I volontari di OpetBalkan sono partiti lunedì 18 novembre per un lungo viaggio di ricognizione lungo la Rotta Balcanica. Di seguito il racconto, tappa per tappa, dei primi sette giorni di viaggio.

Giorno 1:
Mirko, Marta, Teresa e Michele fanno tappa a Trieste, dove incontrano Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, fondatori di Linea d’Ombra ODV, che li aggiornano sulla situazione in piazza della Libertà, rinominata Piazza del Mondo, dove i migranti arrivano e ricevono cure e cibo, e della rete di solidarietà che li accompagna, come Fornelli Resistenti, un’associazione che si occupa della distribuzione di pasti caldi ai migranti. Le etnie sono varie, i ragazzi provengono maggiormente da Pakistan, Afghanistan, Turchia, Irak, Nordafrica e Cuba. Ci sono anche famiglie curde con bambini piccoli, a volte anche gruppi di ragazzi di 12-16 anni senza adulti.

Giorno 2:
Arrivo in Bosnia, a Bihac presso la sede di NoNameKitchen (NNK), l’associazione con cui OpetBalkan collabora sin dal 2019. NNK opera in diversi punti della Rotta Balcanica dando sostegno pratico e diretto: consegna indumenti puliti, pasti e docce.

I volontari incontrano Silvia di IPSIA, associazione che nasce a Bihac nel ’97, alla fine della guerra nei Balcani. Silvia racconta le dinamiche legate ai transitanti in un territorio ferito e impoverito dalla guerra precedente. IPSIA è una Ong che opera dalla fine degli anni ’90 e dal 2015 dà sostegno ai migranti sulla Rotta Balcanica. Silvia racconta i fenomeni dell’esternalizzazione della gestione delle frontiere, appaltate alla Turchia e oggi all’Albania, la presenza degli smugglers, la percezione diversa che questi trafficanti suscitano a seconda dei soggetti interessati e la comparsa di gang che rapinano, violentano e organizzano sequestri a scopo di estorsione lungo il percorso. Silvia con IPSIA ha fatto partire un primo progetto in Serbia nel 2017 chiamato “Social cafè”, ovvero un luogo all’interno dei campi in cui le persone vengono trattate in maniera dignitosa, con disponibilità di PC, cineforum, corsi di lingua e parrucchieri. Diversi minori non accompagnati stabili nel campo hanno iniziato a collaborare con l’attività come volontari. L’idea di questo spazio dedicato è stata poi replicata in altri campi, solo a Bihac ce ne sono altri due.

Giorno 3:
Giornata di viaggio verso la Serbia con arrivo a Sid, presso la casa dei volontari di NNK. I volontari raccontano una delle tante storie che accadono di frequente sulla rotta, ovvero il caso di un ragazzo malato e il tentativo di portarlo in ospedale. In questo caso si trattava di un “angel” (persona che offre trasporti per oltrepassare il confine). Aveva bisogno di cure, ma è stato intercettato da un’auto della polizia in borghese proprio mentre si recava in ospedale con l’ambulanza. La polizia l’ha tenuto in custodia in caserma senza la presenza di un legale, né un traduttore. I volontari sono riusciti a parlargli per 5 minuti e a lasciargli un telefono con una SIM e i loro contatti.

Giorno 4:
Giornata di spostamenti con 500 km di percorso. Prima neve sui tetti! Mirko ripara le docce e il portone della casa di NNK in cui i nostri volontari sono ospiti. Partenza per Sofia e cambio graduale di paesaggio, dalle pianure e foreste della Serbia si entra in un ambiente più montuoso e sempre più innevato. Trasporto riuscito, oltre la dogana bulgara, di diverse coperte termiche e vestiti per la sede di NNK ad Harmanli, dove faranno tappa nel 5° giorno. Arrivati a Sofia, capitale della Bulgaria, pernottamento in un ostello vicino alla sede di un’associazione di assistenza legale.

