Secondo l’ultimo report dell’UNICEF a livello globale, nel mondo, quasi 90 milioni di ragazzi e ragazze oggi in vita hanno subito violenza sessuale e più di un miliardo di donne e uomini hanno subito tali violenze durante l’infanzia. Si tratta però, anche per l’agenzia delle Nazioni Unite, di un dato supposto, in quanto – come la stessa agenzia denuncia in apertura del proprio report – mancano a livello globale e di singoli Paesi dati effettivi e equiparabili sul tema della violenza e dell’abuso sessuale a danno di bambini e adolescenti, sia per quanto riguarda gli abusi off-line che per gli abusi on-line.
Altrettanto complesso, se non impossibile oggi, è avere contezza di una base dati univoca e scientificamente affidabile rispetto alla dimensione del fenomeno dell’abuso e della violenza sessuale su minori online, per non parlare delle nuove dinamiche di produzione di materiale attraverso sistemi di Intelligenza artificiale generativa, rispetto alla quale si continua ad accumulare ritardi, soprattutto in termini di prevenzione. E l’Italia, per quanto attiene alla prevenzione, evidenzia pericolose carenze.
Come si legge nel Dossier Abuso 2024 di Telefono Azzurro: “Secondo il Global Index Data di Out of the Shadows del 2022, l’Italia è fin troppo carente sotto il profilo della prevenzione. Per tale classifica, l’Italia è al 45° posto su 60 Paesi esaminati per quanto riguarda gli strumenti di prevenzione degli abusi. [Global Index Data].” Mancanza di interventi di prevenzione ed eccessivo sommerso sembrano, insomma, caratterizzare in Italia il triste fenomeno degli abusi sessuali, rispetto al quale manca qualsiasi tipo di visibilità, tanto alle Istituzioni quanto a tutti quei soggetti che possono essere chiamati a mettere in campo risposte di contrasto al fenomeno e di aiuto alle vittime.
Tra le cause delle segnalazioni sommerse, fenomeno da non sottovalutare è quello delle “comunità chiuse”. Gli ambienti sociali ristretti possono fungere da humus per la proliferazione di abusi. Le percentuali di abusi psicologici, fisici e sessuali sono altamente più probabili in un sistema chiuso nel quale una figura di riferimento può impunemente abusare della fiducia dei minori. Uno “spaccato” di ciò che accade nel nostro Paese è offerto da Telefono Azzurro, che da 21 anni, con la gestione del Servizio 114 Emergenza Infanzia, adotta una modalità operativa basata sulla imprescindibile connessione tra le richieste di aiuto e l’attivazione della rete territoriale ed istituzionale, in un’ottica multi-agenzia volta a garantire la gestione, l’accoglimento e la presa in carico tempestiva e multidisciplinare delle situazioni segnalate.
Promosso e cofinanziato dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia, attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, multilingue e raggiungibile tramite linea telefonica, chat e Whatsapp, il Servizio 114 ha raccolto solo nel 2024 più di 2.700 casi di emergenza, aiutando concretamente almeno altrettanti minori e famiglie secondo il modello multiagency. Durante il periodo che va dal 01.01.2024 al 31.10.2024, il Servizio Emergenza Infanzia 114 ha gestito 44 casi di Abuso sessuale online. Nei casi in cui è emersa una motivazione di abuso sessuale online sono emerse anche altre motivazioni quali: abuso fisico, abuso psicologico, comportamenti sessuali a rischio, disagio emotivo e psicologico, disturbi alimentari, patologia della cura e ideazione suicidaria. Il 53% dei minori coinvolti è di sesso femminile, il 47% di sesso maschile. Per quanto concerne l’età dei minori, nel 2,18% dei casi sono coinvolti bambini tra gli 0 e i 10 anni, nel 43,87% preadolescenti tra gli 11 e i 14 anni e nel 53,95% adolescenti tra i 15 e i 18 anni.
A seguito delle segnalazioni ricevute, Telefono Azzurro ha ritenuto di procedere con 25 attivazioni della Rete dei Servizi Territoriali. Sono stati contattati: le Forze dell’Ordine e di Pubblica Sicurezza (88%), le Procure e i Tribunali (8%) e gli Enti locali (4%). In diversi casi non è stato ritenuto necessario un passaggio da parte del Servizio in quanto le Agenzie competenti erano già coinvolte o a conoscenza della situazione. Per quanto concerne i presunti responsabili dei casi di Abuso sessuale online, i dati mostrano come nel 41% dei casi sia coinvolto uno dei genitori del minore. Sebbene il rapporto con la precedente categoria sia nettamente sproporzionato, il quadro dei soggetti responsabili è completato da figure quali: amico/conoscente minore (9,7%) / adulto (5,6%); altro parente (4,8%); estraneo adulto (6%); fratello/sorella (5,7%); nuovo coniuge (4%); nonno/a (2,4%); insegnante (1,6%); partner (5,7%); allenatore (1,6%); professionista (4%); vicino di casa (1,6%). Per quanto concerne l’età dei presunti responsabili, nell’85% dei casi si tratta di adulti e nel 15% di minori. Inoltre, nel 79% si tratta di presunti responsabili di sesso maschile e nel 21% di sesso femminile.
“I dati raccolti dall’esperienza del Servizio 114, si legge nel Dossier 2024. impongono una riflessione sullo scenario italiano in tema di abuso e sfruttamento sessuale dell’infanzia. Se è vero che tali fenomeni continuamente cambiano, è altrettanto vero che presentano caratteristiche costanti, tra cui principalmente il silenzio. Maggiori livelli di conoscenza rendono i minori più disposti e pronti a denunciare situazioni di abuso o sfruttamento sessuale, anche grazie a una più ampia consapevolezza del grave disvalore di tali azioni, incluse quelle perpetrate online.”