Stamattina, in piazza Costituzione, ai piedi del Bastione di Saint Remy, un presidio per dire NO alla celebrazione della guerra. La piazza A. Gramsci, richiesta per la manifestazione da Cagliari social Forum, Comitato di solidarietà con la Palestina, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, è stata negata dalla questura di Cagliari. Nel Parco delle Rimembranze, dirimpetto alla piazza le celebrazioni ufficiali per la “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”.
La retorica sul ruolo delle Forze Armate in queste occasioni è scontata: a difesa di libertà, solidarietà, democrazia e pace, valori espressi così bene dalla nostra Costituzione. Alla cerimonia, oltre ai militari in divisa e alle autorità, non poteva mancare la presenza di una scolaresca, bambini e bambine con in mano il tricolore. Oramai è diventata una consuetudine portare alunnƏ alle parate militari, sebbene altrove, anche con le armi costruite in Italia e vendute a Paesi in guerra, contro la Legge 185/90, migliaia e migliaia di bambini e bambine vengano trucidatƏ. Le ultime stime parlano di almeno 17 mila uccisƏ tra le 43 mila vittime nella Striscia di Gaza.
In piazza Costituzione, pacifistƏ hanno affisso striscioni contro ogni guerra, per il cessate il fuoco in Palestina e in tutti i luoghi nel mondo in cui persone inermi vengono uccise a migliaia, talvolta in una guerra fratricida. Una testimonianza di persone aderenti a varie organizzazioni e associazioni, quali Cagliari social Forum, Cobas scuola, USB, Potere al Popolo!, Partito comunista italiano, Sardegna Palestina, Movimento Nonviolento Sardegna, Disarmisti esigenti, hanno voluto esprimere la loro contrarietà alla festa delle Forze armate.
La data del 4 Novembre ricorda la fine della Grande Guerra, nella quale persero la vita 600 mila soldati italiani e molti altri tornarono dal fronte mutilati. Non festa, ma lutto! Memoria degli orrori dell’“inutile strage”, che si continua a perpetuare nelle guerre attuali, in Medio Oriente, in Africa e anche nel Continente europeo.
Diverse persone hanno preso la parola: è stato letto il documento dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, recitate alcune poesie, e tenuti brevi interventi animati dal desiderio di lottare per un mondo senza guerre. Perché le guerre le decidono i capi delle nazioni con i generali degli eserciti, ma a morire sono soldati, spesso giovanissimi, carne da macello; e, nelle guerre contemporanee, moltitudini di civili inermi.
Resta sempre attuale il monito di Bertolt Brecht: «La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente».