Tutti gli anni la Comunità la Collina di Serdiana organizza in autunno una giornata di dialogo cristiano-islamico affinché queste due religioni nate da Abramo si conoscano e si parlino. Anche per contrastare i richiami all’odio provenienti dagli elementi più estremi di entrambe le religioni. Quindi, anche quest’anno il 21 novembre ci siamo trovati presso la comunità di don Ettore Cannavera per una serata di dialogo, preghiera e convivialità.
Quest’anno sono stati protagonisti della serata don Marco Lai, parroco di Sant’Eulalia, la chiesa del quartiere Marina, il più multietnico di Cagliari, con Robiul Islam presidente dell’Associazione dei bengalesi e il giovane Shariful Abdur, mediatore culturale anche egli bengalese. Ad animare l’incontro Pierpaolo Loi della Rete Radiè Resch, Associazione di solidarietà internazionale e membro del Comitato promotore nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico.
Dopo aver presentato l’origine e il significato della Giornata ecumenica del dialogo cristiano islamico, dopo gli eventi dell’11 settembre 2001 col crollo delle Torri Gemelle e il diffondersi dell’islamofobia, e aver sintetizzato il contenuto dell’Appello di quest’anno: Una pace giusta per tutti i popoli, Pierpaolo ha presentato gli interlocutori.
Ha cominciato don Marco a parlare dei suoi legami con l’Islam che risalgono agli anni 80 quando, parroco di Santa Margherita di Pula, ha ospitato i primi braccianti tunisini mussulmani e ora prosegue come parroco della Marina ospitando nei suoi locali parrocchiali varie ricorrenze della comunità mussulmana.
Ha sottolineato come la convivenza con gli abitanti originari del quartiere sia resa possibile anche dalla disponibilità e accoglienza dei cagliaritani che lo abitano, che vivono fraternamente con questi nuovi cagliaritani che lo arricchiscono con usanze, religioni, cibi e aromi diversi. E questo è una ricchezza per entrambe le comunità.
Don Marco ha, altresì, sottolineato che molta dell’accoglienza di Sant’ Eulalia verso la comunità mussulmana è stata preparata dal suo predecessore don Mario Cugusi, il primo che ha ospitato la comunità mussulmana dandogli anche spazi che erano della parrocchia.
Poi è intervenuto il rappresentante della comunità bengalese, che ha spiegato come la crescita numerica della loro comunità ha portato ad acquistare dei locali di via XX Settembre già adibiti a moschea e come la gioia per questo avvenimento sia stata festeggiata proprio a Sant’Eulalia affinché fosse condivisa coi loro fratelli cristiani.
Di necessità di dialogo e convivenza ha parlato anche il giovane Shariful Abdur, il quale ha precisato che l’Islam è una religione di pace che si regge sui famosi cinque pilastri: fede nel Dio unico, preghiera cinque volte al giorno, condivisione del patrimonio con i poveri, digiuno nel mese di Ramadan che consente a tutti di provare la fame, anche ai più fortunati, e il pellegrinaggio alla Mecca una volta nella vita. E non è la caricatura di religione che dipingono i suoi detrattori.
Tra gli interventi, voglio sottolineare quello di don Ettore Cannavera che ha ricordato come il rispetto per l’altro e l’accoglienza sono i doveri principali del cristiano; e chi è intollerante e odia un’altra religione non può dirsi cristiano.
Anche il sottoscritto è intervenuto dicendo che quando assiste alla preghiera del venerdì in via del Collegio a Cagliari, nel vedere la grande eterogeneità dei fedeli (bengalesi, pakistani, arabi, senegalesi, kirghizi, italiani convertiti, ecc.) quasi vengono in mente i tempi messianici, quando tutti gli uomini si riconosceranno fratelli tra loro, figli dell’unico Dio. Al termine dell’incontro, tutti quanti ci siamo recati nella cappella della comunità e abbiamo pregato insieme preghiere della tradizione cristiana, come il Padre Nostro, e la suggestiva recita del Corano salmodiata in arabo dai ragazzi bengalesi.
La bellissima serata si è conclusa con un momento convivale, anche esso svoltosi in modo fraterno, condividendo del cibo rispettoso delle regole alimentari mussulmane. Auspichiamo che presto i quartieri centrali di Cagliari, ormai multietnici da anni, diventino fecondi luoghi dove ci si conosce reciprocamente condividendo cibo e anche preghiere, e si smentiscano i tanti, troppi, politici e non, che sostengono che coi mussulmani non è possibile vivere.
Aldo Pintor