Mentre la Caritas presenta un nuovo report, da cui emerge che la povertà assoluta in Italia interessa quasi 5,7 milioni di persone (quasi 1 cittadino su 10) e chiede l’impegno per una “risposta coraggiosa e profetica”, il Governo sta pensando a come dare un bonus fiscale ai più ricchi.
Attualmente le aliquote fiscali sono tre: il 23% fino a 28.000 euro di reddito, il 35% da 28.000 a 50.000 euro, il 43% per i redditi oltre 50.000 euro. Il Governo sta cercando i fondi per ridurre la percentuale del secondo scaglione: l’ipotesi è di scendere al 33%. Questa manovra viene propagandata come un aiuto al ceto medio.
In realtà è palesemente una mancia per i contribuenti più ricchi. Infatti, nel 2022 (ultimo dato disponibile) hanno presentato la dichiarazione dei redditi 42 milioni di persone. I contribuenti con redditi fino a 28.000 euro sono stati 31 milioni, il 74%. Ciò significa che ad usufruire dell’eventuale diminuzione della seconda aliquota sono il 26% dei contribuenti più ricchi, poiché della riduzione dell’aliquota del secondo scaglione godono anche e soprattutto i contribuenti del terzo scaglione.
Infatti, chi ha un reddito tra 28.000 e 50.000 euro riceve uno sconto che cresce con l’aumentare del reddito. Ad esempio: 40 euro per un reddito di 30.000, 140 euro per chi guadagna 35.000, 240 euro per un reddito di 40.000 e 340 euro per chi dichiara 45.000. In questa fascia di redditi ci sono 8 milioni di contribuenti, circa il 19% del totale.
Ad incamerare pienamente la riduzione fiscale sono i percettori di redditi superiori a 50.000 euro, con uno sconto di 440 euro. Si tratta di meno di 3 milioni di contribuenti, il 7% del totale delle dichiarazioni dei redditi, che evidentemente non avrebbero necessità di questo sconto.
A questo punto qualsiasi persona di buon senso potrebbe avanzare la proposta più logica: anziché fare uno sconto sulle imposte che versano i più ricchi, sarebbe meglio dare una mano ai quasi 6 milioni di poveri. Perché non c’è alcun obbligo di dare una mancetta ai più abbienti, mentre nella Carta fondativa di questo Paese sta scritto che la solidarietà è un dovere inderogabile.
Purtroppo l’attuale classe politica non sembra essere dotata di buon senso né di senso delle istituzioni. Toccherebbe ai cittadini elettori dare un segnale di cambiamento.
Si dice spesso che si vota con il portafoglio in mano. Se fosse vero la stragrande maggioranza dei contribuenti dovrebbe contrastare l’ipotesi di taglio della seconda aliquota che il Governo vorrebbe realizzare perché favorisce esclusivamente una minoranza di ricchi.
Invece, siamo una democrazia autolesionista. Sarebbe il tempo di svegliarci e di smetterla di farci del male. Come ha scritto Alexis de Tocqueville: “Quando il cittadino è passivo, è la democrazia che s’ammala.”