Israele sta bombardando Gaza da oltre 13 mesi: la crisi umanitaria in tutta la Palestina, così come nelle aree limitrofe del Medio Oriente, ha raggiunto livelli critici come mai prima d’ora. L’ONU stima che oltre 43.000 palestinesi siano stati uccisi, tra cui circa 17.000 bambini, e che più di 102.000 sono rimasti feriti, mentre 1,9 milioni sono sfollati, su un totale di 2,2 milioni di abitanti nella Striscia di Gaza! [1].
Sebbene si registri una tendenza positiva nell’opinione pubblica e nella partecipazione alle iniziative che condannano sempre più apertamente queste atrocità–come i movimenti studenteschi della scorsa primavera, che hanno visto la più grande ondata mondiale di occupazioni universitarie dai tempi della guerra in Vietnam–permane una forte reazione repressiva verso le critiche a Israele, che vengono censurate o, più spesso, grottescamente bollate come forme di antisemitismo, o violentemente sedate [2]. Proprio a causa di questa forte polarizzazione nell’informazione normalmente reperibile, sembra spesso di percepire una reticenza, uno scetticismo verso le differenti narrazioni, considerate faziose e strumentali, specialmente quelle a favore di Gaza, che da sempre sono appannaggio dei nostri ambienti di sinistra internazionalista, antimperialista e antisistema. Credo pertanto che molti delle nostre narrazioni nell’interesse della verità e della pace vengano spesso etichettate come ideologiche, poco obiettive e iperboliche e quindi largamente ignorate, quando non apertamente avversate. Questo articolo è un tentativo di raccontare una storia proprio a quegli scettici, confusi, o coloro che volutamente si arroccano su posizioni “neutrali”. È un pezzo scritto specificamente per i moderati, come chi, ad esempio per i motivi appena elencati, si irrigidisce quando sente la parola ‘genocidio’.
Sebbene sia in generale impossibile fornire dati oggettivi completamente privi di interpretazione, e lo dico da scienziato, sarà inevitabile, a un certo punto, riconoscere la competenza e l’autorità di alcune fonti, nonché la pertinenza di alcune analisi. Nel contesto di questo articolo, propongo che tale autorità venga riconosciuta alle Nazioni Unite, che, rappresentando tutti gli Stati, è l’entità che più si avvicina a un’organizzazione bipartisan. Cercherò quindi di riassumere i più recenti sviluppi dell’invasione israeliana a Gaza e della sua occupazione della Cisgiordania e di Gerusalemme Est attraverso le fonti ufficiali dell’ONU.
Aveva fatto grande scalpore, ed era stata spesso accolta con quel sospetto verso una presunta faziosità ed esagerazione, la notizia della presentazione presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), già lo scorso 23 dicembre, di un’accusa formale di genocidio ai danni della popolazione palestinese da parte di Israele. Poche settimane fa è stato ufficialmente annunciato che si uniranno al Sudafrica, che aveva originariamente intentato la causa, altri 14 Paesi (inclusi i membri della NATO Belgio, Spagna e Turchia) [3]. La Corte Internazionale di Giustizia, che sta ancora deliberando sul caso, ha subito ritenuto però “plausibile che gli atti di Israele potessero configurarsi come genocidio” [4]. Intanto, lo scorso maggio, un procuratore della Corte Penale Internazionale ha richiesto mandati di arresto, oltre che per i leader di Hamas, per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e per il Ministro della Difesa israeliano, accusati di “crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi sul territorio dello Stato di Palestina (nella Striscia di Gaza).” [5].
Il 19 luglio, la Corte Internazionale di Giustizia emanava una sentenza, nella quale, tra le altre cose, “si esprime l’opinione che la presenza continuata dello Stato di Israele nei Territori Palestinesi Occupati [fin dal 1967] sia illegale […] e che tutti gli Stati abbiano l’obbligo di non riconoscere come legale la situazione derivante dalla presenza illegale dello Stato di Israele nei Territori Palestinesi Occupati e di non prestare aiuto o assistenza per mantenere la situazione creata dalla continuata presenza dello Stato di Israele nei Territori Palestinesi Occupati.” [6] Nel documento vi è anche una esplicita dichiarazione del presidente dell’ICJ, Nawaf Salam, il quale afferma che “le misure discriminatorie di Israele nei Territori Palestinesi Occupati, dimostra[no] che esse sono equivalenti al crimine di apartheid.” [6]. Pochi giorni dopo, un team di 37 esperti, Relatori Speciali e membri dei Gruppi di Lavoro nominati dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, ha chiamato questa sentenza “storica”, chiedendo a tutti i Paesi “un embargo sulle armi, la fine di tutte le altre attività commerciali che possano danneggiare i palestinesi, e sanzioni mirate, inclusi il congelamento dei beni, contro individui e entità israeliane coinvolte nell’occupazione illegale e nelle politiche di segregazione razziale e apartheid.” [7]. Eppure, Israele continua a ricevere armi e merci da Paesi occidentali che pretendono di porsi a livello internazionale come difensori di valori libertari e democratici: dall’inizio dell’invasione a Gaza il 7 ottobre 2023, gli USA da soli hanno fornito tra i 12,5 e i 17,9 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele [8] (che rappresentano il 65,6% delle sue importazioni di armi, mentre il restante 29,7% proviene dalla Germania e il 4,7% dall’Italia [9]).
