Genocidio a Gaza

Bombardamenti aerei e navali sul centro della Striscia ed un’offensiva per lo svuotamento del nord dalla sua popolazione.

Le truppe hanno preso di mira i tre ospedali del nord, con colpi di carri armati e missili lanciati da droni, per imporre l’evacuazione forzata.

L’accanimento contro il sistema sanitario già ridotto al lumicino è una costante di questa guerra di sterminio israeliana, a Gaza e in Libano.

L’intento della mente malata dei generali israeliani è quella di impedire di salvare i feriti: chi si salva dalle bombe non deve trovare cure.

Nelle operazioni militari israeliane di ieri sono stati assassinate 31 persone, secondo i resoconti giornalistici raccolti negli ospedali.

Situazione umanitaria

L’esercito israeliano ha distrutto il reparto maternità dell’ospedale Kamal Adwan e ha sparato contro i serbatoi dell’acqua. L’attacco dei soldati preceduto da un bombardamento è avvenuto mentre una delegazione dell’OMS era in visita coordinata con l’esercito.

Sul fronte degli aiuti umanitari, il governo israeliano ha comunicato ufficialmente all’ONU l’interruzione di ogni contatto con l’UNRWA.

È la condanna a morte per fame dei palestinesi di Gaza. Quasi due milioni di sfollati da ieri sono senza assistenza.

Nessun’altra organizzazione internazionale ha la capacità di sostituire la rete dell’UNRWA.
Lo stesso governo USA ha fallito nelle sue operazioni con la costruzione del porto galleggiante, miseramente distrutto dalle onde. Nello stesso tempo, l’esercito israeliano si rifiuta di assumersi l’onere di distribuire gli aiuti.

Libano

L’esercito israeliano procede nella guerra in Libano con le stesse modalità compiute a Gaza: ordini di evacuazione e poi bombardamenti intensi. Dopo il sud e la capitale, adesso tocca agli abitanti di Baalbek. Un crimine di guerra dopo l’altro, con totale impunità. La città storica libanese, patrimonio dell’Unesco, è stata colpita duramente nei giorni scorsi e le minacce israeliane sono il preludio ad una maggiore distruzione.

La scorsa notte è stata la più dura nel sobborgo meridionale di Beirut, con intensi bombardamenti che hanno preso di mira quartieri residenziali.

Nel sud, l’esercito israeliano trova grosse difficoltà ad avanzare per la dura resistenza di Hezbollah e delle organizzazioni militari palestinesi.

Una delle città simbolo della resistenza libanese, Al-Khayyam, dove gli israeliani, negli anni Ottanta dello scorso secolo, avevano costruito il più grande campo di concentramento di nazista memoria, ha visto in questi giorni il fallimento del tentativo di occuparla.
L’esercito di Tel Aviv ha annunciato il ritiro dai suoi dintorni, “per motivi tattici”.
La formuletta in realtà nasconde l’elevato numero di soldati uccisi e feriti nel tentativo di occupare la città simbolo.

Hezbollah continua nel frattempo a lanciare missili e droni contro il territorio israeliano. Sono state colpite Nahariya, Akka (Acri) e Haifa.

Secondo il canale 12 della tv israeliana, l’esercito sta pianificando di concludere le operazioni a terra in Libano entro due settimane.

Cisgiordania

Ad El-Bira, una ventina di coloni ebrei israeliani hanno appiccato il fuoco all’alba di oggi, lunedì, a una ventina di auto palestinesi. Alcune delle auto sono di proprietà dell’ANP e altre di una delegazione medica giordana. All’arrivo dei vigili del fuoco palestinesi, i coloni hanno sparato colpi di pistola prima di fuggire coperti dalla protezione dell’esercito di occupazione. Lo stesso scenario si è ripetuto in un villaggio vicino a Ramallah.

OLP

Fonti palestinesi di Hamas e Fatah hanno confermato le trattative tra i due movimenti per il futuro di Gaza.

L’esponente di Hamas in Libano, Hamadan, ha detto in un’intervista che i lavori proseguono in un clima positivo e sono ad un buon punto. Anche un alto dirigente di Fatah, presente al Cairo con la delegazione del presidente Abbas, si è detto ottimista sul negoziato.

La proposta egiziana sulla quale si sta lavorando è quella di costituire un’autorità amministrativa a Gaza, costituita da elementi gazzawi indipendenti, nominata da un decreto del presidente Abbas, per la gestione della Striscia di Gaza dopo il ritiro israeliano.

