Valeria de Paoli è la funzione strumentale che si occupa nella mia scuola dei progetti di educazione interculturale e alla pace, militante del Movimento di Cooperazione Educativa e iscritta alla sezione dell’Anpi Franco Bartolini, Trullo-Magliana.
É lei la promotrice ed animatrice di molteplici iniziative a cui la mia scuola partecipa attivamente.
L’ultima in ordine di tempo è stata la giornata del 20 Novembre dedicata alla Convenzione dei diritti dei minori (dell’infanzia e dell’adolescenza) che in questo stesso giorno del 1989 fu approvata a New York dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Le classi del mio plesso “Arvalia” (nome di un’antichissima casta sacerdotale latina che nella località dove sorge la mia scuola si riunivano) hanno il compito di scrivere alcune strofe in rima alternata che poi un programma della cosiddetta Intelligenza Artificiale (che in realtà sempre frutto dell’umana creatività è) trasformerà in una canzone.
Sono anni che conosco la questione annosa della Convenzione sui diritti delle bambine e dei bambini, che ad oggi gli Stati Uniti d’America non hanno ratificato, e quindi accolgo la proposta con entusiasmo.
A noi tocca l’articolo 38 sulla protezione dei minori durante i conflitti bellici.
Apro direttamente sulla Lim il testo della Convenzione che dobbiamo approfondire.
Non avendo avuto il tempo di farlo prima, lo leggo direttamente insieme ai miei alunni e impallidisco:
“Articolo 38
1. Gli Stati parti si impegnano a rispettare e a far rispettare le regole del diritto umanitario internazionale loro applicabili in caso di conflitto armato, e la cui protezione si estende ai fanciulli. (In sostanza i fanciulli non hanno vantaggi aggiuntivi rispetto a quelli già stabiliti precedentemente)
2. Gli Stati parti adottano ogni misura possibile a livello pratico per vigilare che le persone che non hanno raggiunto l’età di quindici anni non partecipino direttamente alle ostilità.
(Orrore: la convenzione legittima la partecipazione al conflitto di minorenni che abbiano compiuto 15 anni!!!)
3. Gli Stati parti si astengono dall’arruolare nelle loro forze armate ogni persona che non ha raggiunto l’età di quindici anni. Nel reclutare persone aventi più di quindici anni ma meno di diciotto anni, gli Stati parti si sforzano di arruolare con precedenza i più anziani.
(In sostanza quando si iniziano ad arruolare i minorenni si parte dai diciassettenni, poi si passa ai sedicenni ed infine, se occorre, si arruolano i quindicenni).
4. In conformità con l’obbligo che spetta loro in virtù del diritto umanitario internazionale di proteggere la popolazione civile in caso di conflitto armato, gli Stati parti adottano ogni misura possibile a livello pratico affinché i fanciulli coinvolti in un conflitto armato possano beneficiare di cure e di protezione.
(Si ribadisce che anche i fanciulli sono protetti dal diritto umanitario internazionale che dovrebbe tutelare la popolazione civile).
Questo è quanto.
Si dirà, ma alcuni Stati che aderiscono all’Onu arruolavano anche bambini più piccoli, che ora sono maggiormente tutelati. Certamente ma vale anche il contrario: se all’Ucraina mancheranno uomini potrebbe arruolare anche minorenni, partendo dai diciassettenni e via via scalando fino a scendere ai quindicenni.
Successivi protocolli integrativi alla Convenzione non ne cambiano la sostanza, con inviti ad accettare soltanto volontari ed altre simili corbellerie, tipo il divieto per le milizie non governative di forze ribelli di procedere al reclutamento forzato, come se forze non governative ribelli fossero ansiose di attuare protocolli firmate da governi che vogliono abbattere!
Ovviamente soltanto i fautori del “razzismo differenzialista” possono difendere l’indifendibile sostenendo che in Africa a quindici anni sei già adulto.
L’Assemblea generale delle nazioni unite nel lontano 1989 ha legittimato l’arruolamento di soldati ragazzini, adolescenti, se non li vogliamo chiamare bambini.
Del resto ragazzini minorenni erano i cosiddetti ragazzi del ’99 (1899), ultima leva ad essere mobilitata in Italia durante la Grande Guerra; minorenne era mio padre arruolato forzosamente a diciotto anni (la maggiore età era allora fissata a 21 anni) anni come milite (poi disertore) della Repubblica Sociale Italiana e minorenni furono una parte dei soldati arruolati nell’esercito degli Stati Uniti durante la Guerra del Vietnam.
Una vecchia canzone pacifista infatti ribadiva “non hai l’età per votare, ma ti mandano ad uccidere e a farti ammazzare in Vietnam”.
Già sapevamo quanto questo mondo facesse schifo, ma ogni tanto ci stupisce in negativo.
Teniamoci caro il nostro articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, che ripudia la guerra, difendiamolo ogni giorno partendo dalle nostre scuole.
Alla fine i miei alunni riscrivono in rima alternata, con richiami evidenti ad una poesia di Bertolt Brecht, il testo sulla guerra della Convenzione:
I bambini giocano alla guerra
ma è soltanto un gioco
nessuno finirà sottoterra
e tutto finirà tra poco.
C’è una sola cosa da fare,
su tutta la Terra,
se bambine e bambini vuoi salvare,
abolire la Guerra!