Milano, ieri alle 18, ora di punta. Sono ancora loro. Donne e uomini che hanno manifestato più e più volte a Milano, non solo nelle frequenti manifestazioni milanesi contro i massacri in Palestina, ma contro tutte le guerre, per la pace e la giustizia, per il diritto ad un’informazione corretta.
Così, per un’ora, ad ogni scatto del verde i cartelloni sono scorsi davanti alle auto ferme, per poi lasciare libera la strada alla ripartenza delle auto. L’obiettivo, nonostante il timore di possibili interruzioni da parte delle forze dell’ordine o di reazioni rabbiose da parte degli automobilisti, era quello di “far sentire” la voce di chi dissente da tutte le ingiustizie che si stanno moltiplicando, provocare, rompere un silenzio inquietante. La speranza quella di suscitare un diffuso consenso, che i passanti li appoggiassero, che il rumore fosse tanto.
Allora i pochi che hanno apprezzato, i giovani sui motorini che hanno sostenuto suonando, quei pochi sorrisi di consenso ricevuti, quei rari pollici alzati, e in particolare una giovane ragazza in bicicletta che ha voluto restare in contatto per poter partecipare la prossima volta, vanno rispettati e conservati come preziose piantine. Relazioni che bisogna sostenere e curare con delicatezza, affinché crescano, nella speranza che resistano e possano mettere solide radici…