Martedì 29 ottobre a Torino nella Sala Auditorium del Polo del 900 si è svolto un incontro quanto mai stimolante con Giorgio Cremaschi in dialogo con l’attivista e socia ANPPIA (in detenzione domiciliare) Nicoletta Dosio, sull’ultimo libro da lui pubblicato dall’inquietante titolo Liberal fascismo, per chi pensa che il liberismo sia per definizione antifascista, associando l’Occidente liberale, Stati Uniti, Inghilterra e Francia, nel ruolo dei liberatori dalle dittature fasciste che hanno oppresso Germania e Italia fino alla seconda guerra mondiale.
Interessante ricordare che in data 28 ottobre, ma nell’anno 1940, Mussolini dichiarò guerra alla Grecia. Fu una guerra persa per l’Italia, ma che avrebbe devastato l’esistenza di generazioni di Greci, basti pensare alle conseguenze della guerra civile, al termine del secondo conflitto mondiale. Fino all’assassinio di Beloyannis nel 1952. Distruggere la democrazia acresce il rischio della guerra che diviene inevitabile.
La presenza di Nicoletta Dosio oltre che di Giorgio Cremaschi mi hanno dato l’opportunità di ricordare, nella mia introduzione, la recente scomparsa dell’amico e compagno Silvano Giai, di cui ricordo momenti belli nel locale La Credenza da lui fondato e gestito a Bussoleno, dove mi ha spesso offerto vini fantastici come il Chardonnay Avnì e il Verduno Pelaverga di Cadìa. E anche se molti non lo hanno conosciuto, in sala è esploso un applauso in suo ricordo.
Negli anni del dopo guerra le lotte operaie in Italia e in Europa hanno portato a notevoli conquiste sociali e l’idea che lo Stato fosse garante di questi diritti era prevalente. Con il crollo dell’Unione Sovietica e forse già prima con il violento colpo di Stato in Cile come ribadito anche da Cremaschi, si è sviluppata invece l’idea che i diritti sociali non siano poi così importanti, che sia molto più importante l’individuo singolo come Margareth Thatcher ribadiva in Inghilterra. Ed ecco negata o meglio ‘superata’ la nozione di classe: “l’individuo è il solo responsabile della sua condizione sociale” come se la società non fosse divisa in classi sociali. Ne deriva l’inutilità del sindacato che viene pian piano criminalizzato, purtroppo anche burocratizzato: la nascita di sindacati ‘minori’ come Cub e Cobas sono la diretta conseguenza di questa situazione.
Posizione lecita dell’idea liberista ma che dovrebbe essere estranea alla sinistra che però pare cedere su questi fronti e rivolgersi ad altri temi, importanti per carità, ma non sufficienti per la salvaguardia della libertà che deriva dalla vera democrazia. Nascono quindi nuovi linguaggi per esprimere “nuove” forme di sessualità, fino al paradosso di giovani che rivendicano la loro identità “plurale”, ma ignorano la solidarietà di classe.
Tutto questo mentre l’imperialismo occidentale distrugge l’Iraq con motivazioni che possono ricordare la favola del lupo e dell’agnello. In ogni angolo del mondo che non piace agli Stati Uniti nascono come funghi nuovi Hitler. Hussein è Hitler, la Siria è una dittatura hitleriana, fino a Gheddafi, per l’assassinio del quale Angelo Del Boca letteralmente pianse di fronte a me, come sincero antimperialista e anticolonialista.
Tutte queste guerre perché?
Nel 1993 venne pubblicato il libro Anno 501, la conquista continua di Noam Chomsky (anche lui socio ANPPIA-Torino) dove viene descritta la politica estera degli Stati Uniti nel loro ‘cortile dietro casa’, il centro e sud America: una storia di infinite tragedie, la più spaventosa quella del 1973 in Cile, per non dire nel resto del Mondo.
Ed ecco che oggi è venuto il momento per gli USA di pensare di poter conquistare Russia e Cina. E qui il progetto diventa complesso. C’è bisogno di un’Europa alleata e obbediente, pronta al sacrificio per garantire “il nostro mondo libero e democratico dalle tremende dittature orientali”. Quindi l’Occidente non si accontenta di una Russia capitalista e liberista, che spesso rinuncia a sviluppare il proprio stesso paese per investire in occidente e arricchire la propria classe dominante. Vuole una Russia suddita e colonizzata.
Ricordo il primo maggio 2014 quando a Odessa in Ucraina le squadracce fasciste, simili a quelle della strage di Torino del 18 dicembre 1922, massacrarono inermi cittadini che protestavano contro il pericolo fascista, distruggendo la sede dei sindacati, ovviamente senza alcun intervento delle forze dell’ordine.
Anche la situazione in Medio Oriente sta precipitando. Ricordo Bruno Segre, scomparso recentemenre, che sperava in una Israele laica a fianco di uno stato palestinese laico, o addirittura un solo stato laico libero dai lacci delle orribili religioni. Invece assistiamo ora ad uno Stato che si comporta da colonizzatore di tipo insediativo, come spiega l’ebreo Ilan Pappé nel suo libro Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina. Un Israele alleato di un occidente che si prepara alla guerra totale. Un fedele alleato che ha un esercito super efficiente. Non importa il costo sociale e l’orrore dei massacri, quel che interessa è l’alleanza militare. L’Occidente vuole la guerra totale? Sembrerebbe di sì.
Il fascismo come tratto distintivo quindi dell’imperialismo e del liberismo, con il consenso di una parte della sinistra, come successe nella prima guerra mondiale e come ben descritto da Emmanuel Todd nel libro La sconfitta dell’Occidente. Come fare per convincerci a fare la guerra in occidente? Intanto privando delle più fondamentali libertà i propri cittadini, che devono imparare a sacrificarsi e rinunciare allo Stato di Diritto, allo stato garante dei diritti sociali. Sanità e lavoro vengono gestiti dai privati, tutto viene privatizzato ad eccezione di esercito e polizia per fare le guerre e punire chi protesta: ecco in estrema sintesi il trionfo del Liberal fascismo.
Un libro da leggere!
Boris Bellone