Rilanciamo una giornata di digiuno per la pace per il 26 ottobre indetta dal Coordinamento Nazionale Digiuno per la Pace, invitiamo a una giornata di digiuno e riflessione, come forma di protesta e vicinanza a tutte le persone che soffrono a causa della guerre.

Si è da poco concluso, al Centro Studi Sereno Regis di Torino, il festival di cortometraggi Give Peace a Screen. In uno dei film arrivato dalla Germania dal titolo Grandpa Rolf, la voce narrante scopre in età adulta che il suo caro nonno era un nazista, e si chiede cosa egli avrebbe detto di fronte all’orrore di Gaza. Ma soprattutto si chiede ancora cosa i suoi nipotini avrebbero pensato in futuro nel sapere cosa sta avvenendo in quella terra.

Questa del narratore del cortometraggio, è una domanda che oggi dovremmo farci tutti. I posteri se la faranno a loro volta.

Non ci sono più parole adatte ed efficaci per descrivere ciò che la popolazione di Gaza innanzitutto – di Cisgiordania e ora anche del Libano – sta subendo. Ci sono fin troppe parole e pochi fatti. Parole ipocrite (soprattutto di gran parte di politici e governanti), parole arroganti e confuse, parole che pensano di spiegare tutto e di sapere tutto. Parole che parlano per gli altri anche al posto dei palestinesi o degli israeliani. Troppe parole di odio, parole inconfutabili per gli uni o per gli altri.

La realtà ci parla di morte, distruzioni immani, dolore infinito e volontà di genocidio; Il governo attuale di Israele e le sue forze armate mettono in atto pratiche che sono totalmente al di fuori di ogni minima legalità internazionale e di ogni più elementare principio di umanità. Il concetto della necessità di difesa non tiene da nessun punto di vista di fronte ai crimini che si stanno compiendo.

E cosa dire della sofferenza di ostaggi israeliani, quelli ancora in vita, tenuti prigionieri da più di anno, dei loro familiari e di tutti i prigionieri palestinesi detenuti ingiustamente?

Possibile che non si riesca a comprendere che la sicurezza e la pace di tutti i popoli della regione non può essere raggiunta con il terrore, con la deliberata uccisione di bambini, donne e uomini inermi e con la semina di odio, rancore e feroce vendetta?

Cosa si aspetta ancora e cosa deve ancora avvenire prima che Stati Uniti (prima di tutti), ONU, Unione Europea, Lega degli Stati Arabi… decidano di fermare il governo di Israele? Cosa si deve aspettare ancora prima di decidere un embargo sulle armi da fornire all’attuale Stato di Israele o di decidere sanzioni a suo carico?

Come non si riesce a comprendere, nonostante le lezioni della storia, che una pace giusta in quelle terre (come in ogni parte del mondo) può solo passare con il tacere delle armi, di tutte le armi?

È solo il riconoscimento reciproco, la volontà ostinata di dialogo e riconciliazione (che non sono facili ma neppure impossibili, sempre come ci insegna la storia di altri conflitti); innanzitutto però, è la fine dell’occupazione delle terre palestinesi che va avanti da almeno 70 anni, che può avviare un percorso di sicurezza e pace per tutti i popoli mediorientali.

E noi semplici cittadini del mondo, chiediamoci cosa potremmo fare di più, di meglio e in modo più coordinato (cercando le parole che uniscono e non quelle che dividono) per fare pressione a chi governa.

Per questo, rilanciamo una giornata di digiuno per il 26 ottobre indetta dal Coordinamento Nazionale Digiuno per la Pace. Lo facciamo dopo l’estate in cui diverse persone hanno digiunato a staffetta in molte parti d’Italia.

Invitiamo a una giornata di digiuno e riflessione, come forma di protesta e vicinanza a tutte le persone che soffrono in quell’area e invitiamo le persone che digiuneranno a partecipare al momento pubblico di presenza di pace che va avanti da più di due anni in piazza Carignano dalle 11 alle 12 del sabato mattina.

Nel momento della presenza di pace, invitiamo chi digiuna a devolvere l’equivalente dei pasti della giornata (10 euro) a Un Ponte Per per la sua campagna di aiuti «acqua per Gaza».

Invitiamo infine a partecipare, sempre in quella giornata, alla manifestazione per chiedere un’inversione di rotta a tutti livelli, che si svolgerà anche a Torino nel pomeriggio e lanciata a livello nazionale dalla Rete Pace e Disarmo.

Queste iniziative sono piccola cosa, ma ognuno in diversi àmbiti può fare la sua parte.

E concludiamo ricordando gli obiettivi che il Coordinamento Nazionale del digiuno per la Pace si è dato in questo tempo, presi così come scritti dalla scheda di presentazione dell’iniziativa:

  • Cessate il fuoco, ogni fuoco di guerra a Gaza, in Cisgiordania, in Libano e in Israele, fermare la carneficina tutt’ora in corso.
  • Liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e di tutti i prigionieri palestinesi civili detenuti senza processo.
  • Attivazione di immediati soccorsi alle popolazioni palestinesi con forniture massicce e straordinarie di ciò che è sempre più urgentemente necessario (acqua, cibo, elettricità, presidi sanitari, strumenti di comunicazione, servizi igienici fognari e per i rifiuti) con il ripristino dei finanziamenti alle indispensabili attività dell’UNRWA
  • Attivazione e immediato dispiegamento di una protezione internazionale delle popolazioni palestinesi con la presenza di una forza internazionale, possibilmente con avvallo dell’ONU (e con una disponibilità operativa in tal senso dell’Italia).

A questi obiettivi stabiliti già all’inizio della nostra iniziativa (e a mano a mano sempre più precisati) è stato poi aggiunto l’obiettivo del riconoscimento da parte dell’Italia della Palestina come Stato.

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