Da anni si è parlato di aprire un CPR a Falconara, in provincia di Ancona, e ora con il governo Meloni, che ha fatto della guerra ai migranti una sua prerogativa, a dire il vero sulla scia di quanto è stato compiuto da tutti i precedenti esecutivi, ma al peggio non c’è mai fine, ora sembra proprio che si voglia realizzarlo per davvero. 

Già nel 2000 ci avevano provato già nel 2000 e avevano dovuto ripensarci in seguito alla mobilitazione. Ora hanno individuato una caserma dismessa e ridotta molto male dell’Aeronautica militare, in un’area definita “pericolosa” e a rischio di esondazione dal Piano di assetto idrogeologico regionale, anche dentro al Piano di Emergenza esterno della raffineria Api.

Ma al di là dei problemi ambientali, come hanno denunciato le soggettività sociali locali, la questione è squisitamente politica. I Cpr, come è noto,  sono dei veri e propri lager, l’evoluzione della specie di luoghi istituiti a suo tempo dal duo Turco- Napolitano, diventati uno degli strumenti fondamentali nel tentativo criminale, impossibile, di fermare i flussi migratori, con le conseguenze drammatiche che vediamo da anni, fino alla farsa del “Progetto Albania”, e il relativo braccio di ferro tra l’attuale governo e la magistratura. 

L’amministrazione comunale, di destra, ha preso posizione contro la costruzione del Cpr, mentre nel frattempo sono iniziati i primi lavori, motivazione dettata non da principi politici, ma dalla considerazione che la città “abbia già dato in termini di infrastrutture” riferendosi alla Raffineria, al vicino aeroporto, ai caselli autostradali e al futuro bypass. Insomma il Cpr sarebbe “una infrastruttura”…

Ben altra la risposta, come accennavamo, da parte delle associazioni di movimento che dopo aver subito preso posizione contro la decisione, hanno convocato per domenica 10 novembre alle 11 a Jesi presso il Centro Sociale Tnt una primo momento di confronto per organizzare la mobilitazione: “Ne a Falconara né altrove”, questa la parola d’ordine lanciata. Del resto stiamo parlando di un territorio che negli anni ha accumulato un grande patrimonio di lotte, soprattutto sulla questione ambientale, vista la presenza della Raffineria Api, ma che saprà esprimere tutta la propria forza e autorevolezza anche di fronte a questa scelta scellerata.