di proteggere alcune aree pianeggianti di grande pregio (Travalle e Carpugnane) e le colline (Sommaia) dall’assalto del cemento. Fu una fase non facile per il nostro territorio. Le amministrazioni dell’epoca cercarono anche di riequilibrare le funzioni sul nostro territorio, incoraggiando lo sviluppo della residenza e dei servizi.
Oggi tale riequilibrio è stato raggiunto e non ci sono più ragioni per continuare a consumare suolo, cementificando sulle aree inedificate.
Abbiamo adottato nello scorso settembre una variante di salvaguardia che ha tolto dalla pianificazione urbanistica alcune previsioni edificatorie varate dalla precedente amministrazione.
Abbiamo visto in occasione dei recenti eventi alluvionali quali danni provoca la continua impermeabilizzazione del territorio, soprattutto quello ad elevato rischio idrogeologico.
Dobbiamo smetterla di concepire la Piana tra Firenze e Prato come un vuoto da riempire con sempre nuove funzioni, come ad esempio la nuova pista aeroportuale di Firenze, che va a saturare con una infrastruttura totalmente incompatibile l’ultimo lembo di territorio rimasto libero nel cuore della città metropolitana.
Tornando alla tragedia, L’Assemblea Comunale di Calenzano ha votato la proposta di costituirsi parte civile al processo: qual è il senso di questa proposta e quali potrebbero essere i riscontri concreti?
Nel Consiglio Comunale dello scorso 23 dicembre è stata approvata una mozione presentata dalla Giunta Municipale in cui si impegna il sindaco a costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario che scaturirà alla fine delle indagini in corso volte ad accertare le cause e le responsabilità.
Crediamo che, al di là dei danni materiali subiti dalle strutture sportive, dalle aziende e dalle abitazioni, il danno più grave lo abbia subito l’intera comunità, ingannata da una evidente sottovalutazione dei rischi da parte del conduttore del deposito, che aveva escluso la possibilità che si verificasse un’esplosione nell’area del deposito. Ora i cittadini sono costretti a convivere con la paura che possa risuccedere.
La mozione ha chiesto anche che si attivi da parte della Regione un tavolo di confronto con Governo ed ENI che porti alla delocalizzazione dell’impianto, ormai palesemente incompatibile con il contesto in cui è inserito.
Tu, come ogni sindaco, sei responsabile della salute dei tuoi cittadini. Il territorio di Calenzano ha molte criticità in questo senso: puoi spiegare cosa l’amministrazione sta facendo per tutelare il benessere della popolazione?
È proprio nella mia veste di responsabile della salute e della sicurezza dei cittadini che non posso esimermi dal chiedere una riconsiderazione della localizzazione dell’impianto ENI.
Oltre a ciò Calenzano ha forti criticità soprattutto sulla qualità dell’aria che, in base agli approfondimenti fatti in passato, soprattutto in alcune zone come Settimello, hanno fatto emergere valori di concentrazione del particolato fra i più elevati della città metropolitana.
D’altronde il fatto di collocarsi su un crocevia infrastrutturale strategico a livello nazionale, con l’A1 che taglia longitudinalmente il nostro territorio, l’A11 e la Mezzana Perfetti Ricasoli che lo lambiscono al confine sud, ha favorito la collocazione sul nostro territorio di un importante polo della logistica e determinato una congestione da traffico che ha pochi uguali in altre realtà urbane. Se a ciò aggiungiamo la presenza di attività produttive storiche con significativi volumi di emissioni in atmosfera comprendiamo le ragioni di un tale deterioramento della salubrità dell’aria.
Contrastare questi fenomeni non è affatto facile. Quello che abbiamo fatto è innanzitutto smetterla di far crescere ulteriormente la congestione urbana.
In secondo luogo pretendiamo un’implementazione del servizio di trasporto pubblico soprattutto su ferrovia, oggi assolutamente insufficiente. Calenzano non beneficerà dello sviluppo del sistema tramviario nella piana. Pretendiamo pertanto che i treni regionali che oggi transitano abbiano almeno una fermata su Calenzano.
Da tempo Calenzano porta avanti iniziative per la Pace e per il cessate il fuoco in Palestina
La vicenda dell’esplosione presso il deposito ENI, che ha provocato l’uccisione di cinque lavoratori, ha fatto toccare con mano alla nostra comunità un frammento della distruzione sistematica che vivono quotidianamente i popoli martoriati dalla guerra.
Proprio il 23 dicembre scorso abbiamo convocato, in collaborazione con le associazioni del territorio, una fiaccolata in adesione alla campagna di Emergency R1PUD1A LA GUERRA per chiedere il cessate il fuoco, l’avvio di negoziati di pace che mettano fine al conflitto in Ucraina e al massacro di palestinesi a Gaza, in Cisgiordania e in Libano.
Non possiamo continuare ad assistere indifferenti al genocidio messo in atto dallo Stato di Israele, con l’aperta complicità dell’Occidente.
Come Consiglio Comunale di Calenzano il 19 settembre scorso abbiamo approvato un ordine del giorno che chiede al nostro governo il riconoscimento dello Stato della Palestina.
Il 26 settembre, in occasione della visita del sindaco di Betlemme a Calenzano, abbiamo esposto la bandiera della Palestina al balcone del palazzo comunale insieme alla bandiera della pace.
Il 5 dicembre scorso abbiamo ricevuto una delegazione guidata dal sindaco di Tulkarem.
La bandiera della Palestina continuerà a sventolare sul Comune di Calenzano fin quando non si arriverà al cessate il fuoco e al riconoscimento dei diritti del popolo palestinese.