A giugno, intanto, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani denunciava che Israele ha compiuto “attacchi sistematici agli ospedali e ad altre strutture sanitarie in violazione delle leggi di guerra,” ucciso 500 operatori sanitari a Gaza, nonché detenuto arbitrariamente o fatto sparire un numero imprecisato di lavoratori del settore medico [10]. Questo ha causato il collasso del sistema sanitario, portando alla diffusione di malattie infettive con conseguenze particolarmente devastanti per anziani, bambini e donne incinte [11].
Negli ultimi due mesi, l’aggressività di Israele a Gaza e nelle aree limitrofe è andata aumentando. Contestualmente, Israele ha avviato una campagna sistematica contro le Nazioni Unite, che continuano a stilare rapporti su una situazione che diventa ogni giorno più critica.
Per cominciare, in ottobre, Israele ha vietato l’ingresso sul proprio territorio del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres [12]. In aggiunta, sta bombardando e invadendo il Libano, dopo aver perpetrato un attacco esplosivo di massa sulla popolazione civile che, sempre secondo l’ONU, è stata “una ‘terrificante’ violazione del diritto internazionale.” [13]. Pochi giorni dopo, l’esercito israeliano ha deliberatamente aperto il fuoco, restando impunito, sui “caschi blu” della Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL) [14].
Inoltre, a fine ottobre, la Knesset israeliana ha votato un provvedimento che prevede il bando dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) entro 90 giorni. Questo impedirà alla principale fonte di aiuti umanitari destinati alla Palestina di operare all’interno dei territori controllati da Israele, compresi quelli illegalmente occupati e la Striscia di Gaza [15]. A seguito di questo, Israele ha già ufficialmente interrotto presso l’ONU il proprio accordo di cooperazione con l’UNRWA [16]. Israele ha inoltre attaccato ripetutamente le infrastrutture umanitarie delle Nazioni Unite, causando la morte e il ferimento di operatori umanitari. [17]. La Norvegia ha intanto avviato un procedimento presso l’ICJ per chiedere una sentenza che imponga a Israele di facilitare gli aiuti umanitari in Palestina a tutte le associazioni, inclusa l’UNRWA [18].
Tra settembre 2024 e oggi, diverse agenzie delle Nazioni Unite hanno presentato una serie significativa di analisi sulla devastante situazione in Palestina. Per ovvi motivi di spazio, mi limiterò a citare alcuni esempi, offrendo brevi estratti di ciascuno. Tuttavia, tutti convergono nel dipingere un ritratto di una realtà disumana in cui versa la popolazione palestinese.
Un rapporto del Comitato Speciale delle Nazioni Unite per Indagare sulle Pratiche Israeliane che Influenzano i Diritti Umani del Popolo Palestinese e di Altri Arabi dei Territori Occupati presentato a settembre all’Assemblea Generale dell’ONU solleva “gravi preoccupazioni riguardo a violazioni delle leggi umanitarie internazionali e dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, inclusa la fame utilizzata come arma di guerra, la possibilità di genocidio a Gaza e un sistema di apartheid in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est”, concludendo che “le politiche e le pratiche di Israele durante il periodo oggetto del rapporto sono coerenti con le caratteristiche del genocidio.” [19].
Il 1° settembre, il Relatore Speciale dell’ONU sulla Situazione dei Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967, Francesca Albanese, ha presentato all’Assemblea Generale una relazione dal titolo “Genocidio come cancellazione coloniale”, dove conclude: “Dichiarazioni e azioni dei leader israeliani riflettono un intento e una condotta genocida. […] Questo genocidio in corso è senza dubbio la conseguenza dello status eccezionale e dell’impunità prolungata concessi a Israele. […] Mentre il mondo assiste al primo genocidio coloniale di insediamento trasmesso in diretta, solo la giustizia può sanare le ferite che l’opportunismo politico ha permesso di incancrenire. La devastazione di così tante vite è un oltraggio all’umanità e a tutto ciò che rappresenta il diritto internazionale.” [20]
Il 2 novembre, un team di 8 esperti internazionali dell’ONU affermava in una relazione alle Nazioni Unite di Ginevra: “Siamo convinti che il popolo palestinese sia a grave rischio di genocidio […]. Il momento di agire è ora. Anche gli alleati di Israele portano una responsabilità e devono agire immediatamente per prevenire il suo disastroso corso d’azione.” [21].
L’8 novembre, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU ha presentato una relazione in cui afferma che “le violazioni documentate in questo rapporto da entrambe le parti potrebbero configurarsi come crimini di guerra. Se commesse nell’ambito di un attacco diffuso o sistematico diretto contro una popolazione civile, in conformità a una politica statale o organizzativa, potrebbero costituire crimini contro l’umanità. Se commesse con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, potrebbero anche configurarsi come genocidio.” [22].