Giorno 5:
Visita non riuscita all’associazione di assistenza legale che si occupa di cause a favore dei transitanti e visita successiva a Mission Wings, un’associazione sempre operante sulla Rotta Balcanica. Incontro con Diana che gestisce il gruppo da 16 anni, cominciando ad occuparsi di persone vulnerabili, soprattutto minori non accompagnati e madri sole con bambini. Nel centro hanno psicologi ed educatori che aiutano le persone, soprattutto dal punto di vista mentale e sentimentale. Ultimamente è aumentato il numero di madri che intraprendono la rotta con i propri figli, se non addirittura incinte. Forte è la discriminazione verso gli stranieri provenienti dal Medio Oriente, dal Nordafrica, dalla Siria e dall’Afghanistan. Il governo ha cambiato molte leggi a svantaggio dei migranti, creando anche discriminazioni fra loro, per esempio i profughi ucraini non incontrano tutte le difficoltà degli altri.  Mission Wings si occupa anche del riconoscimento delle salme e dell’organizzazione dei funerali per i transitanti morti sulla rotta. Mission Wings è inoltre stata messa sotto processo dai servizi segreti bulgari, accusati a seguito di video-interviste in cui parlavano di persone respinte al confine. Inoltre la nuova responsabile UNHCR in Bulgaria ha cambiato approccio e impedisce ai dipendenti di esprimersi contro le politiche del governo, di fare accertamenti adeguati in supporto ai dati che raccolgono. Mission Wings non riesce più a collaborare con loro e si sentono sempre più isolati. La politica xenofoba e populista è riuscita a indebolire la libertà di dissenso, la capacità critica e il senso di solidarietà nella popolazione bulgara e risulta sempre più difficile ottenere fondi quando è necessario, per esempio per avere avvocati di supporto.

Viaggio verso Harmanli, dove i volontari di OpetBalkan incontrano il team di NNK che ha sede in questa città e trovano una faccia conosciuta: don Jonas, l’assistente ecclesiastico del gruppo scout Milano 45 che affianca il team di NNK, accompagnandoli ad ogni chiamata di salvataggio. NNK lavora coordinandosi con Mission Wings. Quando non ci sono persone di organizzazioni internazionali a osservare l’arrivo dalla Turchia, la polizia picchia le persone, ruba tutti i loro averi, soldi e documenti inclusi, le spoglia lasciandole in biancheria e le obbliga a tornare indietro da dove sono venute, una foresta lungo il confine dove impiegano otto giorni di viaggio, se si perdono anche di più. A qualunque ora chiamino, i ragazzi di NNK rispondono e provano a farsi trovare all’uscita della foresta, ma la polizia li ostacola continuamente. Rallentano più che possono il salvataggio, inventandosi continuamente scuse diverse e quando i volontari incontrano i transitanti, arrestano tutti per 24 ore, il tempo massimo in cui possono tenere in prigione le persone senza formalizzare una denuncia. Per accertamenti, dicono. Quando escono i transitanti vengono mandati in campi profughi, i volontari tornano a casa.

Oltre alle emergenze, il team di NNK si occupa di distribuzione di vestiti, cibo, tè caldo, animare alcuni momenti con i transitanti e provano ad intessere relazioni umane significative basate sul rispetto e sulla solidarietà.

Giorno 6:
A Harmanli, i nostri danno sostegno a NNK all’interno del magazzino. I volontari hanno preparato dei pacchi per le famiglie con diversi vestiti e taglie a seconda delle richieste. Completati i pacchi si recano in un parco, distribuiscono i sacchi, torte e del tè. Hanno portato anche dei giochi, calcio, scacchi e Uno. Sembra incredibile che a delle persone che stanno passando un momento così difficile basti così poco per essere felici per un paio d’ore.

Una volontaria di NNK spiega ciò che avviene nei CPR bulgari, l’attesa dei tre appelli disponibili per fare richiesta di asilo. Nessuno di loro vuole restare in Bulgaria. Già al primo tentativo fallito cercano di andarsene, con il rischio che se vengono fermati dalla polizia in un altro Stato, vengono rimandati in Bulgaria, il primo Paese dell’UE in cui la polizia ha preso loro le impronte digitali, dove secondo le statistiche solo 2 persone su 500 ottengono asilo. La Bulgaria inoltre non è ancora totalmente dentro al trattato di Schengen (come del resto la Romania) per opposizione dell’Austria che teme di diventare parte della rotta.

Giorno 7:
Durante la notte nella sede di NNK viene ricevuta una chiamata di emergenza da parte di un gruppo di 11 persone, di cui 2 donne e 2 minori. Chiedono aiuto, in particolare per uno dei componenti del gruppo che sta molto male. In questi casi i volontari di NNK partono subito in cerca dei transitanti. Spesso le cose vanno per le lunghe e stanno via anche 24 ore.

La giornata è poi unicamente di viaggio, da Harmanli i nostri volontari arrivano a Salonicco in Grecia, passando per la Turchia. Qui fermano l’auto un paio di volte davanti a due CPR di cui scattano foto da fuori. A Salonicco alloggiano in ostello.