Osservate la retorica, le belle parole, la sicurezza e il fascino dei leader mondiali membri dell’Assemblea delle Nazioni Unite: pronunciano discorsi impressionanti, ricchi di parole intinse di manipolazione e logica. Tutti loro sanno che il mondo è pervaso di conflitti, violenza, inasprimento di guerre e odore di munizioni, ma esprimono parole prive di sostanza: le loro azioni sono paralizzate, si appellano l’un l’altro e incolpano gli altri. Sappiamo tutti che stanno mentendo da un pulpito innanzi a 8 miliardi di persone, non provando alcuna vergogna. Se sollevate il tappeto, troverete polvere, scarafaggi di accordi segreti, lucertole che mangiano piccole mosche e serpenti pronti a uccidere con il veleno.
Questa è la realtà e la fine dell’ONU. L’ONU è stata creata a seguito del fallimento della Società delle Nazioni, poi trasformata in un’organizzazione umanitaria priva di un organo decisionale. È come un leone sdentato che corre dietro le sue prede veloci. Presto sentirete dire che l’ONU è crollata sotto il suo stesso peso. È stata istituita nel contesto storico bipolare che ha dato vita alla Guerra Fredda: non si adatta dunque ad un mondo multipolare in cui forze diverse si scontrano tra loro su un tavolo da biliardo. Ogni palla cerca di trovare il proprio posto in buche diverse.
Credo che presto sarà una “Lega delle corporazioni e multi-corporazioni” a sostituire gli Stati. Gli Stati stanno cadendo come cripte di antiche fortezze e i leader strepitano come capre e pecore impaurite. La verità è che il potere ha costretto i princìpi a inginocchiarsi. Nessuno è disposto ad ascoltare la voce di chi non ha voce, malgrado gli slogan che echeggiano da New York a Tel Aviv. Tale è lo stile della “mafia” nel nome della cosiddetta “democrazia”. Il razzismo, l’estremismo religioso e il localismo stanno aumentando nonostante la rete globale e la globalizzazione.
Volgete lo sguardo nello specchio del futuro e vedrete un’immagine desolante di un’umanità macchiata di sangue che non mostra segni di vergogna o di colpa. Presto i robot sostituiranno questi esseri umani emotivi e arroganti e non piangeranno dal profondo del loro cuore, ma eseguiranno comandi sulla base di algoritmi, rendendo più facile l’atto di uccidere nei confronti dell’umanità. Una pratica questa che gli esseri umani hanno già iniziato: uccidere senza emozioni.
La globalizzazione non riguarda l’unificazione degli esseri umani, ma la diffusione di macchine, catene alberghiere, prodotti e robot. Le persone fuggono da un Paese all’altro, costrette ad attraversare le frontiere in cerca di rifugio.
Immaginate uno scenario in cui un uomo getta ripetutamente dei bambini in un fiume. Naturalmente vi tuffereste per salvare il bambino che sta annegando. Tuttavia, non appena ne salvate uno, l’uomo ne getta un altro in acqua. Alla fine sarete esausti e salvarli tutti è impossibile. La vera soluzione è a monte: impedire all’uomo di gettare i bambini nel fiume. Questa analogia evidenzia la necessità di affrontare la causa principale della questione.
Nel XXI secolo, i leader si concentrano spesso sulla salvaguardia e sull’inasprimento delle frontiere per impedire l’ingresso di immigrati e rifugiati, piuttosto che affrontare le questioni di fondo che costringono le persone a trovarsi in situazioni così disperate.
L’attuale contesto globale può essere paragonato ad uno scenario in cui i leader si concentrano su soluzioni immediate, come l’intensificazione dei controlli sulle frontiere per prevenire l’immigrazione, piuttosto che affrontare le cause profonde dei conflitti e degli sfollamenti. Sebbene possa sembrare che non comprendano quali siano i problemi di fondo, la realtà è più complessa. Molti leader ne sono consapevoli, ma privilegiano i loro interessi geopolitici e i guadagni economici rispetto alle preoccupazioni umanitarie. Si impegnano in commercio di armi e alleanze strategiche, spesso perpetuando la violenza e l’instabilità per profitto e potere. Questo approccio lascia poche speranze per un futuro di pace, a meno che non ci sia un cambiamento fondamentale che allontani la guerra e la violenza e affronti le questioni di base che causano queste crisi.
Di Irshad Ahmad Mughal
L’autore: Irshad Ahmad Mughal è il presidente della Iraj Education & Development Foundation, con sede al 82B, New Chaburji Park, Lahore, Pakistan.
Traduzione dall’inglese di Martina D’Amico. Revisione di Thomas Schmid.