Infine, il 19 novembre, il Presidente del Comitato Speciale dell’ONU per Investigare le Pratiche Israeliane che Influenzano i Diritti Umani del Popolo Palestinese, Mohan Pieris, ha presentato una relazione all’Assemblea Generale in cui, senza mezzi termini, affermava: “Il nostro rapporto non lascia spazio ad ambiguità. Un genocidio si sta svolgendo davanti ai nostri occhi. Non agire ora—non porre fine a questo crimine atroce—significherà distruggere le fondamenta stesse dello stato di diritto internazionale che abbiamo costruito collettivamente per proteggere la pace, la sicurezza e il benessere di tutti. La nostra inazione di oggi sta creando un pericoloso precedente per il futuro. Rifletteteci”.[23]
Alla luce di questa notevole mole di testimonianze e dichiarazioni di esperti internazionali nella cornice delle indagini svolte dagli organi preposti delle Nazioni Unite, anche per gli scettici, i moderati e coloro che cercano di restare lontani dalle posizioni più partigiane, rimane ben poco spazio al dubbio che in Palestina si stiano perpetrando crimini di guerra, crimini contro l’umanità, oltre a un’operazione di apartheid, pulizia etnica e genocidio. Tra l’altro, sebbene comprenda l’importanza storica e giuridica della questione, trovo piuttosto meschino concentrare il dibattito sul significato connotativo della parola ‘genocidio’ e se questa si applichi o meno al massacro che Israele sta commettendo sulla popolazione civile di Gaza, dal comfort dei nostri salotti in Occidente. È fermare questo massacro, qualunque nome gli si dia, di cui dovremmo urgentemente occuparci.
Eppure, è freschissima la notizia che nella seduta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 20 novembre, nonostante l’unanimità favorevole degli altri partecipanti, gli Stati Uniti hanno utilizzato il proprio diritto di veto per impedire “un cessate il fuoco immediato e incondizionato nella Striscia di Gaza.” [24]. È la 49esima volta che gli USA utilizzano il proprio veto per bloccare risoluzioni del Consiglio di Sicurezza contro Israele, la quarta soltanto quest’anno, che ha impedito una richiesta di cessate il fuoco. [25]. Come avevo già scritto, con un’indignazione che da allora è solo cresciuta, nell’ormai lontano 22 ottobre 2023 –appena due settimane dopo l’efferato attacco di Hamas che è stato il casus belli per l’inizio della violenta offensiva Israeliana a Gaza– gli Stati Uniti e molti dei Paesi occidentali che vi fanno eco, sono semplicemente “disumanitari” [26]. Questo risuona con le coraggiose parole di Francesca Albanese la quale, rivolgendosi direttamente all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo scorso 30 ottobre, affermava: “Coloro che tra voi non hanno pronunciato una parola su quanto sta accadendo a Gaza dimostrano che l’empatia è evaporata da questa stanza. E l’empatia è quella forza che ci tiene uniti come umanità” [27]. Dalla nostra privilegiata posizione di occidentali, non ci rendiamo forse conto della situazione in cui versa il mondo tutto intorno a noi: 2 miliardi di persone, un quarto della popolazione mondiale, vivono oggi in regioni afflitte da conflitti violenti, il dato più alto dalla Seconda Guerra Mondiale. [28]. La spesa militare, intanto, continua a battere ogni anno dal 2009 un nuovo massimo storico assoluto (2443 miliardi di dollari nel 2023) [29].
Saremo finalmente in grado di ritrovare l’empatia, lavorando verso soluzioni di pace anziché impegnarci strenuamente verso l’autodistruzione? Saremo capaci di tornare umani?
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[2] https://www.amnesty.org/en/documents/eur01/8199/2024/en/
[3] https://unric.org/en/south-africa-vs-israel-14-other-countries-intend-to-join-the-icj-case/
[6] https://www.icj-cij.org/sites/default/files/case-related/186/186-20240719-sum-01-00-en.pdf
[8] https://www.cfr.org/article/us-aid-israel-four-charts
[9] https://www.bbc.com/news/world-middle-east-68737412
[12] https://www.nytimes.com/2024/10/02/world/middleeast/israel-guterres-un-ban-persona-non-grata.html
[14] https://news.un.org/en/story/2024/10/1155621
[23] https://www.un.org/unispal/document/un-special-committee-press-release-19nov24/
[24] https://news.un.org/en/story/2024/11/1157216
[25] https://www.middleeasteye.net/news/49-times-us-has-used-veto-power-against-un-resolutions-israel
[26] https://www.pressenza.com/2023/10/crisis-in-gaza-us-and-other-western-countries-are-inhumanitarian/
[27] https://www.youtube.com/watch?v=Bx7z3sG7A9o
[28] https://press.un.org/en/2023/sc15184.doc.htm