Minori che necessitano di valutazione per difficoltà di apprendimento o disabilità, anziani non autosufficienti e con demenza, adulti con disabilità. La triste realtà di quelli che non contano, per i quali le liste, quando ci sono, nel migliore dei casi sono invisibili o camuffate.

Negli ultimi due anni almeno 7 provvedimenti (Regione ed ex ASUR) hanno riguardato il tema delle liste di attesa (visite ambulatoriali ed esami strumentali). Ci sono invece altre persone, le cui attese non inferiori sono dimenticate, tanto che neanche ci ricordiamo di approntarle. Eppure non sono meno importanti ed anche queste riguardano interventi e servizi di livello essenziale, che al pari di tutti gli altri devono essere assicurati. Vediamo alcune situazioni.

Nella nostra Regione sono 1.911 i minori con disturbi di apprendimento o con disabilità, in attesa di valutazione (con tempi di attesa che possono arrivare fino a 5 anni) da parte delle Unità multidisciplinari età evolutiva. Il tempo di attesa impedisce (a meno che non siano effettuati in regime privato) la rapida attivazione di alcuni interventi educativi e riabilitativi importantissimi in età evolutiva, così come il riconoscimento della condizione di disabilità, a partire dal quale prende via il percorso per l’attribuzione del sostegno scolastico. Se fosse poi appurata una diagnosi di disabilità, viene ritardato il pieno diritto all’inclusione scolastica. QUI i dati regionali totali e per distretto sanitario.

– Gli ultimi (2021) dati regionali indicavano in 2.500 gli anziani non autosufficienti e con demenza in attesa di un posto in una residenzaa fronte di un’offerta convenzionata sociosanitaria di circa 6.300 posti. Una lista di questo tipo (circa 40% dell’attuale offerta) significa che molti non entreranno mai. Per le famiglie che hanno disponibilità economiche, l’unica possibilità è quella del ricovero privato con rette che vanno dai 2.000 agli oltre 3.000 euro al mese. Nel solo Distretto di Jesi (100.000 abitanti) a fronte, per le sole residenze protette anziani, di circa 500 posti convenzionati, ci sono in attesa 337 persone. Un conteggio che non comprende chi sta impropriamente in un posto per autosufficienti o in un posto non convenzionato. Dunque il numero è ancora maggiore.

– Nelle residenze sociosanitarie delle Marche sono ricoverate 2.587 persone con demenza (in totale il 41% all’interno dei posti convenzionati). Quelli specificatamente dedicati sarebbero 649. Il 34% (1.938 persone) risulta, dunque, ricoverato in posti non dedicati. Ma non più della metà dei 649 posti sono effettivi e nella rilevazione regionale non sono indicate quante persone con demenza vivono in residenze per autosufficienti (Case di Riposo) e nei posti non convenzionati (se ne possono stimare altre 700). Significa che queste persone vivono in residenze che sono strutturalmente inadeguate a rispondere alle loro esigenze di assistenza e cura, che non sono assimilabili a quelle di una persona con problemi di tipo esclusivamente motorio.

Occorre segnalare che questi dati la Regione li cerca solo dopo che qualcuno glieli chiede in maniera formale (accesso agli atti o interrogazioni consiliari). Evidentemente non rientrano tra quelli che necessitano di monitoraggio.

Quelli sopra indicati sono solo alcuni esempi. Com’è ad esempio la situazione dell’assistenza domiciliare sociale e sanitaria? Nel primo caso come stanno spendendo i Comuni le risorse, statali e comunitarie (la Regione dall’annualità 2022 non mette fondi propri), loro trasferite? E come vengono assicurate le cure domiciliari, così come previste dalla vigente normativa sui livelli essenziali?

Non sono, quelle indicate, situazioni (liste!) che richiederebbero robusti interventi almeno pari alle altre? Non sono anch’essi interventi e prestazioni di livello essenziale? Presidente Acquaroli, assessore Saltamartini, attendiamo adeguate e rigorose risposte.

 

Gruppo Solidarietà