Sono i giorni del ritorno in piazza degli anziani (e non solo). E’ un fine mese di manifestazioni dei pensionati in tante città d’Italia contro una legge di bilancio che impoverisce il Paese. Le pensioni continuano a non essere rivalutate, il potere d’acquisto diminuisce, un fisco ingiusto ancora una volta condona gli evasori, mentre invece si prelevano soldi dalle pensioni come fossero un bancomat. Gli anziani rivendicano il diritto ad un’esistenza dignitosa, che non può essere tale con un aumento delle pensioni minime di 3 €. Per non parlare di un sistema sanitario universale e pubblico che non riesce a tutelare in particolare coloro che di fronte a liste d’attesa che negano di fatto il diritto alla salute, non hanno la possibilità di rivolgersi al privato per potersi curare.
Nel biennio 2022-2023, il 18% degli ultra 65enni (pari a 2,6 milioni di persone) ha dichiarato di aver rinunciato, nei 12 mesi precedenti l’intervista, ad almeno una visita medica o a un esame diagnostico di cui avrebbe avuto bisogno. Escludendo gli anziani che hanno dichiarato di non aver avuto bisogno di visite o esami, la percentuale di coloro che hanno rinunciato a prestazioni necessarie sale al 23%. Il 61% degli intervistati non ha rinunciato a nessuna prestazione, mentre il 21% ha dichiarato di non aver avuto bisogno di visite mediche né di esami. Fra le ragioni principali della rinuncia figurano le lunghe liste di attesa (nel 55% delle rinunce), le difficoltà logistiche nel raggiungere le strutture sanitarie o la scomodità degli orari (13%) e i costi troppo elevati delle prestazioni (10%). Lo affermano i dati della sorveglianza Passi d’Argento dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) pubblicati di recente. Come si ricorderà, il sistema di sorveglianza PASSI d’Argento, condotta da ASL e Regioni e coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, raccoglie in continuo, dal 2016, informazioni su salute, qualità di vita e stili di vita, sui bisogni di cura e assistenza delle persone ultra 65enni residenti in Italia, offrendo una fotografia, continuamente aggiornata, delle condizioni di salute e del benessere psico-sociale degli anziani nel nostro Paese.
Dai dati emerge una disuguaglianza nell’accesso ai servizi sanitari, che varia notevolmente a seconda delle condizioni socio-economiche e della regione di residenza: la rinuncia è risultata più frequente fra le persone socialmente più svantaggiate, per difficoltà economiche (39% tra coloro che hanno dichiarato di arrivare a fine mese con molte difficoltà vs 20% rispetto a chi non ne ha) o per bassa istruzione (24% tra chi ha al più la licenza elementare vs 19% tra i laureati) e fra i residenti nelle regioni del Centro e Sud d’Italia (27% vs 16% fra i residenti nelle regioni settentrionali). Inoltre, la rinuncia alle prestazioni è più alta fra le donne (25% vs 21% fra gli uomini) mentre non emergono differenze significative per età.
Rinunciano a visite mediche e esami diagnostici anche le persone più cagionevoli di salute: nel biennio 2022-2023 il 25% delle persone con cronicità (ovvero con almeno una patologia cronica fra quelle indagate in PASSI d’Argento: insufficienza renale, bronchite cronica, enfisema, insufficienza respiratoria, asma bronchiale, ictus o ischemia cerebrale, diabete, infarto del miocardio, ischemia cardiaca o malattia delle coronarie, altre malattie del cuore, tumori, malattie croniche del fegato o cirrosi) riferiva di aver dovuto rinunciare ad una visita medica o un esame di cui avrebbe avuto bisogno.
Dal 2023, PASSI d’Argento ha iniziato a monitorare anche il ricorso all’out of pocket, chiedendo a chi aveva riferito di essersi sottoposto a tutte le visite o gli esami di cui aveva avuto bisogno se avesse fatto ricorso esclusivamente al servizio pubblico o anche a servizi a pagamento. Ebbene, oltre la metà degli intervistati che non ha rinunciato a ciò di cui aveva bisogno ha fatto ricorso a prestazioni a pagamento (il 10% ricorrendo esclusivamente a strutture private il 49% ricorrendovi alcune volte); solo il 41% ha utilizzato esclusivamente il servizio pubblico. Le difficoltà di accesso non riguardano solo le visite mediche o gli esami diagnostici, ma anche i servizi di base, come la possibilità di raggiungere la ASL, il medico di famiglia o i negozi di beni di prima necessità. Nel biennio 2022-2023, il 32% degli anziani ha riportato difficoltà nell’accesso ai servizi sociosanitari o ai negozi. Queste difficoltà aumentano con l’età (68% degli ultra 85enni), sono più frequenti tra le donne (39% rispetto al 23% degli uomini) e tra le persone socialmente più svantaggiate, con bassi livelli di istruzione o maggiori difficoltà economiche.
“Nel biennio 2022-2023, si legge nel report di PASSI, il 32% degli ultra 65enni intervistati ha dichiarato di avere difficoltà (qualche/molte) nell’accesso ai servizi sociosanitari o ai negozi di generi alimentari e di prima necessità. I servizi della ASL e i negozi sono quelli con le maggiori difficoltà di accesso, al contrario il medico di famiglia e le farmacie sono più facilmente raggiungibili. Queste difficoltà sono più frequentemente riscontrate con l’avanzare dell’età (il 68% degli ultra 85enni riferisce di averne), fra le donne (39% vs 23% degli uomini), fra le persone meno istruite (50% delle persone senza titolo di studio o al più con licenza elementare vs 14% laureati) e con molte difficoltà economiche (55% vs 22% di chi non ne ha). Anche il gradiente Nord-Sud è chiaro e netto: fra i residenti nel meridione la difficoltà di accesso a questi servizi è molto più frequente e viene riferito mediamente dal 38% degli intervistati (vs 24% dei residenti nel Nord Italia).”
Qui per approfondire il report della sorveglianza Passi d’Argento: https://www.epicentro.iss.it/passi-argento/dati/rinuncia-cure; https://www.epicentro.iss.it/passi-argento/dati/tutela.