David Swanson, direttore esecutivo di World Beyond War e coordinatore della campagna di RootsAction.org, è stato insignito del Vero Premio Nobel per la Pace per il 2024 in una toccante cerimonia tenutasi il 10 novembre 2024 a Oslo. Ho avuto il piacere di sedermi con lui a un tavolino dinnanzi all’ampio auditorium subito dopo la cerimonia per rivolgergli alcune domande importanti.

Prima di tutto, vorrei congratularmi con lei per aver ricevuto il Vero Premio Nobel per la Pace dalla Lay Down Your Arms Foundation. Come si sente?

Grazie mille! Sono davvero felice e profondamente onorato ed è straordinario trovarmi qui tra persone che stanno portando avanti un  lavoro incredibile. Ricevere questo premio, creato dal compianto Fredrik Heffermehl, una persona meravigliosa e attivista per la pace, è davvero emozionante!

Molti cambiamenti si stanno verificando al giorno d’ oggi, compresi quelli all’interno del panorama politico degli USA. Quali sono le sue aspettative in merito alla politica estera degli Stati Uniti per i prossimi mesi?

Dunque, le rispondo come farei in qualsiasi altro momento della storia: penso che dipenderà in gran parte dalle azioni delle persone. C’è un pericolo significativo nel mettere il potere nelle mani di chi mira  all’autorità dittatoriale. Mi riferisco a chi ha fatto affermazioni sconsiderate, alcune delle quali destano profonda preoccupazione.

Tuttavia, c’è ancora ragione di sperare. Non tanto quanto ci si aspetterebbe, dal momento che molti hanno perso la speranza. Ma potremmo essere in grado di arrivare a porre fine alla guerra in Ucraina e c’è una piccola possibilità di raggiungere una pace equa e sostenibile. Ma ciò richiede impegno e ci sarà bisogno di menti più sagge di Donald Trump o Vladimir Putin, una volta seduti al tavolo decisionale.

Dobbiamo essere realistici: non si tratta di una figura salvatrice che sta venendo a sistemare tutto. È la stessa persona che ha fatto la promessa di porre fine alla guerra in Afghanistan e non l’ha mantenuta, che ha sostenuto la guerra saudita nello Yemen, che ha appoggiato un colpo di stato in Venezuela e che ha promosso la vendita di armi ai regimi oppressivi. Questo non è attivismo volto alla pace.

Ma se consideriamo le poche promesse positive, come il sostegno alla libertà di parola e potenzialmente la fine della guerra in Ucraina e spingiamo affinché esse vengano realizzate responsabilmente, è già qualcosa. È possibile, dobbiamo provarci!

Contestualmente, non dovremmo illuderci di aver perso la democrazia a causa di questo individuo. In realtà, non abbiamo mai avuto una reale democrazia, ma un’oligarchia basata sul tokenismo (pratica che consiste nel fare unicamente uno sforzo superficiale o simbolico per essere inclusivi nei confronti dei membri di gruppi minoritari, N.d.R) e sulla politica identitaria. Bisogna aspirare ad una vera democrazia.

Come crede che questi cambiamenti possano influenzare i rapporti tra USA e Europa?

Non così drasticamente come alcuni temono. Non credo che Trump ritirerà gli Stati Uniti dalla NATO, né che porrà fine agli accordi sulle armi con l’Europa. Ed è improbabile che l’Europa sosterrebbe la guerra senza le armi statunitensi. L’idea che l’Europa fornisca autonomamente abbastanza armi sembra inverosimile. In effetti, apprezzo l’Europa per non essere il tipo di luogo che lo farebbe.

Se gli Stati Uniti cesseranno l’invio di armi in Ucraina, la pace dovrà arrivare e l’Europa dovrà promuovere una risoluzione equa e duratura. Questo significa concentrarsi su ciò di cui il popolo ucraino ha bisogno, piuttosto che vederla come una questione di divisione tra interessi russi e occidentali.

L’Europa, come gli Stati Uniti, sta tendendo verso l’autoritarismo. Questo continuerà fino a quando non si presenterà un’alternativa praticabile. A causa delle pressioni della NATO, le nazioni europee stanno deviando i fondi dai servizi essenziali alle armi. L’Europa ha una tradizione di resistenza civile alle spalle, dunque credo che siano più vicini a trovare una via d’uscita.

Gli Stati Uniti stanno perdendo una democrazia già diseguale e imperfetta. L’Europa, tuttavia, rischia di perdere alcune delle società migliori e più egualitarie. C’è di più in gioco, quindi ci dovrebbe essere una maggiore battaglia per preservare questi valori.

Come possiamo sfruttare questo momento di cambiamento per promuovere il dialogo e ridurre le ostilità nel conflitto in Ucraina?

C’è già qualche dialogo, tra Trump e il suo amico miliardario che parla con Putin. A differenza del presidente Biden, che non si impegnerebbe con la Russia, almeno ora c’è comunicazione.

La domanda è: cosa verrà detto e chi parteciperà al dialogo? Abbiamo bisogno di voci esperte e riflessive da tutte le parti, non solo di miliardari. La diplomazia dovrebbe coinvolgere persone addestrate a costruire relazioni e promuovere un dialogo sereno e strategico. Personalità che non siano reclutate per la loro ricchezza.

Dobbiamo esortare Trump a porre fine alla guerra in modo duraturo, con la collaborazione di tutte le parti interessate. E abbiamo bisogno di persone che si oppongano a Trump per protestare contro la guerra, ora. Adesso la guerra di Trump è nei loro confronti, dunque dovrebbero prendere posizione.

Traduzione dall’inglese di Martina D’Amico. Revisione di Thomas Schmid.