Nella recente indagine di Ecosistema Urbano di Legambiente e Sole 24 Ore Biella non risulta mal messa con il 31° posto rispetto al 45° dello scorso anno ma restano critici i dati sul trasporto pubblico e la motorizzazione che vedono la città agli ultimi posti, oltre la novantesima posizione su un centinaio di Comuni. In particolare 91° posto per tasso di motorizzazione con 75 auto ogni 100 abitanti, 95° per passeggeri del servizio pubblico e addirittura 99° su 102 Comuni rilevati per offerta del trasporto pubblico. Per venire all’attualità è recente la comunicazione da parte di ATAP, la società che gestisce il servizio pubblico urbano ed extraurbano rispetto a una riduzione ulteriore del servizio con taglio delle linee che hanno meno di 5 passeggeri. Questo significa non solo togliere un servizio pubblico a molti piccoli Comuni ma tagliare anche le corse per chi le usa per andare al lavoro come dimostrano le proteste di diversi cittadini giunte in queste settimane ai giornali locali. La ricetta è sempre la stessa: il modo più semplice per ripianare i conti è tagliare le spese e quindi i servizi.

Già a fine anni 50 era stata fatta la sciagurata scelta di dismettere una fitta rete di ferrovie e tranvie che collegavano Biella con le vallate e numerosi paesi circostanti. Si era ceduto insomma al fascino modernista del trasporto su gomma e le linee ferroviarie erano state sostituite da strade e invase da opere di urbanizzazione. Ora ci si morde le dita a pensare a quale valore avrebbe avuto la tranvia che collegava la città con il santuario di Oropa! E l’operazione rischia di ripetersi con il trasporto pubblico di pullman che va verso il ridimensionamento perché chiaramente nei decenni ai pullman si sono man mano sostituite le auto private. Ma ci sono due strade diverse per affrontare il problema: quella finanziaria che prevede di ripianare i conti come mission oppure quella creativa e coraggiosa che punta invece ad ampliare il servizio tenendo conto di effetti economici più ampi che non siano solo di tipo finanziario. Dal punto di vista dello scarso utilizzo dei mezzi, per analizzare la situazione del trasporto extraurbano, è chiaro che i pullman in molti piccoli centri viaggiano con meno di 5 passeggeri se non come capita spesso con il solo autista a bordo se non sono previste più di due corse al giorno. E’ dimostrato che il cittadino usa i mezzi se offrono una frequenza di passaggi decente. Ad esempio gli studi dimostrano che in città i cittadini si recano alla fermata se sanno che non devono aspettare più di 15 minuti. Nei Comuni biellesi la frequenza potrebbe anche essere minore ma certo superiore a quella che si riscontra ora nella maggior parte dei casi. Poi c’è l’aspetto tariffario: è opportuno mantenere tariffe alte o provare a ridurle e puntare all’aumento di introiti legato all’incremento di utilizzo. Diversi Comuni in Europa si sono mossi in tal senso con ottimi risultati arrivando anche a uso gratuito per determinate fasce di utenza. Alla base di tutto c’è un concetto chiaro che consiste nel verificare se la domanda può essere funzione dell’offerta non rassegnandosi all’inverso.

Tuttavia c’è da considerare un altro aspetto oltre a quello tecnico-logistico sull’organizzazione delle corse ed è quello sociologico e culturale. Nella percezione comune spesso passa il messaggio che chi usa l’autobus, soprattutto per i trasporti extraurbani e a meno che non sia uno studente, sia una persona che non possieda un’auto, con tutto ciò che comporta in termini di status. Il servizio pubblico può tornare a essere utilizzato se si convincono i cittadini che “Pullman è bello, bus è vip”. Ma per ottenere questo occorre una incisiva campagna promozionale anche a livello culturale e soprattutto occorre che chi ha la responsabilità ci creda fino in fondo. Come nel caso dei servizi di raccolta differenziata non basta mettere in piedi un servizio potenzialmente efficace in termini tecnici. Raccolta differenziata e servizi pubblici di trasporto funzionano solo se i cittadini ci credono e questo succede se si è creato l’adatto substrato culturale. Non a caso il Comune di Torino molti anni fa nell’avviare il servizio di raccolta differenziata accanto ai tecnici assunse un sociologo. Naturalmente poi c’è l’aspetto ambientale.

E’ evidente che scarso utilizzo dei mezzi pubblici significa uso massiccio delle auto private, più consumo di energia, più traffico, più inquinamento, più riscaldamento globale, più consumo di suolo per parcheggi, meno strade a servizio di pedoni e bici. Quindi potenziare il servizio pubblico significa sostituire a tali ripercussioni negative evidenti benefici.

Liberando Biella da una parte di auto si potrebbe allora anche pensare seriamente a processi di rinaturalizzazione urbana: liberare spazi di strade e parcheggi oggi sequestrati dalle auto per destinarli alla socialità e al verde, chiudere addirittura tratti di vie interne per realizzare aree piene di alberi, fiori e panchine.