Tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2023 Lunaria ha documentato 1.125 “cronache di ordinario razzismo” e le ha raccontate nel Libro bianco con dieci contributi di analisi introduttivi e venti storie esemplari, scelte per l’impatto che hanno avuto sulla vita delle persone coinvolte, per le modalità con cui sono state raccontate dai media o per il loro iter giudiziario, insieme alle iniziative antirazziste di resistenza e di solidarietà.
Si tratta del Sesto Libro bianco che racconta l’evoluzione del razzismo in Italia nel triennio 2021-2023 allungando lo sguardo al 2024, con una particolare attenzione alle forme di razzismo strutturale e istituzionale e ai dispositivi di esclusione attivati per restringere ulteriormente i diritti delle persone migranti, richiedenti asilo e rifugiate, riconosciuti anche da alcuni rapporti usciti nell’ultimo trimestre del 2024 come elementi che caratterizzano il razzismo in Italia come sistemico. Hanno collaborato alla redazione del Libro bianco Paola Andrisani, Sergio Bontempelli, Elisa Yamuna Cacciamani, Guido Caldiron, Serena Chiodo, Giuseppe Faso, Marcella Ferri, Paola Fierro, Alberto Guariso, Marcello Maneri, Veronica Mennonna, Grazia Naletto, Stefania N’Kombo Josè Teresa, Oiza Q. Obasuyi, Olivia Polimanti, Roberta Pomponi, Fabio Quassoli, Luigi Romano, Virginia Valente e Davide Valeri.
I casi analizzati nel Libro bianco evidenziano violenze verbali e fisiche e discriminazioni e le storie raccontate, che vanno da Willy Monteiro a Mimmo Lucano, dal celebre cantante Ghali a realtà come quella casertana della Tam Tam basket, dal naufragio di Cutro a quello che accade nei CPR, dal centro Mineo al processo di criminalizzazione della solidarietà della Iuventa, ci dicono di un Paese dove il razzismo è diventato ormai sistemico. Nel Libro bianco, a proposito del diritto di cittadinanza, si ripercorre ciò che è accaduto negli ultimi tempi, sottolineando come si proceda a passo di gambero, dall’iniziale ius soli allo ius culturae per arrivare allo ius scholae, ma continuando soltanto a parlare, privando tanti ragazzi di un loro diritto. Per non parlare delle persone di origine straniera, di fatto non riconosciute e nei confronti delle quali si esercita un “welfare del risentimento”, che nega loro diritti e li esclude da servizi essenziali. Una deriva che non sempre neppure la magistratura riesce ad arginare.
“In Italia, si legge nell’introduzione del Libro bianco, la magistratura ha mostrato in più occasioni di rappresentare un argine solido alla violazione dei diritti, ma il tentativo reiterato di subordinarne l’operato alla volontà politica del Governo, deve preoccuparci. Non è in gioco “solo” il destino dei richiedenti asilo e dei migranti: uno sbilanciamento tra i poteri dello Stato può compromettere il corretto funzionamento dell’intero sistema democratico e aprire il varco a ulteriori interventi securitari, come le norme contenute nel dl 1660 sulla sicurezza mostrano molto bene. Non da ora, ma oggi più che mai, la propaganda e le politiche sulle migrazioni, così come la garanzia dei diritti delle minoranze più esposte alle pratiche di stigmatizzazione e di razzializzazione, sono strategiche per definire il futuro dell’Italia e dell’Europa.”
Tra i casi riportati nel Libro bianco c’è anche quello relativo alla vicenda di Mimmo Lucano e al suo modello di accoglienza a Riace. Un sistema di “accoglienza che funziona”, e che ha funzionato per vent’anni, poiché è riuscito a coniugare i percorsi di autonomia e inclusione delle persone accolte con la rigenerazione delle comunità accoglienti e lo sviluppo locale, per di più in un territorio caratterizzato da una rilevante presenza di criminalità organizzata. Eppure, quel modello e lo stesso Lucano sono stati messi sotto accusa e hanno dovuto subire un lungo processo. La sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria dell’11 ottobre 2023 ha assolto Lucano dalle accuse più gravi e ridotto la pena a un anno e sei mesi, sospesa con la condizionale, ribaltando completamente quella di primo grado. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici criticano la “dimensione elefantiaca che offusca le ragioni della decisione”, oltre che “l’integrale ed acritica trascrizione delle prove”, additando al Tribunale di Locri, tra le altre cose, l’inutilizzabilità delle intercettazioni nel caso di specie e la visione data della personalità di Lucano.
“Il processo a Mimmo Lucano, si sottolinea nel Libro bianco, ha fatto emergere tutte le mancanze e i limiti che derivano direttamente dalla gestione dell’accoglienza dettata dalle politiche del governo, che continua a prediligere un sistema passivo, assistenzialistico ed emergenziale. Si è cercato di conseguenza di far passare il modello Riace e il suo fondatore come sbagliati, fraudolenti e insostenibili attraverso un processo dal carattere politico.”
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