Con la pubblicazione in G.U. del DL AMBIENTE nr. 153 dello scorso 17 ottobre 2024 possiamo dire che il pericolo rappresentato dalla possibilità concessa alle società partecipate dagli EE.LL. di cedere a soggetti privati quote di partecipazione pubblica nella gestione dell’acqua sia, per il momento, scongiurato.

Dal testo pubblicato è stata infatti emendata la norma incriminata oggetto del nostro allarme per la definitiva privatizzazione del servizio.

Pericolo che però (riteniamo) temiamo sia solo rinviato a un futuro non molto lontano.

Se da un lato una “manina” ha opportunamente cancellato dal deliberato la privatizzazione delle In House, dall’altro, altri provvedimenti, contenuti nella Legge di Stabilità in via di approvazione dal Parlamento, rappresenterebbero solo un rinvio nel dover mettere sul mercato altro patrimonio pubblico in questo caso rappresentato dalla gestione di questo servizio pubblico.

Uno su tutti è rappresentato dall’ennesimo taglio di trasferimenti statali nei confronti degli EE.LL. previsto per i prossimi 5 anni, pari a 1.350 ml di euro, che colpirà questi ultimi ingabbiandoli nella ormai fantomatica “trappola del debito” nonostante essi vi partecipino per un’infinitesima parte.

Se a questo aggiungiamo la volontà del ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Frattin per “l’abilitazione della fonte nucleare in Italia tramite le nuove tecnologie sostenibili” capiamo bene che la volontà di questo governo resta quella del totale affossamento della volontà popolare espressa nel giugno 2011 (per il nucleare sarebbe la seconda volta).

Monitoreremo quindi l’attività parlamentare perché la “manina” che ha cancellato l’ingresso dei privati nelle partecipate pubbliche non torni a metterci una zampa nella più totale indifferenza anche di quelle forze politiche che all’epoca sostennero il referendum.

Contestualmente stiamo chiudendo il testo del nostro ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (CEDU) perché venga finalmente riabilitato e rispettato l’esito referendario del 2011 e, oltre al servizio idrico, anche tutti gli altri servizi pubblici locali possano essere gestiti attraverso Enti di Diritto Pubblico fuori dalle regole del profitto e del mercato.

Perché si scrive Acqua, ma si legge Democrazia.