Mandato cattura Netanyahu
Gallant andrà a Washington. È una sfida all’ordine di cattura emesso dalla Corte penale internazionale. Questo annuncio e le sanzioni che gli stati Uniti promettono di mettere in campo contro la Corte dell’Aja rendono palese il doppio standard dell’amministrazione Biden.
L’uso strumentale degli organismi di giustizia internazionale, come clava contro i paesi del terzo mondo e contro il campo avversario di Russia e Cina, denuda questa politica USA da ogni legittimità e coerenza.
Gli attacchi dei senatori repubblicani e l’arrivo alla Casa Bianca di Trump renderanno ancora più grave l’anomalia statunitense.
Genocidio a Gaza
Bombardamenti incessanti su tutta Gaza. Ieri sono stati compiuti dai generali israeliani 4 stragi con 35 civili uccisi e altri 94 feriti.
Il totale delle vittime è di 44.211 persone uccise e 104.567 ferite.
Situazione umanitaria
Sono mille i medici e infermieri palestinesi uccisi a Gaza. È un lunghissimo elenco con nome, cognome, età e luogo di lavoro e uccisione. Oltre agli assassinati, ci sono almeno 314 catturati e trasferiti nei campi di concentramento israeliani. Il sistema sanitario palestinese di Gaza è stato preso di mira da parte dell’esercito occupante: oltre ai bombardamenti, alle incursioni armate nelle sale di cura e alle minacce a medici e infermieri, Israele impedisce le forniture di medicine e carburanti per far funzionare i generatori dell’elettricità necessari per garantire il minimo funzionamento delle strutture e apparecchiature. È un’azione mirata a non permettere di mantenere in vita chi si è salvato dai bombardamenti.
Nel nord della Striscia manca il pane, unico alimento rimasto a disposizione delle famiglie sfollate. L’esercito ha impedito la consegna del carburante e la farina ai panifici. Lunghe file di attesa, ma di pane non c’è neanche una traccia, fino alla prossima fornitura da parte delle organizzazioni umanitarie internazionali, quando i generali israeliani lo decideranno di allentare la morsa. È un uso della fame come arma da guerra, un crimine contro l’umanità.
Libano
Un’altra notte drammatica per la popolazione di Beirut. 12 raids israeliani hanno colpito le zone residenziali. Bombardamenti e combattimenti nei villaggi del sud. La frequenza delle scuole è stata sospesa fino alla fine dell’anno ed è stata sostituita dall’insegnamento online.
La resistenza libanese ha lanciato contro il territorio israeliano 320 missili e droni nella sola giornata di ieri domenica. Alcuni di questi missili hanno colpito Tel Aviv. I danni sono minimi, ma l’instabilità che crea questo attacco è alta, perché smentisce la narrazione dell’esercito israeliano di garantire la sicurezza della popolazione del nord di Israele. Questa guerra contro il Libano ha aumentato l’insicurezza.
Nessuna novità invece sul fronte della trattativa per un cessate il fuoco, malgrado che la stampa USA e israeliana parlano da giorni di un imminente accordo.
Cisgiordania
L’esercito israeliano ha invaso, nella giornata di ieri, diverse località palestinesi in Cisgiordania.
Sempre la stessa tattica: dopo le incursioni dei coloni contro questi villaggi e città, l’esercito arriva per punire la popolazione al lancio di pietre. In tre villaggi delle province di Ramallah, Betlemme e Jenin, i soldati sono penetrati, i cecchini hanno preso posizione nelle abitazioni più alte e poi hanno cominciato il rastrellamento alla ricerca dei lanciatori di pietre. Le operazioni militari sono avvenute subito dopo aggressioni dei coloni, che avevano incendiato case aauto dei cittadini palestinesi. Il fatto che la popolazione si sia organizzata e abbia risposto con il lancio di pietre è per l’esercito di occupazione è una colpa grave. I cittadini autoctoni palestinesi dovrebbero soltanto subire in silenzio le angherie dei sadici coloni ebrei israeliani arrivati da ogni dove.
Israele
Netanyahu si vendica di Haaretz.
Il governo da lui guidato ha approvato ieri una proposta del ministro delle comunicazioni per impedire ai dipartimenti pubblici ogni contatto con il giornale, né con i suoi redattori né per la pubblicità.
Questa è una minaccia duplice, perché colpisce sia il lavoro giornalistico, sia la sostenibilità finanziaria dell’impresa.
Il giornale ha risposto accusando il premier di “voler silenziare le voci critiche”.
Il quotidiano Haaretz è l’espressione dell’area progressista in Israele ed è molto letto anche all’estero nell’edizione in inglese. Lo scorso ottobre, il proprietario della testata, Amos Schocken, in un convegno a Londra aveva attaccato la politica di Apartheid contro i palestinesi e ha parlato di “combattenti per la libertà”.
La stampa filo regime lo aveva bollato come fans di Hamas. Adesso è arrivato il tempo della vendetta.
Egitto
Oltre 700 persone sono state tolte dalle liste di appartenenza a “organizzazioni terroristiche”.
È una revisione periodica dell’elenco delle persone sotto detenzione amministrativa oppure ricercate.
In realtà queste e altre migliaia di persone accusate di appartenenza ad organizzazioni terroristiche sono semplicemente degli attivisti che avevano svolto azioni politiche e militato nelle organizzazioni di opposizione.
Nelle carceri egiziane sono circa 60 mila i detenuti politici e di opinione, secondo le organizzazioni per i diritti umani.
La notizia però è importante perché è il frutto di un processo di dialogo tra le forze politiche e il regime, nel quadro della commissione per le riforme costituzionali, avviata da circa due anni, nell’imminenza delle elezioni presidenziali dello scorso anno.
Giordania
Un uomo ha sparato nei pressi dell’ambasciata israeliana ad Amman. È stato ucciso dall’intervento della polizia. Secondo il ministero dell’interno giordano, l’attentatore ha preso di mira un posto di blocco delle forze di sicurezza e i motivi sono di natura criminale e non politica.
Lo sparatore – secondo la polizia – ha trascorsi criminali come spacciatore di droga.
È stato inseguito e dopo una sparatoria è stato colpito a morte. Tre poliziotti sono rimasti feriti. Dell’aggressore non viene reso noto il nome.
Emirati arabi uniti
Un venditore di prodotti kosher è stato ucciso ad Abu Dhabi, dopo essere stato rapito.
La sua auto è stata ritrovata e da lì la polizia degli Emirati è riuscita a individuare il luogo dov’era stato nascosto il corpo.
Sono state arrestate tre persone di nazionalità uzbeka, che secondo la polizia sono implicate “nell’assassinio del cittadino moldavo”. Sarebbe stato un caso di criminalità comune, se la vittima non fosse stato anche un cittadino israeliano.
La vittima infatti ha anche il passaporto israeliano e ha servito nell’esercito di Tel Aviv, malgrado la sua appartenenza alla setta dei haredim, gli ortodossi ebrei che si rifiutano di servire nell’esercito, per dedicarsi agli studi talmudici. L’uomo nella stampa israeliana viene definito come rabbino.
Netanyahu sta strumentalizzando il caso per alzare un polverone sul presunto “antisemitismo dilagante”; il governo di Tel Aviv ha emanato un comunicato raccomandando ai cittadini israeliani di non recarsi negli emirati. Tra i due paesi, dal 2020, sono state instaurate relazioni diplomatiche.