É stato presentato di recente il primo Libro Bianco sui ciclofattorini siciliani, un’indagine promossa dalla CGIL Palermo che ha coinvolto 90 lavoratori e lavoratrici, circa un quinto dei 450 rider che operano in città, con l’intento di fotografare le condizioni di lavoro, rendere noto il fenomeno, fornire analisi e strumenti per immaginare soluzioni e, quindi, organizzare e rappresentare al meglio chi lavora nel settore del food delivery.
Secondo l’identikit che emerge dai dati di questa indagine, a svolgere il lavoro di rider a Palermo sono prevalentemente uomini (81,9%) con un’età compresa fra i 30 e i 40 anni, di istruzione media o anche medio alta.
Oltre la metà degli intervistati ha dichiarato di lavorare quasi esclusivamente per le piattaforme di food delivery da due o più anni: da 21 a 30 ore a settimana (30,2%) o più di 40 ore (23,3%), mentre un terzo dedica a questo impiego da 11 a 20 ore settimanali.
Riguardo al mezzo di trasporto, la maggior parte (il 58,1%) usa lo scooter, il 23,3% l’auto, il 17,4% la bicicletta e pochissimi il monopattino.
Stiamo parlando di un blocco sociale che non vive questa esperienza come un arrotondamento del proprio salario o come “lavoretto” ma, piuttosto, come l’occasione di costruire un proprio reddito da cui trarre la propria possibilità di emancipazione in un contesto territoriale estremamente avaro di opportunità lavorative.
A dimostrazione di questo, è interessante osservare che in molti casi (1 su 3) si sia in presenza di genitori di minori.
Inoltre, emerge una certa continuità occupazionale degli intervistati, dimostrata dal fatto che in un settore relativamente nuovo, nella maggioranza dei casi, gli intervistati hanno dichiarato di lavorare da più di un anno (3 su 4) e spesso anche da oltre due anni.
Riguardo al rapporto di lavoro, uno su tre è dipendente, il 25% a tempo indeterminato e il 13% a tempo determinato; il 36% ha la partita IVA e il 26% ha una collaborazione autonoma occasionale (ritenuta d’acconto).
Dalla ricerca della CGIL Palermo emerge che il reddito medio mensile dei rider oscilla tra un minimo di 400 euro e un massimo di 2.100 euro, cifra che, però, raggiungono in pochi. “Per guadagnare 1.000 euro netti al mese un rider deve lavorare quasi 7 giorni su 7 per almeno 8 ore al giorno, spiega il segretario NIdiL CGIL Palermo, Francesco Brugnone.
Questo dimostra che queste modalità di lavoro non sono dignitose né per il rider né per nessun altro lavoratore. Il modello imposto dalle piattaforme di food delivery non è attualmente compatibile con diritti, tutele e sicurezza dei lavoratori. Negli ultimi anni, infatti, le proteste di rivendicazione e gli scioperi dei rider sono stati all’ordine del giorno.”
In tema di Salute e Sicurezza, il questionario evidenzia che il 93% circa dei lavoratori intervistati è preoccupato per la propria incolumità, il 73,8% del campione ha risposto di sentirsi poco sicuro e il 19% “per niente sicuro”. La preoccupazione è legata prevalentemente alla condizione delle strade (86%); ma anche i furti (47,7%) e le aggressioni fisiche (41,9%) e verbali (27,9%) sono importanti motivi di insicurezza, così come le condizioni meteo (45,3%).
La proposta occupazionale che emerge dall’indagine è, insomma, caratterizzata soprattutto da un lavoro inquadrato nei contratti atipici, in particolare attraverso l’uso della partita IVA. Infatti, ad eccezione di uno dei grandi gruppi di settore che (anche a seguito delle battaglie sindacali che negli ultimi anni hanno portato anche a sentenze decisive sul tema) ha prevalentemente lavoratori con contratti a tempo indeterminato nel comparto della logistica, tutte le altre aziende prediligono rapporti di natura autonoma, para subordinata o comunque slegata dai vincoli che i CCNL impongono su materie quali l’orario di lavoro, il salario, il lavoro straordinario e tutte quelle tutele che i CCNL prevedono.
“I rider oggi sono la punta di un iceberg, quella più evidente, che emerge come simbolo dello sfruttamento contemporaneo in tutta Italia, commenta Roberta Turi, segretaria nazionale NIdiL CGIL. Anche come NIdiL CGIL Nazionale stiamo portando avanti un’inchiesta sui rider, ma ciò che emerge da questo focus su Palermo è una fotografia molto interessante e particolare.”
Palermo è stata e continua ad essere un laboratorio molto importante nello sviluppo della lotta dei rider, attraverso le mobilitazioni e anche attraverso le tre sentenze storiche che sono raccontate nel Libro Bianco, quella sul riconoscimento della subordinazione, quella sulla trasparenza dell’algoritmo e quella sulla salute e sicurezza.
Qui per approfondire: https://www.nidil.cgil.it/wp-content/uploads/2024/11/Libro_20bianco_20Rider_20-_20CGIL_20Palermo.pdf; https://www.youtube.com/watch?v=O6J2tHcOmU0.