La proposta egiziana per la gestione di Gaza delegata ad un gruppo di “tecnici” nominato dall’ANP, ma indipendente politicamente, è un tentativo di trovare una connessione con le proposte statunitensi per il “giorno dopo la guerra” e per ottenere un consenso israeliano. Questi tentativi si scontrano con la volontà del governo Netanyahu di non ritirarsi da Gaza e di occuparla definitivamente e anche di colonizzarla con insediamenti ebraici.

Oggi è previsto al Cairo un incontro tra Abbas e Al-Sisi.

Israele

Scandalo nell’ufficio di segreteria del premier Netanyahu. Quattro arresti, tra i quali un consulente del premier ed un suo portavoce.

La vicenda riguarda l’accesso a informazioni di intelligence riservate e la diffusione di notizie false consegnate a media stranieri.

L’inchiesta dello Shabak ha scoperto che la pubblicazione su un sito britannico di dichiarazioni riferite al leader di Hamas Sinwar in merito al rilascio degli ostaggi era il frutto di una velina partita dalla segreteria del premier. Intento di quella fuga di notizie false e fabbricate ad arte era quello di addossare ad Hamas il mancato scambio di prigionieri.

L’opposizione accusa direttamente Netanyahu per questo intrigo e i familiari degli ostaggi hanno espresso la loro indignazione contro questi mezzucci inventati per proseguire la guerra e abbandonare alla loro sorte gli ostaggi, per fini politici e personali.

Egitto

Un’altra vicenda torbida scuote la politica egiziana nei confronti del trasporto militare da e verso Israele.

Dopo la nave tedesca carica di esplosivi diretta in Israele, assistita nel porto di Alessandria d’Egitto, è stato scoperto il passaggio di una nave militare israeliana, con tanto di bandiera issata, nel canale di Suez. La notizia corredata di una foto è stata riportata da diversi account social di egiziani all’estero ed è rimbalzata sui media arabi.

L’Ente Canale di Suez ha ammesso il passaggio adducendo la scusa che in applicazione delle leggi internazionali non sarebbe possibile vietare il passaggio delle navi di qualsiasi nazionalità dal canale. Molti attivisti hanno ribattuto che Israele se ne infischia delle leggi internazionali e sta compiendo a Gaza un genocidio e contro il Libano un’aggressione senza precedenti.

In un evento inconsueto, è stata registrata ieri la protesta silenziosa di una decina di persone davanti alla sede del sindacato dei giornalisti. I partecipanti hanno innalzato bandiere egiziane e palestinesi insieme a piccoli cartelli scritti a mano che contestano il permesso a navi militari di passare dal canale di Suez.

In Egitto è vietato svolgere manifestazioni politiche e sindacali senza l’autorizzazione dei servizi di sicurezza.

Antisemitismo contro i palestinesi

Una bozza di legge contro la solidarietà militante a favore dei palestinesi è pronta per l’approvazione nel Parlamento tedesco.

Maggioranza ed opposizione hanno stilato il progetto di legge che porta il titolo “Salvaguardare la vita ebraica in Germania”, ma in realtà ha l’obiettivo di contrastare penalmente ogni azione di solidarietà militante con il popolo palestinese, equiparando la critica ad Israele con l’antisemitismo.

Secondo Deir Spiegel, la legge criminalizza per esempio l’azione di boicottaggio BDS e avvia la messa fuorilegge delle associazioni che lo praticano o lo pubblicizzano.

Un altro articolo della legge prevede il ritiro del permesso di soggiorno o la cittadinanza ai cittadini di origine mediorientale e nordafricana implicati in attività politiche contro Israele.

La legge entra anche nel sistema scolastico con punizioni, fino all’espulsione, per gli studenti che proclamano attività anti israeliane.

È il nuovo antisemitismo che prende di mira adesso i palestinesi. In Germania, la volpe perde il pelo ma non il vizio.

Iran

Una ragazza iraniana si è esibita in un campus universitario con addosso solo la maglieria intima. Ha denunciato che “le guardie rivoluzionarie studentesche l’avevano molestata e la sua risposta è quella di proclamare la propria libertà, contro l’oppressione della società e delle donne”. È stata arrestata e condotta in un carcere segreto.

La studentessa universitaria secondo l’agenzia stampa ufficiale Irna aveva addosso in classe un vestiario non idoneo e quando è stata avvisata dalle guardie si è tolta i vestiti ed è uscita nei viali del campus.

Testimoni oculari hanno affermato che al momento dell’arresto la ragazza ha subito pugni e colpi con bastoni da parte degli agenti in abiti civili che l’hanno arrestata e portata via in un auto senza stemmi ufficiali. Non è stata resa nota l’identità della studentessa, nel timore che si rinnovi il caso di Mahsa Amini di due anni fa.