Zanzibar offre sorprese autentiche oltre il turismo di massa, come il progetto “Move Zanzibar” a Jambiani, creato dal tanzaniano Clalence Lutumo. Questo centro comunitario è nato per dare ai giovani locali uno spazio dove crescere attraverso la ginnastica acrobatica, la musica e la disciplina, offrendo opportunità di sviluppo personale lontano dalle influenze esterne.
Zanzibar non è solo “resort e turismo di massa che avanzano” ma per fortuna questo piccolo arcipelago nell’Oceano Indiano riserva ancora – per chi vuole – delle piacevoli sorprese.
Sono da poco passate le 10 del mattino quando arrivo a Kibigija, – sulla spiaggia di Jambiani – uno dei villaggi più remoti e meno battuti dal turismo di massa nella parte sud-orientale di Unguja. Qui è l’oceano che regola i ritmi del tempo e del lavoro.
Un semplice edificio colorato, tetto in makuti e lamiera azzurra. A fianco quello che potrebbe sembrare il cortile di una grande scuola elementare recintato tra quattro mura piene di murales colorati. Siamo al Move Zanzibar, dove una cinquantina di ragazzi saltano, cantano e ballano: stanno provando dei numeri da acrobata in un’atmosfera frizzate e piena di vita. Ispirare, educare, motivare, crescere: potrebbe essere questo il motto di questo centro di formazione-movimento che unisce i giovani di Jambiani.
In un arcipelago dove gran parte delle infrastrutture turistiche sono di proprietà o gestione di imprenditori non africani (molti gli italiani) questa è un’iniziativa interamente locale, nata da un ragazzo tanzaniano per altri ragazzi tanzaniani.
Clarence, un tempo ragazzo di strada, è arrivato qui dal continente cinque anni fa, mosso dalla volontà di offrire ai ragazzi opportunità di crescita attraverso l’attività pratica: la ginnastica acrobatica. Nei primi tempi, lui e i ragazzi si riunivano ogni giorno in una spiaggia diversa, cercando di attrarre sempre più partecipanti.
“Il nostro è un centro comunitario dove attualmente vivono 25 persone; infatti diamo anche casa alle persone che ne hanno bisogno e le educhiamo attraverso il movimento e la disciplina ad evitare di cadere sulla cattiva strada. Questo ci permette di insegnare loro come imparare la vita comunitaria, rispettare sé stessi e gli altri, acquisire fiducia ed essere responsabili nel loro lavoro. Move Zanzibar cerca di dare un lavoro e un obiettivo nella loro vita. Tra gli ospiti il più anziano ha 65 anni e il più piccolo 2. Non so dire quanti bambini siano coinvolti in tutte le nostre attività formative, ma sono davvero tanti che si esibiscono nel nostro club del sabato e ogni sera suonano nella nostra comunità” mi racconta Clalence, il fondatore di questo centro. Clalence Lutumo ha quasi 30 anni e un sorriso aperto. E’ la mente – e il motore – del Move Zanzibar e mi parla con emozione e orgoglio.
Senti, ma come è nata questa iniziativa tutta locale, tra le pochissime qui a Jambiani totalmente gestite da locali e che non passa da un “non africano”?
“Mah, sai l’idea è nata dopo aver frequentato il centro comunitario Kigamboni di Dar Es Salaam, che ha come obiettivo lo sviluppo dei talenti, la seconda opportunità scolastica e la riabilitazione di bambini e adolescenti privi di risorse o provenienti da famiglie violente o da persone senza fissa dimora. È in questo centro che ho iniziato a fare acrobazie, che sono diventate la mia passione. E quando sono arrivato a Zanzibar ho deciso di creare qui un centro comunitario.”
Qui ci sono i ragazzi di Jambiani che si allenano, altri che insegnano ad alcuni bimbi a fare delle piccole acrobazie, altri ancora che suonano insieme. Una scuola di formazione aperta al pubblico per quelli più abili ed esperti, che poi si esibiranno negli hotel. Una comunità nella comunità dove tutti possono coltivare il proprio talento.
“Per noi il futuro è fare meglio e di più senza dover dipendere da nessuno. Per noi Il futuro è continuare a promuovere il movimento, imparare nuove acrobazie, organizzando ancora più spettacoli, cercando di visitare altri Paesi per imparare ed esplorare diversi modi di fare e continuare a fare sempre la nostra parte” mi spiega Clalence.
Ogni acrobata sembra voglia sfiorare il cielo con un dito (non solo metaforicamente), consapevole però di tenere sempre ben saldi i piedi a terra. E mentre gli amici e i pochi viaggiatori incuriositi applaudono si sente la gioia, la forza, e il battito delle vene che palpitano al ritmo dei Bongo.
Stefano Pancera