Nella capitale giordana Amman è stata inaugurata una mostra artistica di opere realizzate da artisti di Gaza.

Il circolo Valle delle Arti (Darat al Funun) di Amman ha inaugurato una mostra, denominata “Sotto il fuoco”, di quattro artisti palestinesi, e che include dei quadri che raccontano gli orrori della devastante guerra in corso a Gaza. Le opere resteranno in esposizione fino alla fine dell’anno.

Per più di sei mesi, sotto i bombardamenti, tra un esodo e l’altro, degli artisti palestinesi hanno realizzato opere che raccontano la guerra in corso a Gaza da più di un anno, mentre alcune persone hanno trasportato le opere segretamente, e a pezzi, dalla Striscia di Gaza fino in Giordania, passando per il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, prima che venisse chiuso dalle forze di occupazione israeliane nel maggio scorso.

Muhammad Saqdih, vicedirettore del circolo Valle delle arti, ha affermato che ogni opera dell’esposizione “documenta i diari di guerra e i difficili giorni che stanno vivendo gli artisti, che sono fuggiti mentre le loro case venivano distrutte, ma che ciononostante, sono riusciti con i pochi colori a disposizione e in condizioni estreme a riflettere la resilienza di un popolo che vuole ritornare alla normalità della vita.”

Ha poi aggiunto che “le opere documentano la mostruosità della guerra e della morte, e una fase importante nella storia del popolo palestinese, che al tempo stesso è carica di dolore e tristezza.”

“Pezzi dei nostri corpi”

Le opere appartengono a quattro artisti, i quali erano soliti esporre, in passato, i propri quadri presso la Valle delle arti, e sono Basil al-Maqousi, Majed Shala, Raed Issa e Sohail Salem. Sono ancora all’interno della striscia assediata, ed è stato realizzato un collegamento con loro in occasione dell’esibizione chiamata “Sotto il fuoco”.

Sulle pareti sono stati affissi dei messaggi scritti con le loro penne, in cui spiegano le loro condizioni e come siano riusciti a realizzare quelle opere.

L’artista al-Maqousi ha scritto, riguardo ai suoi quadri, fra cui ce n’è uno che raffigura una bambina che ha perso una gamba: “Non sono quadri, né opere artistiche che dipingiamo per venderle o mostrarle agli intenditori d’arte; questi sono pezzi dei nostri corpi, disseminati a brandelli in ogni momento dei bombardamenti.”

Ha poi aggiunto: “Sono le grida che escono dalle nostre bocche, sono fatte con il carbone, l’inchiostro e i colori che hanno composto il nostro sangue, sono il sorriso dei nostri bambini che sono scomparsi assieme alle loro scuole… sono l’amore in tempo di guerra, la paura della morte, della perdita e dell’oblio.”

Vicino al dipinto di un uomo che abbraccia sua moglie in mezzo alle macerie, sono affisse le parole scritte dall’autore, Majed Shala: “Queste scene assomigliano a quelle che ci hanno raccontato le nostre famiglie sulla Nakba del 1948, ma ciò che sta accadendo oggi supera di decine di volte quello che ha vissuto il nostro popolo all’epoca.”

Shala racconta nel suo messaggio di essere fuggito dal nord della Striscia di Gaza verso sud, a Deir el-Balah, dopo aver perso la sua casa, in cui aveva la sua collezione privata di opere artistiche e alcune risalivano a più di 30 anni fa.

Invece, Sohail Salem, il quale ha realizzato le sue opere con una penna a sfera su dei quaderni di scuola, ha scritto nel suo messaggio: “Questi sono dei semplici volantini che portano con sé degli eventi enormi, i quali sono pezzi del mio cuore e della mia anima… documentano i momenti di vita quotidiana sconvolti dalla realtà della guerra a Gaza.”

L’esposizione include 79 opere di diversa grandezza e in bianco e nero, oltre che disegni fatti su quaderni scolastici. Per alcune di esse sono stati utilizzati dei materiali semplici come penne a sfera, scatole di medicinali, e vecchi fogli, oltre a dei coloranti naturali come il melograno, il karkadeh, o il tè.

Le opere rappresentano la gente sotto i bombardamenti, l’esodo degli sfollati trainati dagli asini sui carri, centinaia di tende, volti stanchi e terrorizzati, bambini deperiti che si rifugiano tra le braccia delle loro madri, ma anche uomini ammanettati e bendati circondati da mezzi militari.

“Il linguaggio dell’arte che tutti comprendono”

L’artista al-Maqousi (53 anni), padre di cinque bambini, afferma: “Il linguaggio dell’arte è quello che tutti comprendono; per questo noi stiamo provando, con queste opere, a far arrivare al mondo esterno la nostra voce, le nostre grida, le nostre lacrime, e gli incubi a cui assistiamo ogni giorno, affinché possa sentire le nostre sofferenze.”

Al-Maqousi, la cui casa e le cui opere sono state distrutte da un bombardamento israeliano, ha perso migliaia di opere ed è scappato da Beit Lahia (a nord) verso Deir el-Balah (nel centro della striscia); ha affermato che attualmente sta impartendo lezioni di disegno ai bambini della Striscia. Ha poi aggiunto: “Sogniamo di essere parte di questo mondo senza l’occupazione, e di essere liberi così come ci ha creato Dio.”

Fonti: Social media e sito internet del circolo Valle degli Artisti (link)

Traduzione dall’arabo di Michele Nicoletti
Revisione di Daniela Bezzi